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Pescara, 29/03/2024
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Data: 09/12/2012
Testata giornalistica: Il Tempo
Monti lascia. Panico nel Pdl. Il fiasco delle libertà di Mario Sechi

La politica è una scienza, inesatta, ma sempre di scienza si tratta. Berlusconi con questa materia ha qualche difficoltà. Un eccezionale realizzatore di campagne elettorali non ha ancora capito dopo vent’anni che la politica ha le sue regole, le sue liturgie, le sue inesorabili scadenze e i suoi contrappassi. Appoggiare il governo Monti per un anno, votando quasi tutte le fiducie, e poi fare finta di staccare la spina con un surreale «penultimatum» era un giochetto che poteva riuscire in una riunione con Briatore e Samorì, ma se giochi pesante con Mario Monti e Giorgio Napolitano il minimo che rischi è di restare non con il cerino, ma con il cero in mano. Ieri sera Monti ha spiazzato il Cavaliere con una mossa da manuale: usi l’escamotage del governo della «non sfiducia»? Non te lo permetto né di fronte agli italiani né di fronte all’Europa né di fronte ai mercati. E l’effetto è micidiale: improvvisamente la campagna elettorale del Cavaliere si sgonfia come un pallone aerostatico sul quale si è abbattuto un missile. Da oggi Berlusconi e i suoi fedelissimi fanno i conti con la loro approssimazione. Monti con una perfetta mossa istituzionale, prendendo atto delle dichiarazioni del segretario del Pdl Alfano in Aula, ha certificato la fine della sua esperienza a Palazzo Chigi. E ha aperto una nuova avventura. Il Pdl dovrà votare la legge di stabilità subito e da domani fare i conti con la reazione dei mercati alla sua manovra puramente tattica, fatta di furbizie, priva di strategia, senza la minima visione di che cosa sia la costruzione di un disegno politico. Il Cavaliere voleva sfruttare la crisi economica e prendere a cannonate il governo? Bene, ma se non c’è più la fiducia, sparisce anche il premier. Uno shock tale da indurre qualche sprovveduto del Pdl a strillare come una vedova per le dimissioni. Ma come, non lo avevate già mandato a casa? Sherlock Holmes avrebbe detto «Elementare, Watson», ma non per Berlusconi e i suoi geniali strateghi. Se la sono cercata. E meritata. A questo punto, la partita che si gioca è un’altra e mi auguro che Mario Monti accetti di essere il punto di riferimento di uno schieramento liberale di cui l'Italia ha bisogno in alternativa allo sfascio.

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