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Data: 01/11/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tav, allarme industriali e il Carroccio gela Di Maio

ROMA Resta altissima la tensione sulla Tav. «Alla fine si farà», assicurano ai piani alti della Lega. Dove però la linea è evitare di aprire nuovi scontri frontali con gli alleati in questo momento. Ieri il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, in visita nel capoluogo piemontese come ministro dello Sviluppo, ha lanciato una proposta alla città: spostare i fondi per l'Alta Velocità sulla seconda linea metropolitana della città. «Forse c'è un malinteso con le forze produttive di Torino - ha spiegato Di Maio - Noi siamo contro la Tav perché la consideriamo uno spreco, non contro altre opere pubbliche».
Una sortita vista come fumo negli occhi dalle forze produttive torinesi, imprenditori e sindacati, che solo l'altro giorno si erano mobilitate contro il voto dei consiglieri comunali M5S che ha dichiarato Torino città No-Tav. E' stata durissima la reazione alle parole di Di Maio delle associazioni imprenditoriali ma anche del presidente della Regione Piemonte, il dem Sergio Chiamparino.
REAZIONI PESANTI
«Quella M5S è pura propaganda - ha detto Chiamparino - La Tav è finanziata al 40% da fondi dell'Unione Europea che non possono essere spostati ad altre opere». Taglienti anche le repliche sia della Confindustria che dell'Api (l'associazione dei piccoli imprenditori) torinesi che si dicono assai preoccupate: la Tav serve per aumentare gli scambi con la Francia che oggi valgono 70 miliardi - sottolineano le associazioni in diversi comunicati - non ci può essere scambio con la metropolitana che è un'altra opera essenziale per la città.
Dunque le associazioni imprenditoriali rispediscono al mittente, Luigi Di Maio, l'ipotesi del malinteso e colpisce che lo facciano con toni risentiti, come se si sentissero prese in giro e sfottute.
Che il dossier Tav stia rapidamente arrivando al calor bianco lo testimonia la prudenza del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che ieri al question time della Camera si è espresso così: «L'analisi costi-benefici sulla Torino-Lione è in corso, pertanto in relazione al rischio di perdita dei finanziamenti europei o agli impatti macroeconomici dell'intervento è prematuro approntare qualsiasi quantificazione». Una presa di posizione che ha fatto da trampolino alle proteste dei deputati di Forza Italia che hanno inalberato cartelli con la scritta Si Tav, no ai ladri di futuro.
In realtà, il Tesoro sembra voler prendere tempo in attesa che la partita Tav si giochi sui tavoli politici. La Lega, infatti, sia pure con prudenza e con l'esplicito invito del leader Matteo Salvini ai suoi di non mettere in difficoltà il M5S, resta nettamente favorevole alla Tav. «E' in corso l'analisi - diceva ieri il viceministro al Tesoro Massimo Garavaglia - Attendiamo, ma io spero che alla fine i benefici siano superiori ai costi». «Attendiamo - ha confermato lo stesso Salvini ieri - Ma si sa che noi siamo da sempre favorevoli alla Tav».
Insomma, con garbo, ma la Lega sembra farsi garante della realizzazione della Tav. Anche per questo a Torino e non solo molti ritengono che alla fine la Tav si farà.
«Non si capisce come il governo possa ipotizzare una crescita forte nel 2019 bloccando poi investimenti per di più finanziati dall'Europa - spiegava ieri Chiamparino - Poi Di Maio è favorevole all'Alta Velocità fra Napoli e Bari. Ma mica si possono fare solo le opere che piacciono ai propri elettori».
A rendere difficilissimo il no alla Tav c'è poi il fatto che l'opera è già finanziata. Per bloccarla occorrerebbe una legge, se non altro per rompere trattati internazionali. Di qui la spada di Damocle del referendum regionale sull'eventuale legge no-Tav che Chiamparino fa balenare un giorno si e l'altro pure. Un referendum del genere farebbe deflagrare le la maggioranza gialloverde. E questo elemento non potrà non entrare a far parte di un'analisi politica dei costi-benefici sulla Tav che il gruppo dirigente M5S sarà presto chiamato a espletare.

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