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Data: 05/08/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra su due tavoli tasse e salario dividono. Oggi le parti sociali a Palazzo Chigi domani nuovo incontro con Salvini. Il doppio appuntamento agita le sigle. Conte: «Si apre una settimana cruciale. La Cgil non andrà al vertice con i leghisti. La Cisl manderà il vice della Furlan ,Barbagallo ci sarà

ROMA Fra i responsabili delle associazioni di rappresentanza di maggior peso solo Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria, e Carmelo Barbagallo, segretario della Uil dovrebbero essere presenti ad entrambi i vertici sulla manovra previsti per la prossima settimana: quello di oggi a Palazzo Chigi, convocato dal premier Giuseppe Conte, e quello di domani al Viminale, fissato dal leader leghista Matteo Salvini. Per la Cgil il segretario Maurizio Landini sarà presente solo alla riunione di oggi. Per la Cisl, invece, la segretaria Anna Maria Furlan, per ragioni familiari e non politiche, diserterà entrambi gli appuntamenti. La Confederazione sarà rappresentata dal segretario generale aggiunto Luigi Sbarra sia a Palazzo Chigi che al Ministero degli Interni.
La presenza in ordine sparso delle rappresentanze della società civile non sminuisce e anzi forse aggrava la competizione interna alla maggioranza e al governo. Ieri sera il premier ha tirato la volata al suo tavolo di confronto con un lungo comunicato che detta l'agenda anche dei prossimi incontri in vista della bozza di manovra che sarà presentata entro metà ottobre.
IL CONFRONTO
«Con sindacati e associazioni di categoria ci confronteremo su lavoro e welfare e su misure che abbiamo intenzione di attuare con la prossima manovra. I lavori continueranno di concerto con tutti i ministeri per arrivare a settembre con il lavoro già impostato. L'ascolto e il confronto con tutte le parti coinvolte costituiscono per noi un passaggio imprescindibile per realizzare in maniera organica il progetto riformatore», ha scritto ieri Conte sui social. Che annuncia anche la nascita di cinque tavoli tecnici: riforma fiscale; spending review - tax expenditure e cuneo fiscale; privatizzazioni; piano per il Sud; investimenti ed export».
Resta il fatto che le posizioni dei giallo-verdi restano vaghe e distanti sui due capitoli principali: taglio delle tasse e taglio del costo del lavoro.
Al momento l'unico punto di intesa che si registra è invece, dopo un anno di gestazione, quello sui rider, che avranno nuove tutele grazie a un decreto legge che dovrebbe essere approvato in settimana, e che contiene anche norme per le crisi d'impresa a partire da Whirlpool.
Le parti sociali si presentano compatte ai due appuntamenti su uno dei temi chiave che dovrebbe essere al centro dei colloqui di oggi, quello del costo del lavoro.
Per i sindacati una riduzione del cuneo fiscale si deve tradurre in «buste paga più pesanti» per i lavoratori. E anche Confindustria chiede con forza un intervento a patto però che non venga usato come merce di scambio per l'introduzione del salario minimo.
Sindacati e imprese respingono il progetto caro al M5S che punta a compensare l'aggravio per i datori di lavoro legato alla paga minima a 9 euro con un taglio del cuneo da 4 miliardi.
Netto anche il no della Lega perché, come dice Salvini, «molti di questi salari rischierebbero di fare chiudere tante piccole e medie imprese». Meglio quindi, per la Lega, agire sul taglio delle tasse, la «prima grande priorità di questo Paese».
Alle parti sociali domani dovrebbe essere illustrato dai leghisti un pò più nel dettaglio il pacchetto fiscale complessivo, che, oltre alla flat tax per il ceto medio comprende anche una nuova edizione della pace fiscale, con l'estensione del saldo e stralcio alle imprese in difficoltà.
Ma si stanno studiando, come ha spiegato in una intervista al Sole 24 Ore il sottosegretario Massimo Bitonci, anche nuovi meccanismi di accordi preventivi sugli accertamenti dell'Agenzia delle entrate per ridurre il contenzioso. La Lega pensa a un taglio delle tasse da dieci miliardi, da destinare alla riduzione dell'Irpef pagata da pensionati e dipendenti, con l'aliquota del 15% applicata «a chi oggi paga invece il 23%». Il Movimento caldeggia invece una rimodulazione delle aliquote da 5 a 3, con costi più contenuti per le casse dello Stato.
Tutti d'accordo, invece, sullo stop agli aumenti Iva da 23 miliardi che sono la vera zavorra della manovra, anche se nessuno ha ancora chiarito dove si troveranno le risorse.

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