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Pescara, 23/04/2024
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Data: 12/02/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Salvini: «Ora subito la giunta». Il vice premier a Palazzo Silone: controllerò personalmente da Roma, tornerò presto

L'AQUILA Ha promesso il suo diretto controllo sul nuovo governo regionale e ha chiesto tempi rapidissimi per la nuova giunta, prendendo subito possesso di Palazzo Silone, sede della presidenza della Regione Abruzzo. E poi, sugli assetti dirigenziali, ha fatto intendere che non ci sarà il repulisti. Almeno non in maniera pregiudizievole. Resta al suo posto solo «chi è meritevole e bravo, a prescindere da chi lo ha nominato». Stesso discorso per i direttori generali delle Asl.Il "Lavoratore", come si è autodefinito, o il "Capitano", come lo chiamano i fan, vice premier e ministro degli Interni, nonché leader della Lega, Matteo Salvini, ieri ha lasciato gli impegni a Roma con i rappresentanti del Parlamento venezuelano, per correre all'Aquila, a Palazzo Silone, a festeggiare la vittoria del centrodestra alla Regione.Puntuale come un orologio svizzero, Salvini è arrivato alle 17.30. Ed è stato molto sintetico e concreto, parlando per un quarto d'ora e rispondendo poi alle domande. Ad accoglierlo il giovane - non a caso - consigliere comunale Francesco De Santis, che ha fatto da coordinatore nella conferenza stampa nell'affollatissimo auditorium della sede della presidenza della Regione Abruzzo, all'Aquila. Al tavolo il coordinatore regionale Giusppe Bellachioma; il deputato Luigi D'Eramo, il coordinatore di Teramo (la provincia dove ha Lega ha preso più voti), Piero Fioretti. Poi è arrivato anche il neo presidente, Marco Marsilio, accolto da un lungo applauso della platea e da un lungo abbraccio di Salvini. Bellachioma, nel presentare il leader leghista, si è commosso.«Si parte. Mi aspetto una giunta di persone concrete, che nasca in fretta - controllerò da Roma personalmente -, perché ci sono degli uffici, armadi e finestre da riaprire. Non mi interessa chi c'era prima e cosa non ha fatto, il responso lo hanno dato gli abruzzesi», ha esordito Salvini. Ma non resiste alla frecciata al Pd: «Mi fa piacere ci sia gente contenta, se il Pd è contento di essere arrivato secondo e ha festeggiato, spero che festeggi il secondo posto anche nelle altre Regioni. Loro festeggiano, noi prendiamo i voti e lavoriamo. Un accordo che sottoscrivo». «Il M5S? Non ci sarà nessun tipo di ripercussione sul governo, l'ho ribadito a Conte stamattina (ieri, ndr), nessuno userà il voto dell'Abruzzo per farci fare polemiche. Pensiamo a lavorare, dentro e fuori. E la Regione farà lavorare chi merita, non chi è parente, amico cugino o conoscente, senza aiutini o aiutoni».Poi, una riflessione sul voto: «Ci sono percentuali in Abruzzo che a Milano invidio: non ho mai fatto il 27%». E ha citato gli esempi di «Ancarano (61%), Ovindoli (46%), Gamberale (63%), Sant'Egidio (51%) e via via così». Senza "dimenticare" L'Aquila: «Lavoreremo per L'Aquila, per una caserma dei vigili fuoco all'altezza; per i cittadini di Pescara, che avranno più sicurezza di quella garantita oggi. Per Chieti e Teramo».Perché la Lega ha preso il 27% in Abruzzo? Salvini la spiega così: «Ogni giorno non ricevo solo il bollettino dei barconi. Per quota 100 (siamo arrivati a diverse migliaia in Abruzzo, 35mila in tutta Italia) parecchi li ho incontrati nelle piazze in Abruzzo e mi hanno stretto la mano. È la politica più bella, le persone normali, come lo siamo noi - agricoltori, balneatori, allevatori, operai, artigiani, medici, impiegati - hanno capito perché la Lega ha preso il 27% in Abruzzo. Chi guarda solo i salotti tv, non lo capisce. Hanno trovato nella Lega il movimento che difende il lavoro, si occupa di sucirezza».Poi, la conclusione con una battuta: «Torno a Roma, a registrare "Porta a Porta". Andiamo in onda dopo Montalbano... che va a soccorrere un barcone di immigrati... cantando un pezzo di Mahmood (il vincitore di Sanremo, di padre egiziano, ndr), probabilmente: ma se pensano di farmi incazzare, hanno preso la persona sbagliata. Io adoro Montalbano, ma non riesco a dire che mi piace il pezzo di Mahmood». All'uscita, prima di salire nell'auto ministeriale, il vice premier ha rotto il protocollo e si è tuffato in mezzo alla gente, con tanti selfie e un saluto a un gruppo di venezuelane, ora all'Aquila, con tanto di bandiera del loro Paese, che lo hanno ringraziato: «Salvini è stato l'unico, insieme alla Meloni, a schierarsi con Guaidò».

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