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Data: 07/03/2019
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regione, lo strappo di Ap fa emergere ruolo Biondi come governatore ombra. Zelli, leader civica estromessa da giunta, svela strategia che infastidisce la Lega: «Accordo per assessorato tecnico in presenza di Marsilio e Sindaco L'Aquila garante». Da quanto trapela dagli ambienti politici, Marsilio dirotta proprio sul sindaco dell'Aquila e su Carla Mannetti, assessore comunale, amica di vecchia data del governatore e a lungo dirigente in Regione

L'AQUILA - Lo strappo del leader di Azione Politica, Gianluca Zelli, che ha rotto con il centrodestra dopo l'estromissione del suo gruppo dalla neonata giunta regionale, ha fatto emergere il ruolo di primo piano di Pierluigi Biondi: anzi, secondo voci sempre più insistenti che circolano da tempo e causano polemiche e tensioni soprattutto in seno alla Lega, azionista di maggioranza del centrodestra che ha trionfato lo scorso 10 febbraio, il sindaco dell’Aquila sarebbe il governatore ombra.

Nello sbattere la porta in faccia al presidente, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, reo di averlo defenestrato dall’esecutvo appena formato, il patron della Humangest, che due anni fa ha fondato il movimento civico, nella conferenza stampa di ieri ha attaccato frontalmente il sindaco dell’Aquila: ha rivelato infatti che in campagna elettorale aveva raggiunto una intesa particolareggiata sulla presenza di Ap nell’esecutivo, alla luce dei fatti disattesa, con il futuro governatore e, come garante, proprio con Biondi, unico primo cittadino di Fdi di una città capoluogo di Regione, molto vicino a Marsilio, diventato primo presidente di Giunta dei meloniani, che conosce da anni.

Secondo quanto emerge dal partito che in Abruzzo ha la più importante rappresentanza in Italia, la figura di Biondi che fino allo scorso mese di ottobre ha tentato la scalata alla candidatura alla Regione per poi diventare primo sponsor di quella del suo amico Marsilio, è destinata ad essere di primo piano nella soluzione delle più importanti questioni regionali.

In questo disegno, Marsilio, senatore romano di origini abruzzesi, assumerebbe ancora di più un ruolo nazionale al fianco del leader e sua amica, Giorgia Meloni, stando più a Roma che in Abruzzo per rappresentare a livello nazionale le istanze regionali ma anche per esercitare la politica che conta per il suo partito interessato da un progetto ambizioso di crescita.

D’altra parte, non è passata inosservata nelle ultime settimane la costante presenza del sindaco dell’Aquila nelle questioni abruzzesi, sia con comunicati stampa, sia con azioni concrete in rappresentanza di Marslio.

Tanto che più di un esponente della maggioranza di centrodestra al comune dell’Aquila, ha masticato amaro nel ricordare che all’Aquila Biondi è ancora in alto mare con il rimpasto di Giunta, orfana da tempo dei due assessori donna, Anna Lisa Di Stefano e Sabrina Di Cosimo, cacciate con toni accesi e tra le polemiche, e del vice sindaco, Guido Liris, anche lui di Fratelli d’Italia, e dell’assessore all’Ambiente Emanuele Imprudente (Lega), eletti in Consiglio regionale e ieri anche in Giunta.

Ma polemiche a parte, nelle scelte politiche regionali degli ultimi mesi, quello dell’ex sindaco di Villa Sant’Angelo, a sorpresa e con un’autentica impresa sindaco dell'Aquila al ballottaggio del giugno el 2017, è diventato via via un ruolo chiave, nonostante apparisse ridimensionato quando, nel pomeriggio di quel 2 ottobre scorso che sembra ormai lontano anni luce, è tornato da Roma senza l'atteso via libera della Meloni, amica di vecchia data, alla sua candidatura alla presidenza.

E ieri è stato lo stesso Zelli, in qualche modo, a tratteggiarne quello che sembra essere il vero profilo del garante, quando ha svelato l'esistenza di un patto, poi tradito, sottoscritto tra lui, il presidente della Regione e, appunto, Biondi.

"Ho incontrato Marco Marsilio e Pierluigi Biondi a Stiffe per discutere di programmi, rappresentanza e dell’istituzione di un nuovo assessorato regionale multidisciplinare allo Sviluppo economico, di riforma della sanità e manutenzione e potenziamento delle infrastrutture stradali - ha rivelato l'imprenditore pescarese nella conferenza stampa in cui ha spiegato le ragioni di quella che ha definito la sua uscita di scena dopo il no ad una civica che ha ottenuto il 3,47 per cento ed eletto un consigliere -. In quell’occasione abbiamo chiesto una rappresentanza esterna nella Giunta che potesse bilanciare l’elezione di un singolo consigliere, così da equilibrare costa-aree interne. Questo accordo è stato ribadito in campagna elettorale e dallo stesso presidente Marsilio martedì 12 febbraio nella sede della mia azienda a Pescara".

A Stiffe, borgo a un tiro di schioppo dalla sua Villa Sant'Angelo (L'Aquila) - e anche la scelta del luogo non appare insignificante - Biondi avrebbe dunque suggellato un accordo di rilievo regionale, facendosene carico probabilmente proprio per il ruolo di cerniera che sta assumendo tra un presidente romano, seppur di origini abruzzesi, poco radicato e scarso conoscitore della regione, e il territorio abruzzese, in particolare delle aree interne.

A questo va aggiunto che, da quanto trapela dagli ambienti politici, Marsilio dirotta proprio sul sindaco dell'Aquila e su Carla Mannetti, assessore comunale, amica di vecchia data del governatore e a lungo dirigente in Regione con amministrazioni di centrodestra ma anche in spezzoni di centrosinistra, gran parte delle questioni locali più spinose, sia perché le conosce poco sia perché non ha collaboratori abruzzesi più stretti.

Un aspetto, questo, che avrebbe già creato qualche tensione con la Lega (27,5 per cento e 10 consiglieri eletti dei 18 della coalizione), azionista di maggioranza della nuova amministrazione con quattro assessori su sei tra cui il vice presidente e l’esterno promesso a Zelli che avrebbe dovuto assumere personalmente l’incarico, che non digerisce il protagonismo di Biondi.

Voci di palazzo raccontano di un episodio in particolare, che avrebbe innescato il cortocircuito svelando l'asse Marsilio-Biondi, nel quale il presidente avrebbe detto a un dirigente che gli poneva delle questioni, di sottoporle al sindaco dell'Aquila e alla Mannetti.

Di certo, anche l'abbandono dell'incontro con gli alleati che marredì a Palazzo Silone ha sancito la spartizione dei posti in giunta, da parte di Zelli, che ieri ha parlato di "imboscata", "recita preparata a tavolino" da parte dei partiti che gli hanno confezionato il "pacco", essendo arrivati al tavolo già con l'accordo che lo escludeva dall'esecutivo, lascia poco spazio all'immaginazione.

"Ho fatto yoga per usare le parole giuste e non avere querele", ha affermato ancora il leader di Azione Politica, che ha usato pensieri sobri ma molto chiari sul neo presidente, sulla cui candidatura era stato uno dei più critici per la non abruzzesità di Marsilio.

Al di là delle polemiche e delle chiacchiere, il centrodestra parte con un consigliere in meno: da 18 a 17 e se Ap dovesse votare con le minoranze, ecco che i margini si ridurrebbero diventando 17 a 14. Una partenza decisamente in salita.

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