Data: 03/03/2007
Settore:
Cgil Pescara
TICKET SANITARI E INDENNITA´, IL DANNO E LA BEFFA - Castellucci (Cgil Pescara): «Siamo di fronte ad una classe dirigente regionale che sta perdendo il senso delle cose importanti nel rapporto con i cittadini»

Tutti hanno già dimenticato i messaggi «morali», diffusi nelle scorse settimane da molti esponenti politici regionali, rivolti ai cittadini abruzzesi. Non si possono chiamare cittadini (questo era il succo del «messaggio») alla responsabilità di sacrifici fiscali e tariffari pesanti, per risanare le casse della Regione, e nello stesso tempo decidere di aumentarsi le indennità retributive. Non si può far pesare il dissesto finanziario della sanità, determinato negli anni passati da scelte politiche sbagliate e, come annunciato dalle cronache giudiziarie, anche dal «contributo» di presunti e gravi illeciti amministrativi e penali, solo sulle spalle degli «amministrati» mentre gli «amministratori gozzovigliano».
Sembravano discorsi ragionevoli, tesi alla comprensione dello stato d'animo dei cittadini, dei lavoratori, dei pensionati e alla comprensione dell'inopportunità di certi atti che possono determinare contraddizioni e incoerenze profonde nel rapporto istituzioni-politica-cittadini. Tutti, a destra e a sinistra, sembravano alla ricerca di soluzioni per evitare tali contraddizioni. Alla fine cosa è rimasto di queste buone intenzioni? È rimasta la beffa. Non solo non si sa se e quando sarà possibile sospendere gli aumenti delle indennità che nel frattempo hanno cominciato a rimpinguare le tasche dei consiglieri regionali, ma nessuno sforzo è stato fatto per evitare odiosi balzelli come i ticket farmaceutici.
Siamo di fronte ad una classe dirigente regionale che sta perdendo il senso delle cose importanti nel rapporto con i cittadini. Non si capisce perché un atto ragionevole non è stato possibile. Bastava un piccolo provvedimento regionale per recuperare un milione e trecentocinquantamila euro e nello stesso tempo evitare, almeno, le beffe ai cittadini. Gli aumenti delle indennità valgono, secondo quanto esplicitato dallo stesso assessore al Bilancio D'Amico, 450mila euro all'anno. L'aumento è scattato dal 1º gennaio 2006 (con effetto retroattivo). Sospendere tale incremento sino al 2008 (negli anni in cui gli abruzzesi dovranno sopportare il peso del risanamento) significa recuperare 1.350.000 euro (un milione trecentocinquantamila euro). Bastavano due articoli di legge regionale: 1) le indennità dei consiglieri regionali vengono ridotte di una quota equivalente al nuovo incremento, con decorrenza dal 1º gennaio 2006; 2) le indennità saranno incrementate, ripristinando il valore ante-riduzione più il recupero dell'inflazione, a partire dal 1º gennaio 2009.
Perché non è possibile tale soluzione? Qual è l'ostacolo che non ha permesso di risolvere questo problema che ha determinato «casi di coscienza» (solo sui giornali) e giusti richiami all'etica da parte di tutto il «campo» politico del palazzo regionale? Nelle settimane passate sembrava che tutti fossero d'accordo a trovare soluzioni. Ad oggi le uniche soluzioni trovate sono il mantenimento dei ticket e i probabili ulteriori sacrifici per i lavoratori e pensionati. E tale atteggiamento è inaccettabile.
Per questo è giusta la «rabbia» dei sindacati dei pensionati che annunciano ulteriori iniziative di protesta. Per questo è importante il giusto sostegno delle confederazioni Cgil-Cisl-Uil ad una vertenza che assume un valore più generale che coinvolge tutti gli abruzzesi.

Paolo Castellucci (Segr. Generale Cgil Pescara)

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