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Data: 12/03/2012
Testata giornalistica: Il Centro
Sì alla Tav, Camusso scende in campo «Crea posti di lavoro». Ma è polemica nel Pd. Cota (Piemonte) incontra i sindaci

VAL DI SUSA Il fronte del No chiederà la moratoria timori di nuovi scontri con la polizia

TORINO. Preceduto da una dichiarazione di Susanna Camusso che schiera la Cgil sul fronte del sì al progetto Tav, il vertice definito «l’ultima occasione» per riaprire il dialogo sulla Torino-Lione, convocato oggi a Torino dal governatore del Piemonte Roberto Cota, rischia di fallire l’obiettivo per eccesso di conflittualità.
Mentre gli amministratori della Val di Susa si preparano alla riunione in un clima teso, la presa di posizione del segretario della Cgil conferma le divisioni interne al più grande sindacato italiano, con la Fiom salda sul fronte del no: avverte Camusso, confermando «la posizione favorevole già espressa al congresso» e prendendo le distanze da chi trasforma le manifestazioni in disordini: «Nessuna forma di iniziativa legittima può prevaricare la vita degli altri e sconfinare nella violenza».
Plaude Cota, che due giorni fa aveva deciso di invitare alla riunione anche il presidente della Comunità montana Sandro Plano, leader della protesta dei 23 Comuni contrari all’opera, ma inizialmente escluso «perché non è un sindaco»: «Apprezzo che di fronte a situazioni difficili si guardi al merito delle cose» commenta, mentre Umberto Bossi taglia corto: «La penso come Cavour quand c’era il passo del Frejus, si deve fare». Contro il segretario Cgil partono le bordate dei senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante: «Sostenere che una grande opera va realizzata non perché serve, ma perché porta lavoro è una posizione archeologica» affermano.
Il presidente dei senatori IdV Felice Belisario sottolinea: «La Tav così com’è oggi non serve a niente, il dialogo si può aprire solo se si mostra disponibilità a ridiscutere il progetto», mentre il leader di Sel Nichi Vendola sintetizza: «Forse agli italiani spetterebbe dire se la priorità in questo momento è fare un buco in quella montagna».
Ma quante ragionevoli possibilità ha di essere accettata la richiesta dei sindaci No Tav che ieri mattina si sono riuniti a Bussoleno?, ha spiegato Plano al termine di un incontro che ha registrato momenti di tensione. «Dobbiamo sederci ai tavoli dove si decide, dobbiamo capitalizzare le lotte» hanno chiesto alcuni degli amministratori presenti. La proposta è quella di sospendere i lavori, che potrebbero iniziare già a metà aprile dopo la formalizzazione degli espropri, e ripartire dalle osservazioni da parte dei Comuni.
Ma il timore di nuovi scontri è la miccia che potrebbe far saltare il dialogo e far scricchiolare il fronte compatto dei sindaci No Tav: «Certo non ci fa bene creare disagi ai cittadini» ammette Plano, nella giornata dei presidi alle carceri in segno di solidarietà con i No Tav arrestati e della manifestazione silenziosa di fronte al Cto dov’è ricoverato Luca Abbà, l’agricoltore caduto dal traliccio. «Oggi ci propongono le compensazioni, ma il problema in Val di Susa è l’ordine pubblico: il nodo è politico, serve un confronto reale. Un tavolo tra il governo e gli amministratori interessati» sottolinea il sindaco di Venaus Nilo Durbiano.
Che oggi la discussione sarà accesa lo dimostrano le dichiarazioni di Stefano Esposito, deputato torinese del Pd, il partito che ai vertici sponsorizza il progetto, ma che nei territori è spaccato: «Quello in Regione non sarà il tavolo del “cazzeggio”, come l’ha definito qualche sindaco No Tav. E sbaglia grosso chi pensa di chiedere una moratoria, né l’ordine pubblico è un tema che compete quel tavolo».

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