Data: 23/05/2006
Settore:
Cgil Abruzzo
CGIL ABRUZZO - Eletta la nuova segreteria guidata da Franco Leone

Il Direttivo della Cgil Abruzzo ha provveduto ad eleggere la nuova segreteria regionale. Affiancheranno il Segretario Generale Franco Leone i compagni e le compagne Mario Boyer, Gianni Di Cesare, Domenico ronca, Angela Scottu e Giovanna Zippilli. Alla nuova segreteria regionale della Cgil Abruzzo vanno gli auguri di buon lavoro dalla Filt Cgil Abruzzo.

Il ritorno al voto una necessità democratica (Lettera aperta di Franco Leone inviata al Presidente della giunta regionale Del Turco).
Gentile Presidente le migliaia di lavoratori e pensionati che hanno sfilato in corteo nel corso delle manifestazioni sindacali avevano chiaro in mente una idea dell’unità del mondo del lavoro.
Voglio dire non siamo scesi in campo, ma già c’eravamo. Infatti in tutte le occasioni, anche negli incontri con la Giunta regionale, ma, soprattutto, in quelli formali con Fiat e Sevel, abbiamo sempre posta l’idea di un sistema auto ed indotto, capace di diffondere nuovo lavoro, innovazione e produzione nell’area vasta abruzzese.
Naturalmente questa idea è arcinota, tra i lavoratori, tra i gruppi dirigenti della Sevel, fino alla Fiat di Torino, ma avverto, in questi giorni, che è meno nota tra coloro, rappresentanti delle istituzioni e dei partiti, che hanno sfilato, magari, con noi nei cortei sindacali. Ma per affrontare una questione così importante, densa di problemi riguardante nuovi servizi, mobilità di merci e persone, infrastrutture e formazione, per citarne alcuni, è necessaria una sede di confronto, un tavolo triangolare.
Un impegno straordinario, quindi, ed è questo il punto. nella mente del Presidente e di questa maggioranza predisporsi a questo metodo di lavoro, per obliterare, ad esempio, l’insana follia del campanilismo risorgente?
Gli atteggiamenti di questo ultimo anno lasciano pensare ad un secco no. E non mi riferisco solo a come è stata affrontata la questione sanità, con la ormai ridicola vicenda degli accreditamenti, che nelle dichiarazioni del Presidente sembrano inesistenti, così come leggiamo del non aumento, in questa occasione, dello spreco delle risorse sanitarie.
Ognuno può avere una opinione, sarebbe però importante rispettare la conoscenza e l’intelligenza degli altri. Ma torniamo alla domanda, anche perché è necessario capire il perché della frattura che si crea ogni qualvolta il Presidente Del Turco, avanza una proposta, un’idea e/o un punto. Ritengo che la questione si apre, e d’ora in poi si aprirà, su qualsiasi argomento, infatti, l’onorevole Del Turco tende a dare una soluzione tecnocratica su ogni punto e per qualsiasi ipotesi di cambiamento, che proprio per questo motivo hanno più bisogno di un supporto populista, con lo stucchevole riferimento al rapporto con gli elettori, come se i partiti della coalizione fossero degli invitati scomodi ed estranei alla festa del successo. una linea, non la condivido, ma è una linea politica che non porta al cambiamento, alla crescita di una nuova generazione di governo, all’unità dell’Abruzzo.
Solo attraverso questa lettura riesco a capire l’assoluta idiosincrasia, del Presidente, con le buone pratiche della concertazione e della programmazione condivisa. Figlia di questa idea politica è la evocazione su qualsiasi argomento di contrasto, la “minaccia” delle dimissioni e del rinvio al voto. Una modalità di espressione che impone minaccioso il proprio punto di vista evitando il confronto democratico e partecipato. Un confronto che potrebbe iniziare con l’avvio della elaborazione di un Programma condiviso, la cui mancanza genera non poche difficoltà, visto che la vittoria della coalizione si è basata su un efficace politica dell’immagine e di slogan più che su solide intese programmatiche tra le forze politiche componenti dello schieramento.
E’ necessario un lavoro politico immediato, per rimettere in discussione l’ispirazione di una cultura liberista, che ha contrassegnato il più recente passato del Governo regionale, che anzi prosegue con la pratica convivenza con soluzioni di carattere populista. Appartiene a questa continuità il tema della concertazione, la cui mancata pratica metodologica, evidenzia la non rottura della soluzione neo-liberista, già perseguita dalla precedente Giunta regionale di centro-destra. Lasciare tutto al mercato, qualche volta ai ricatti come avvenuto nella sanità, e al libero confronto tra gli attori locali, sembrerebbe essere l’unica soluzione auspicabile in mancanza di un disegno chiaro e distinto, da parte dell’attuale gestione del governo regionale. Molta parte dei ceti imprenditoriali, soprattutto quelli riuniti nei salotti buoni della borghesia, non si sentono colpiti dalle teorizzazioni del riformismo abruzzese.
Nessun pericolo, quindi, per le cospicue rendite delle borghesie locali, rassicurate dal potere, restano, solo, le precarietà degli altri., quindi, compito dell’Unione, prima di aprire una stucchevole e faticosa discussione sui singoli temi, riflettere sui contenuti in grado di dialogare con la “gente” riappropriandola al dialogo democratico e di partecipazione attiva. La voglia della riscossa corporativa, ad un maturo sindacalista come il sottoscritto appare chiara, ne avverto l’odore e la presenza nel dialogo con la nostra gente.
Da socialista, riformista ed elettore dell’unione pretendo il mantenimento degli impegni assunti, insieme al rinnovo quotidiano della richiesta di un mandato democratico partecipativo della società abruzzese in tutte le sue componenti e rappresentanze sociali. Più confronti, meno conferenze stampe, per magnificare l’azione della Finanza creativa, che trasforma il debito sanitario di oggi in oneri per le future generazioni. Occorre ideare una politica industriale ed agro-industriale sostenuta dalla crescita dei servizi, dare corpo ad una intensa attività riformatrice delle funzioni della Istituzione Regionale, delle sue Agenzie ed enti partecipate, mettere in essere politiche di forte contenuto riformatore nel settore delle acque, dei trasporti e della logistica, per aderire ai più moderni modelli europei. Un chiaro e condiviso disegno programmatico, altrimenti il ritorno al voto non è una minaccia, ma una chiara necessità democratica.

di Franco Leone - Elettore dell’Unione

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