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Pescara, 24/04/2024
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Data: 15/01/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Parte quota 100, ecco quanto si può perdere sull’assegno. Un lavoratore vedrà assottigliarsi l’introito mensile tra il 15 e il 30 per cento, senza poter cumulare altri redditi

Quota 100, l’uscita cioè anticipata a 62 anni con 38 anni di contributi comporterà una riduzione delle pensioni corrisposte. Non si tratterà tecnicamente di un taglio, ma della conseguenza del calcolo della pensione con il sistema contributivo, cioè con il monte contributi versati nel corso dell’intera carriera lavorativa. Con quota 100 si potrà staccare dal lavoro in teoria fino a 5 anni e 4 mesi prima, ma la riduzione dell’assegno potrà arrivare fino al 30 per cento. Una riduzione sensibile che scoraggerà molti a scegliere di andare a riposo in anticipo. Se si aggiunge anche che i lavoratori che utilizzeranno quota 100 non potranno cumulare la pensione ad eventuale reddito da lavoro, esclusi i redditi occasionali fino a un massimo di 5 mila euro l’anno. Complessivamente con quota 100 la pensione subirà una riduzione tra il 10 e il 30 per cento rispetto all’assegno che si otterrebbe con la riforma Fornero. Si tratta dunque di una scelta di vita: reddito contro tempo, che andrà valutato caso per caso. Per accedere a questo nuovo tipo di pensione anticipata, che andrà a beneficio dei nati tra il 1952 e il 1959 purché raggiungano i 62 anni entro il 20121 con 38 anni di contribuzione, non è sufficiente fare la somma degli anni anagrafici e dei contributi, avverte Settimio Castagna, responsabile per l’Abruzzo di Cisl Inas, ma «è fondamentale valutare tutti gli aspetti del proprio percorso lavorativo e previdenziale per effettuare la scelta migliore. In questi giorni sono moltissimi i cittadini che si stanno rivolgendo al patronato della Cisl per capire se possono andare in pensione con il nuovo meccanismo. Siamo a disposizione di tutti coloro che vogliono saperne di più di quota 100», spiega Castagna. «Per tutte le persone che si rivolgono a noi confezioniamo uno studio personalizzato della posizione contributiva, per verificare la soluzione pensionistica più conveniente e per inoltrare la domanda di pensione».
LE ALTRE OPZIONI. Resta con la manovra del nuovo governo la possibilità di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 42 e 10 mesi per le donne (con attesa di 3 mesi per l’apertura della finestra d’uscita). Dovrebbe restare anche opzione donna, cioè la possibilità per le donne di anticipare l’uscita con 35 anni di contributi e i 62 anni di età, ma con l’assegno calcolato interamente con il contributivo.

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