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Pescara, 20/04/2024
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Data: 15/10/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il braccio di ferro con il governo - La Regione blinda i fondi del Masterplan. Lolli e tre assessori approvano la delibera che finanzia una grande incompiuta e mette in cassaforte i milioni per l'Abruzzo

PESCARA I fondi del Masterplan Abruzzo sono intoccabili perché già vincolati. La Regione risponde al Governo con un atto che blinda uno dei 350 progetti messi a rischio dal Decreto Genova. È una delibera della giunta Lolli a dare lo stop al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. L'atto è di pochissimi giorni fa. Ed è stato approvato nel bel mezzo della bufera politica tra Pd e M5S innescata dal decreto che rallenta, fino al 2012, il flusso di 200 milioni di fondi per il Masterplan Abruzzo.
LO STOP AND GO. Il presidente vicario, Giovanni Lolli e gli assessori Lorenzo Berardinetti, Silvio Paolucci, e Dino Pepe, approvando una delibera che rimodula i fondi destinati ad una grande incompiuta d'Abruzzo, mettono in cassaforte il Masterplan ribadendone le fasi di un lungo iter cominciato il 17 maggio del 2016 con la firma, all'Aquila, del Patto per il Sud, da parte dell'ex premier Matteo Renzi e dell'ex governatore, Luciano D'Alfonso. Un iter passato poi attraverso l'individuazione di 77 soggetti attuatori, tra Comuni, Province, Università ed enti strumentali della Regione, tra cui c'è l'Ersi, l'autorità che controlla il servizio idrico regionale.
IL PRIMA E IL DOPO. Quindi ci sono state le firme delle convenzioni e l'anticipo del 10% per le progettazioni. Ed è proprio questa la fase che crea uno spartiacque tra il prima e dopo: la firma rende l'iter irreversibile. Sono 355 i progetti, per un importo totale di oltre 700 milioni. E non è più giuridicamente possibile perdere i fondi, neppure se si è di fronte a un ripensamento, come nel caso della delibera approvata qualche giorno fa che rimodula 5 milioni di euro destinati alla realizzazione della rete idrica duale, cioè lo sdoppiamento delle normali reti per crearne una riservata alle aziende della Val Pescara.
IN ABBANDONO. Acqua non da bere ma buona per tutti gli altri usi. Ma il progetto dell'Ersi ha incontrato un ostacolo insormontabile: l'impossibilità di utilizzare la grande incompiuta, il potabilizzatore di San Martino di Chieti Scalo che avrebbe dovuto depurare l'acqua del fiume Pescara, ma che è abbandonato da molti anni, più di 18, pur essendo costato 27 milioni di euro. L'Ersi ha così deciso di utilizzare i fondi del Masterplan per un altro scopo: il potenziamento dell'adduttrice principale dell'acquedotto del Giardino che serve 700mila abruzzesi. Né la Regione né tantomeno lo Stato potevano riprendersi i fondi dati all'Ersi. Così come non è possibile farlo con gli altri soggetti attuatori senza rischiare contenziosi.
LA PRIMA TAPPA. Nel momento in cui la Regione ha terminato la sua attività di programmazione dei fondi Masterplan, la palla è passata nelle mani dei soggetti attuatori, i gestori degli interventi, che diventano stazioni appaltanti e che possono decidere anche di rimodulare i finanziamenti per altre opere. In altre parole: nel Masterplan Abruzzo la Regione ha prima individuato i soggetti attuatori, poi con loro ha sottoscritto gli atti di concessione. Atti che rappresenta un'obbligazione giuridica assunta che, in quanto tale, vincola la Regione nei confronti del soggetto.
IL SECONDO PASSAGGIO. C'è poi la fase B, che è quella della gestione delle risorse delle quali la Regione si è già spogliata della titolarità dandola ai soggetti attuatori che le incamerano da un punto di vista non solo giuridico-contrattuale ma anche contabile perché le iscrivono nel proprio bilancio. A questo punto il soggetto attuatore avvia la gara. Ma il codice degli appalti dice che fino a quando il soggetto non individua il vincitore può sempre, in autotutela, revocare il bando per una nuova valutazione. Che invece non si può più fare se quest'ultima fase si perfeziona nella cosiddetta Ogv: obbligazione giuridicamente vincolante.
L'ULTIMO ATTO. Che cos'è l'Ogv? È l'ultimo atto perché se il soggetto attuatore ha fatto la gara, individuando il vincitore e con questo ha firmato il contratto, non può più tornare indietro. Riassumendo: se ad essere interrotta è la prima fase, quella della firma della convenzione, il rischio è quello di contenziosi tra la Regione, da una parte, i Comuni, le Province ecc, dall'altra. Se invece si infrange l'Ogv, il contenzioso sorge tra Comuni, Province o altri soggetti attuatori, che hanno bandito la gara, e il vincitore della stessa. L'Ogv del Testo unico degli appalti è quindi una cosa diversa dall'obbligo giuridico che discende in capo ai soggetti firmatari della concessione. Ma in entrambi i casi siamo di fronte a somme vincolate. E a differenza di quanto sostengono i 5 Stelle, non è più possibile tornare indietro senza innescare decine di costose cause civili. La delibera che blinda il Masterplan Abruzzo lo ricorda al Governo M5S-Lega.

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