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Pescara, 28/03/2024
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Data: 30/10/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Niente aspettativa gratuita al dipendente. La Cgil: «Tua nega i diritti dei lavoratori»

PESCARA Questioni di merito, legate al decreto con cui il Tribunale di Chieti ha condannato la società Tua per comportamento antisindacale, e responsabilità politiche. La Cgil torna sulla vicenda che ha visto protagonista Maurizio Di Martino, macchinista della società dei trasporti e segretario della Filt-Cgil di Chieti, a cui era stata negata l'aspettativa non retribuita chiesta nell'agosto scorso per poter svolgere l'attività sindacale. «Aspettativa non retribuita», tiene a sottolineare Di Martino, per evitare le solite battute su chi sceglie di fare il sindacalista «per non lavorare». Lui, infatti, in quei 4 mesi non avrebbe percepito un solo centesimo dello stipendio. Con il decreto del 20 ottobre scorso, il giudice del lavoro del Tribunale di Chieti, Ilaria Prozzo, ha stabilito che il diniego della società Tua ha violato una legge dello Stato: la 300/70, in particolare l'articolo 31 «limitando fortemente l'attività sindacale del lavoratore e, per il suo tramite, quella dell'organizzazione sindacale». Germano Di Lauro, segretario della Cgil di Chieti, parte da qui per arrivare a considerazioni politiche più ampie relative al comportamento di Tua e del suo azionista di maggioranza: «Stiamo parlando di una società pubblica - spiega il sindacalista - pagata dai contribuenti e gestita dalla Regione. Una società pubblica che con una scelta politica mette in discussione una legge dello Stato, diritti attribuiti ai lavoratori e al sindacato dall'ordinamento giuridico». Il punto per la Cgli è proprio questo: l'organizzazione sindacale si sente discriminata, anche alla luce di questa vicenda, rispetto ad altre sigle. E attacca Tua proprio sul fronte politico: «Non c'è una visione di questa società nella strategia dei trasporti - incalza Di Lauro -. Negli ultimi anni sono state penalizzate soprattutto le aree interne. Il biglietto unico è rimasto una chimera. Ma in questo c'è una chiara responsabilità anche della Regione, che consente alla società di mettere in discussione persino una legge dello Stato. Qualcosa di inconcepibile». Anche il protagonista della vicenda legale, Maurizio Di Martino il macchinista della Filt Cgil a cui era stata negata l'aspettativa, parla di attacco di chiara natura politica, facendo qualche passo indietro: «Non è la prima volta che accade in Regione, anche con altre amministrazioni. All'epoca della giunta Chiodi ci furono scontri durissimi, ma nessuno si era mai permesso di arrivare a tanto». La Cgil si sofferma anche sui 100 treni soppressi in un anno per mancanza di autisti: «Sono andati via 10 macchinisti per ragioni economiche ma anche per carenze organizzative». L'avvocato Vincenzo Di Lorenzo, che ha avuto ragione nella causa, si sofferma sul valore del decreto emesso dal tribunale di Chieti sia sul piano soggettivo che oggettivo, «a tutela - spiega - di un diritto consacrato del sindacato».

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