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Data: 19/04/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le amministrative - La Lega non cede il passo. Il nazionale non dà il via libera su Morra, Fioretti accusa Forza Italia e Gatti. Pd pronto a correre da solo. I tancrediani con Cavallari

TERAMO La Lega non si allinea alla parte di centrodestra che sostiene Giandonato Morra come candidato sindaco. Anzi, di ritorno da Roma, dove il deputato e coordinatore regionale Giuseppe Bellachioma ha riferito delle vicende teramane ai vertici nazionali del partito, non risparmia bordate nei confronti di Forza Italia e Futuro in, identificando entrambi con Paolo Gatti. Lo fa con le parole del proprio coordinatore provinciale Piero Fioretti, presente all'incontro romano.«Ci sono diverse situazioni in ballo che riguardano non solo Teramo ma anche altri comuni», esordisce, «vogliamo vedere dove portano queste situazioni». Per il momento, dunque, non se ne parla di avallare la designazione di Morra in quota Fratelli d'Italia. Al contrario, la Lega denuncia «il balletto politico a cui stiamo assistendo». Fioretti si riferisce sia alle recenti prese di posizione da parte di Forza Italia e Futuro in a favore di Morra che all'atteggiamento recalcitrante dei potenziali alleati negli altri centri della provincia chiamati al voto. Il partito e la lista civica, in pratica, avrebbero data per scontata l'uscita di scena di Lucio Del Paggio, indicato come candidato sindaco proprio dal Carroccio, «prima ancora che lo dicesse lui». Tutt'altro che lineare, a detta di Fioretti, sarebbe l'appoggio di Forza Italia a Morra. «Nel coordinamento provinciale che ha preso questa posizione ha la maggioranza Gatti», ricorda il dirigente della Lega, «ed è lo stesso che ha sfiduciato il coordinatore Vincent Fanini sulla solidarietà espressa al sindaco Maurizio Brucchi quando la sua amministrazione è caduta anche per iniziativa dei consiglieri di Futuro in». A quella che Fioretti non esita a definire una «rappresentazione teatrale ridicola» si sarebbe unito lo stesso Morra. Il coordinatore del Carroccio ricorda, infatti, le sue affermazioni di qualche mese fa contrarie a una qualsiasi forma di condivisione di percorso con il centrodestra dilaniato dallo scontro interno sul destino dell'amministrazione cittadina. «Ha dichiarato di non voler avere nulla a che fare con quello schieramento», insiste Fioretti, «che oggi invece lo ha candidato sindaco».La Lega, insomma, rifiuta il gioco delle parti in corso tra i possibili alleati e starà a vedere «fino a che punto arriva la coerenza di questi dirigenti di centrodestra». Altrettanto inaccettabile per il Carroccio è il compromesso in vista a Civitella, con l'appoggio di Forza Italia alla riconferma del sindaco Cristina Di Pietro, attribuita in quota gattiana e che ha in giunta esponenti del Pd. Non ci sono prospettive migliori a Silvi, Alba Adriatica e Atri, dove il Carroccio vede un ostracismo nei confronti dei suoi rappresentanti da parte dei possibili alleati di area. «Se qualcuno pensa di decidere da solo e di venirci a chiedere i voti», fa notare Fioretti, «deve almeno chiederci come intendiamo partecipare». Su Silvi la Lega è irremovibile nella candidatura a sindaco di Andrea Scordella. «Loro hanno staccato la spina in questa e altre situazioni», conclude Fioretti riferendosi agli alleati, «vogliamo capire come si risolvono».

Pd pronto a correre da solo. I tancrediani con Cavallari
I Dem puntano su un candidato sindaco giovane, in testa c'è Alessia Cognitti

TERAMO Il Pd riparte da zero o quasi. Spiazzato dal no di Giovanni Cavallari alle primarie, che ha dissolto la trama faticosamente tessuta per acquisire la disponibilità di Gianguido D'Alberto alla consultazione preventiva della base, il partito si ritrova al punto di partenza. La speranza di un ulteriore colpo di scena, che quasi per magia rimetta insieme le tessere del mosaico andato in pezzi, non è del tutto perduta, ma il tempo è sempre meno e le possibili soluzioni sono ridotte all'osso. A questo punto, uno scatto d'orgoglio porterebbe i Dem a fare da soli, abbandonando qualunque prospettiva di accordo con uno dei due candidati sindaco di area già in corsa. L'indicazione, da confermare nella riunione convocata per questa sera, è di puntare su una candidatura autonoma, giovane e intorno alla quale ricostruire il partito, allontanando gli iscritti che non seguiranno questa linea e si schiereranno con D'Alberto o Cavallari. Le sorti elettorali del Pd nelle comunali del 10 giugno verrebbero così affidate a una donna. Alessia Cognitti, avvocato e consigliera di amministrazione di Ruzzo Reti, avrebbe il profilo giusto, ma in ballo ci sarebbe anche Stefania Di Padova, già impegnata con nelle battaglie dei comitati di quartiere. L'orientamento verso una candidatura maschile porterebbe a Moreno Fieni, presidente del Bim, con residue possibilità per Massimo Speca. La svolta autonomista contraddirebbe le indicazioni venute nei giorni scorsi dalla dirigenza regionale, che alla riunione di questa sera sarà rappresentata dal segretario Marco Rapino, secondo cui l'intesa con uno dei candidati di area già in corsa darebbe al Pd maggiori possibilità di competere con centrodestra e grillini.Gli ultimi stravolgimenti, però, hanno lasciato il segno. «Sono molto rammaricato dal fatto che non si sia trovata una sintesi», osserva il commissario dell'Unione comunale del partito Sandro Mariani, «nonostante tutti i nostri sforzi». A rischio, secondo lui, è la credibilità stessa del Pd e del centrosinistra. «Confido nel ravvedimento da parte di qualcuno», conclude Mariani lasciando accesa la fiammella della speranza, «per il bene della città e della coalizione». Su Cavallari ci sarebbe ancora il pressing di esponenti Dem per indurlo a fare dietrofront e accettare le primarie. Nel frattempo D'Alberto rispedisce al mittente l'invito del suo avversario a schierarsi con lui. «Se lo facessi tradirei lo spirito che mi ha portato ad accettare questa sfida sulla base di un progetto concreto», spiega, «frutto di oltre nove anni di ininterrotta attività amministrativa da parte di chi mai ha abbandonato, per questioni politiche, né il consiglio comunale né la sua città».D'Alberto risponde con una frecciata a Cavallari che, cinque anni fa, con la candidatura a sindaco per il Pd in tasca, si tirò indietro sparendo dai radar della politica cittadina. Il candidato dell'alleanza civica rincara la dose sottolineando che il suo progetto si fonda «su una discontinuità vera, credibile e non mascherata da quel civismo di facciata che viene utilizzato solo per dare copertura ad operazioni elettorali funzionali ad altre partite politiche giocate sulla pelle della città». È dunque il momento di dedicarsi alla presentazione del programma elaborato con i gruppi che lo sostengono. Le priorità indicate da D'Alberto sono la rigenerazione urbana, partendo dal progetto per gli alloggi pubblici di via Longo, dalle scuole da rendere sicure e dagli interventi nei quartieri, il rilancio della cultura, tramite interventi strategici come il recupero del teatro romano e più in generale i risanamento etico, sociale ed economico della città.Questi argomenti saranno approfonditi nel corso della campagna elettorale, ma intanto anche lo schieramento a sostegno di Cavallari prende corpo. Al suo fianco, infatti, prende posizione Alternativa popolare degli ex Ncd che fanno capo a Paolo Tancredi. «Cavallari è il candidato che ci dà maggiori garanzie di vittoria e buona amministrazione», spiega l'assessore regionale Giorgio D'Ignazio, «anche se continuiamo ad auspicare l'unità del centrosinistra». I tancrediani erano favorevoli alle primarie, ma ormai non ha più senso parlarne. Il direttivo del partito, dunque, ha fatto la sua scelta di campo.

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