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Pescara, 18/04/2024
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Data: 30/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Bolzano al top per il lavoro. L'Aquila guida il centro-sud. Studio dei Consulenti: la città altoatesina in vetta anche per gli stipendi più alti. Il capoluogo abruzzese traina il Mezzogiorno. Reggio Calabria fanalino di coda

Bolzano è la provincia ideale per chance di lavoro e peso della busta paga. Con un tasso d'occupazione che sfiora il 73% e la retribuzione media più alta d'Italia (1.476 euro). Per trovare in classifica la prima città del centro-sud, invece, bisogna sconfinare in Abruzzo. Dove è L'Aquila a farla da padrona: 65esima per tasso di occupazione (57,2%) e 55esima per retribuzione media mensile (1.282 euro). In fondo allo Stivale, invece, Reggio Calabria, maglia nera d'Italia con meno di 4 persone su 10 occupate, e Ascoli Piceno, dove si registrano gli stipendi più bassi. A disegnare la mappa del mercato del lavoro nel nostro Paese è lo studio realizzato dall'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, presentato al Teatro Augusteo di Napoli, nella giornata conclusiva del IX congresso della categoria. Il dossier conferma lo stato di salute decisamente più confortante delle aree del Settentrione, a scapito del Mezzogiorno: dal secondo posto in giù si collocano le province nelle quali sono occupati più di due terzi della popolazione in età lavorativa ovvero, nell'ordine, Bologna (71,8%), Belluno e Modena (68,8%), Parma (68,7), Milano (68,4%), Lecco e Forlì-Cesena (68,3%), Reggio Emilia (68,2%), Siena (67,9%), Cuneo e Pordenone (67,7), Firenze e Pisa (67,5%), Arezzo (67,4%) e Lodi (67%). Molto distanziata Roma (al numero 57 della classifica), allarmante la condizione lavorativa del capoluogo calabrese (soltanto il 37,1% di persone in attività) e di altri grandi centri del Sud come Palermo (37,4%), Caserta (38%), Napoli (38,6%), Crotone (38,7%), Agrigento (39,1%), Vibo Valentia (39,4%), Catania (39,6%) e Trapani (39,8%). Tornando all'Abruzzo, alle spalle di L'Aquila si piazza Pescara, dove gli stipendi medi valgono 1.273 euro al mese. Sul terzo gradino del podio Chieti (1.261) e ultimo posto per Teramo (1.242). Quanto al tasso di occupazione, invece, dietro al capoluogo di regione si posiziona Chieti (57,1%). Che precede Teramo (55,4) e Pescara (53). Analizzando, poi, il cosiddetto 'gender gap' (il divario di genere), il report accende i riflettori sul tasso d'occupazione femminile più cospicuo nella provincia di Bologna, dove due terzi delle donne hanno un posto (66,5%), al contrario a Barletta-Andria-Trani le occasioni lavorative per le donne sono scarse, giacché a svolgere mansioni fuori casa è meno di un quarto delle abitanti della provincia pugliese (24,1%); percentuali d'occupazione di donne superiori al 63% si registrano anche in altre 3 province, ossia a Bolzano (66,4%), Arezzo (64,4%) e Forlì-Cesena (63,3%), viceversa solamente un quarto dell'universo femminile ha incarichi a Napoli (25,5%), Foggia (25,6%) e ad Agrigento (25,9%). Bolzano si rivela, inoltre, 'regina' pure per l'inserimento nel mercato dei 'Neet' (gli under29 che non lavorano, né studiano): soltanto il 9,5% rimane al palo, diversamente da quanto accade nella provincia sarda di Medio Campidano (che con il 46,2% di ragazzi inoccupati detiene il triste primato della Penisola). È, invece, marchigiana la provincia in cui le buste paga sono mediamente più leggere: ad Ascoli Piceno non si va oltre i 925 euro, cifra ben più risicata di quella raggiunta nella virtuosa Bolzano (1.476 euro). Buoni stipendi medi, sottolineano i consulenti del lavoro, vengono percepiti pure a Varese (1.471), Monza e Brianza (1.456), Como (1.449), Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424) e Lodi (1.423). Al polo opposto della classifica delle buste paga figurano invece tutte città del Sud: poco meglio di Ascoli Piceno vanno infatti Olbia-Tempio (1.099 euro), Ogliastra (1.087) e Ragusa (1.070). Del resto, stando al dossier, il dominio settentrionale sulle retribuzioni si espande fino al 55° posto della classifica, poiché la prima provincia del Mezzogiorno dove si guadagna di più è L'Aquila con 1.282 euro.Del resto, come ha evidenziato la Cgia di Mestre, la crisi delle imprese continua a pesare come un macigno: più di una impresa su due (55,2%), per la Cgia, ha chiuso entro i primi 5 anni di vita. Un dato che mostra la grave difficoltà che stanno vivendo le aziende, specie quelle guidate da neoimprenditori.

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