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Data: 16/08/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Abruzzo verso le regionali - Elezioni: scontro sulla data del voto. M5s, «Si torni subito alle urne»

L'AQUILA - "Norme contrastanti". "No, sono chiarissime".

Lo scontro politico rischia ora di infiammarsi anche sulla data del voto delle prossime elezioni regionali, per le quali scatta il countdown da oggi, dal momento in cui gli uffici dell'Emiciclo sigleranno l'atto di scioglimento del Consiglio regionale, dopo le dimissioni del presidente Luciano D'Alfonso, costretto a lasciare per la sopraggiunta incompatibilità con la carica del senatore del Partito democratico.

Secondo un retroscena del Messaggero, infatti, ci sarebbe un piano, che con la regia del presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio, sfruttando la differenza tra lo Statuto regionale, che stabilisce come "le nuove elezioni sono indette entro tre mesi dallo scioglimento" dell'assemblea, e la legge elettorale che stabilisce come "le elezioni si svolgono entro tre mesi", mirerebbe a condurre l'Abruzzo al voto nel 2019, tra febbraio e marzo.

Contattato da AbruzzoWeb, Di Pangrazio conferma quanto affermato nella stringata nota diffusa ieri: "Ho riunito la Direzione Affari Istituzionali e della Presidenza del Consiglio, per valutare gli atti e gli adempimenti conseguenti le dimissioni del presidente della Regione. Il presidente ha chiesto agli uffici di definire e predisporre il decreto di scioglimento del Consiglio regionale dell'Abruzzo, per la sottoscrizione entro e non oltre il prossimo16 agosto con la contestuale notifica al vice presidente Giovanni Lolli ed ai consiglieri regionali".

Oggi il Movimento Cinque Stelle tuona contro l'ipotesi di uno slittamento di voto, dicendo che "l'Abruzzo non può permettersi 8 mesi di immobilismo, si deve tornare subito alle urne".

Sara Marcozzi, consigliere regionale del M5s, si dice preoccupata per il futuro della regione e che, il 14 agosto, ha inviato una nota alla Direzione Affari della Presidenza e Legislativa per conoscere tempi e modalità di scioglimento del Consiglio regionale e per fare chiarezza sulla data di indizione delle prossime elezioni regionali.

"Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di quello che appare come un sequestro di regione di Ferragosto - commenta in una nota Marcozzi, riferendosi alle ricostruzioni della stampa sulle intenzioni della maggioranza di allungare i tempi per il ritorno al voto - il comma 4 dell’articolo 86 dello Statuto parla chiaro. Nei casi di cui al comma 3 le nuove elezioni sono indette entro tre mesi secondo le modalità definite dalla legge elettorale".

Immediata la reazione alle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano abruzzese dell'ex parlamentare Fabrizio Di Stefano, con un piede in Forza Italia e uno nella Lega, tra i papabili candidati presidenti del centrodestra.

"Ho la netta sensazione che il presidente Di Pangrazio viva in un altro mondo, anzi in un altro Abruzzo", dice in una nota Di Stefano.

"Mi pare invece chiaro, dal punto di vista tecnico e giuridico, che il percorso sia dettato dalla L.R. 9/2013 che all’art. 6, trovando fondamento in Costituzione e Statuto regionale, dispone lo svolgimento delle elezioni entro 3 mesi dallo scioglimento del Consiglio; e a maggior conferma il Regolamento del Consiglio indica chiaramente che i tempi decorrono dal giorno delle dimissioni del presidente della Giunta e che gli atti successivi (recepimento e pubblicazione del decreto di scioglimento sul Bura) sono soltanto doverose prese d’atto. Per cui è davvero incomprensibile l’arrovellarsi di Di Pangrazio e la ventilata ipotesi sui 120 giorni e magari oltre", aggiunge Di Stefano, che è stato anche consigliere regionale.

"L’elemento principale di valutazione però dovrebbe essere chiaro a chi vive in Abruzzo e non rinchiuso in una torre: dal marzo scorso la Regione Abruzzo è a guida illegittima e non è pensabile rinviare ulteriormente la data del voto, che anzi auspico sia fissato già per ottobre. Se qualcuno, per spirito di autoconservazione delle indennità non se ne rende conto, è meglio che si rassegni: l’Abruzzo e gli abruzzesi hanno ben altre priorità".

"Dopo aver modificato le norme fuori tempo massimo, magari per consentire a chi riveste altri incarichi di poter essere candidato, lo dica chiaramente e per quanto mi riguarda - dice poi Di Stefano - auspico un confronto proprio con Giovanni Legnini. Tuttavia, dopo modifiche discutibilissime, ora non si può pensare che le norme vengano ulteriormente ‘interpretate’ e applicate a proprio uso e consumo".

"Il presidente Di Pangrazio, anziché comportarsi da azzeccagarbugli dovrebbe spiegare perché tenere in vita un Consiglio regionale che nell’ultimo anno si è riunito solo per accademia formale o perché egli ha sempre taciuto dinanzi ad una Commissione Statuto ed elettorale, che per 4 anni è costata cifre ingenti in termini di indennità aggiuntive senza produrre nulla, salvo le sveltine dell’ultim’ora; perché insomma ci si ostina a tentare di prolungare ulteriormente una situazione al limite della farsa. Anziché baloccarsi con le interpretazioni delle norme, bisognerebbe leggere i dati eccomici e sociali e porre rimedio alle situazioni disastrose nel turismo, l’economia, la sanità, sul mancato uso dei fondi europei in agricoltura".

"Si prenda atto del fallimento", conclude Di Stefano, "e si consenta agli abruzzesi di scegliere con il voto il nuovo governo quanto prima; la data delle elezioni non dipende dai desideri di Di Pangrazio, ma dalla volontà del vice presidente della Regione e dal presidente della Corte di Appello sui quali, conoscendone la correttezza, riponiamo grande fiducia circa la giusta applicazione delle regole che ci porteranno al voto nei tempi giusti e cioè entro la fine dell’anno". (red)

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