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Pescara, 19/04/2024
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Data: 14/06/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Salta l'accordo sui pedaggi. Oggi alle 13 prova d'appello. Strada dei Parchi-Toninelli: nessun congelamento (per ora) degli aumenti. Marcozzi: solo polemiche strumentali. «La legge per abbassare le tariffe c'è. Applicatela»

ROMA La doccia è servita fredda agli abruzzesi. L'illusione di un accordo tra Strada dei Parchi e il ministro Danilo Toninelli, sullo stop alla stangata dei pedaggi per l'A24 e l'A25, s'infrange alle 19 di ieri su due punti sostanziali al termine di una riunione fiume a Roma cominciata con il dialogo ma finita con la rottura delle trattative. Una rottura definita però sanabile.Il principale punto di disaccordo è sui tempi: un solo mese di aumenti congelati, e quindi di mancati introiti per Strada dei Parchi, dal 30 giugno al 31 luglio prossimi, è troppo poco evidentemente per il ministero dei Trasporti (Mit) che chiede alla società concessionaria delle autostrade abruzzesi un sacrificio oneroso più lungo. Dopo tutti quelli sopportati, da ottobre del 2018 fino ad oggi, rinunciando al 19 per cento in più sui pedaggi, senza che, dall'altra parte, quella del Mit, ci sia una giusta contropartita. Che si può riassumere così: certezza di un ristoro da spalmare nel nuovo Piano economico finanziario (Pef). Un ristoro che a Strada dei Parchi spetta per legge. Così la firma su un comunicato congiunto, che avrebbe decretato da ieri sera lo stop agli aumenti dei pedaggi, non è arrivata. Anche se i più ottimisti dicono che è stata solo rinviata a questa mattina, alle 13, quando Strada dei Parchi e ministeri dei Trasporti e dell'Economia (Mef) si rivedranno per una sorta di prova d'appello. I pedaggi rappresentano solo una parte, seppure sia quella a cui l'Abruzzo tiene di più, di un accordo più grande al centro del quale c'è il Pef scaduto da anni che, al suo interno, oltre alle tariffe, prevede investimenti di 2 miliardi per la messa in sicurezza dei viadotti.Alle 18 di ieri il patto c'era. E prevedeva il sacrificio di Sdp che consisteva, in sintesi, nel rinvio a fine luglio dell'aumento dei pedaggi in cambio dell'impegno, da parte del Mit, di presentare al Comitato interministeriale per la programmazione economica (il Cipe), per farlo validare, il documento del nuovo Pef, prima che questi venga inviato alla nuova commissione europea competente che peraltro dev'essere ancora nominata. Il via libera, da parte del Cipe, avrebbe permesso, anzi permetterebbe ancora, l'anticipo di 700 milioni di euro per i lavori più urgenti, come la realizzazione del nuovo viadotto di Tornimparte, il primo in Italia a prova di sisma perché costruito in acciaio.La certezza sui tempi di questo passaggio però non c'è ancora e, di conseguenza, il periodo di stop di un mese sarebbe insufficiente. Così, alle 19 di ieri, la trattativa che doveva scongiurare la stangata si è incagliata. E all'ottimismo è subentrata una sensazione di pessimismo, come è già accaduto troppe volte, soprattutto per una delle due parti in causa. Come è accaduto per i 190 milioni promessi a ottobre da Toninelli a Strada dei Parchi di cui 80 sono stati però dirottati a Genova. Come ieri lo stesso Mit ha dovuto ammettere.

Marcozzi: solo polemiche strumentali
PESCARA «Le strumentalizzazioni del centrosinistra in Regione Abruzzo non hanno fine. Gli esponenti regionali del Pd e compagni hanno la memoria corta o fanno finta di non ricordare che se ci troviamo in questa situazione è solo colpa dell'inattività, durata anni, del loro ex ministro Del Rio». Non si fa attendere la replica di Sara Marcozzi, capogruppo M5S in consiglio regionale, sulla questione dell'aumento dei pedaggi autostradali. «Non paghi di aver richiesto un consiglio regionale straordinario su un tema che il governo nazionale stava già risolvendo, quello del Traforo del Gran Sasso, adesso è la volta delle tariffe autostradali della A24 e A25. Una questione», sottolinea Marcozzi, « a cui il ministro dei trasporti Danilo Toninelli sta lavorando in prima persona, dialogando con Strada dei Parchi e con la Commissione europea per trovare una soluzione e non causare danno alle tasche degli abruzzesi. Un atteggiamento, quello di Legnini e compagni, strumentale, dilatorio e in danno della comunità abruzzese».Secondo la capogruppo M5S «il ministro si trova costretto ad affrontare questa situazione a causa dei quattro anni di negligenza del governo del Pd dal momento che, ricordiamolo una volta ancora, il Piano economico finanziario con la concessionaria è scaduto nel 2014. Non basta essere passati da maggioranza all'opposizione, sia in Parlamento che in Regione Abruzzo, per ripulirsi e riacquistare una nuova verginità. Piuttosto, se per una volta volessero fare un buon servizio agli abruzzesi mettano il concessionario di fronte alle proprie responsabilità affinché svolga il compito per cui viene pagato: garantire il miglior servizio, sia a livello di tariffe che a livello di sicurezza, ai cittadini che ogni giorno percorrono le nostre autostrade».

«La legge per abbassare le tariffe c'è. Applicatela»
L'AQUILA «Assumere ogni iniziativa urgente al ministero delle Infrastrutture e gli organi comunitari per ottenere il rapido esame e l'approvazione del Piano economico e finanziario, che contempli una nuova regolazione del sistema tariffario che, in base alle prescrizioni della legge 28 del 2012, dovrà prevedere tariffe sostenibili per l'utenza». È il passaggio chiave della richiesta formale di convocazione straordinaria del consiglio regionale che i consiglieri dei gruppi di centrosinistra, Giovanni Legnini, Silvio Paolucci, Americo Di Benedetto, Dino Pepe, Sandro Mariani, hanno avanzato al presidente Lorenzo Sospiri. La 228 è la legge di Stabilità 2013 nella quale venne approvata una norma, a firma dell'allora relatore Legnini, che identificò una volta per tutte l'autostrada A24-A25 come «infrastruttura strategica nazionale di protezione civile». La scossa di magnitudo 6.3 del 6 aprile 2009 aveva danneggiato l'autostrada soltanto pochissimi anni prima, provocando lo scalinamento di alcuni viadotti e dunque la chiusura dell'autostrada, precludendo l'unico punto di accesso diretto ai territori colpiti, passaggio fondamentale anche per la colonna mobile della Protezione civile. Si capì subito che non sarebbe più dovuto succedere che un'autostrada non fosse percorribile nel pieno di un'emergenza catastrofica. È dunque questa legge, secondo Legnini e il centrosinistra regionale, lo strumento che risolverebbe alla radice il problema dell'aumento dei pedaggi e quello della messa in sicurezza. I consiglieri hanno attaccato duramente l'operato (o meglio, il «non operato»), della giunta Marsilio. «Siamo in gravissimo ritardo sull'attuazione di quella norma», ha detto ieri Legnini rivendicandone la paternità, «qualificando la nostra autostrada come infrastruttura strategica di protezione civile e disponendo l'approvazione di un nuovo piano economico finanziario per mettere in sicurezza e rendere sostenibili le tariffe». La coalizione di centrosinistra scende dunque in campo chiedendo al Governo di accogliere l'istanza sottoscritta dai 108 sindaci di Abruzzo e Lazio il 6 giugno scorso, dopo l'ennesimo sit in romano e chiede al presidente della Regione Marco Marsilio e alla sua giunta di «non abbandonare i sindaci». Si deve passare «dalla promessa all'azione», facendo fronte (politico) comune verso un unico obiettivo: varare un nuovo Pef, dato che il vecchio piano è scaduto nel 2014, ribadiscono i consiglieri. «Ancora non affrontiamo nella sua globalità il tema della sicurezza autostradale che richiede un investimento di 3 miliardi di euro», la staffilata di Legnini verso una maggioranza «che non sta combinando nulla, come anche i suoi parlamentari». Legnini si è detto convinto che «purtroppo saranno necessarie risorse pubbliche se si vuole evitare di scaricare il peso di tariffe non più sostenibili sui cittadini». Sulla stessa lunghezza d'onda anche gli altri consiglieri. Per Dino Pepe «questo aumento tariffario rappresenterebbe una sciagura da evitare alle porte delle stagione turistica». «La richiesta del consiglio straordinario sulle autostrade arriva dopo la vicenda della messa in sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso su cui terremo alta la guardia», ha detto invece il capogruppo di "Abruzzo in comune", Sandro Mariani.

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