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Data: 12/03/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte, pressing sullo sblocca-cantieri Vertice con i tecnici, è caos decreto

ROMA «Vabbè, diciamo che i bandi sono partiti così la Lega è contenta e la smettiamo con questa farsa». La definizione che il M5S affida ad una nota ufficiale del Movimento, la dice lunga sulla situazione interna alla maggioranza. E che la polemica sui presunti bandi rinviati sia una «farsa» è difficile dissentire.
LA VISTA
Infatti ciò che Telt avrebbe dovuto fare ieri - ovvero l'avvio delle manifestazioni di interesse, lo ha fatto, lettera o non lettera, ma i tentativi del presidente del Consiglio di andare oltre per uscire dalla «ossessione» Tav si scontrano con i toni da campagna elettorale dei suoi due vice. Visita cantieri, Giuseppe Conte, e promette investimenti pubblici. Lo ha fatto ieri e proseguirà oggi recandosi in Sicilia e anche domani. Obiettivo di tanto attivismo del premier e del ministro Toninelli è smentire coloro che in Italia, ma soprattutto all'estero, considerano l'attuale esecutivo come il governo dei no e della decrescita. Malgrado la lettera inviata a Telt non abbia spostato nulla dal punto di vista formale, come ieri l'altro ricordava il sottosegretario della Lega Giancarlo Giorgetti, non c'è dubbio che dal punto di vista politico tratteggia un governo che vuole rimettere in discussione un'opera sulla cui attuazione Roma, Parigi e Bruxelles hanno lavorato per anni.
Offrire un clima di incertezza agli investitori rischia di non aiutare un Paese in recessione, e così il premier da qualche settimana ha avocato a sè il capitolo degli investimenti pubblici. Ieri sera nuova riunione di Conte con i tecnici di palazzo Chigi e del ministero di Porta Pia. Obiettivo velocizzare il cosiddetto decreto sblocca-cantieri anticipando norme che verranno inserite nel nuovo codice degli appalti. La materia è complessa e l'intreccio di competenze e regole nazionali ed europee, difficilmente permetteranno al decreto di essere pronto per il consiglio dei ministri che si dovrebbe tenere giovedì.
Il testo del decreto non contiene però un elenco di opere pubbliche sbloccate, come vorrebbe Salvini, ma indica i criteri che dovrebbero rendere più facile la cantierizzazione. Sinora dal tour di Conte sembrano escluse le opere bloccate dai ministri Costa (Ambiente) e Toninelli (Infrastrutture) e sottoposte alle analisi costi-benefici. Al palo, con i finanziamenti bloccati e gli operai spesso licenziati, sono ancora il tunnel del Brennero, la Pedemontana veneta, l'alta velocità Brescia-Padova , le tangenziali venete, la Gronda di Genova, l'autostrada regionale Cispadana, l'autostrada Cremona-Mantova, la terza corsia A11, l'autostrada Tirrenica, la statale 106. Per non parlare dell'alta velocità a Firenze e della stazione e dei due miliardi e mezzo di cantieri bloccati in Campania, come ieri denunciavano i sindacati. Una pioggia di investimenti già finanziati, ma coerentemente fermati dal M5S che, con l'attuale sottosegretario del Mit Michele Dell'Orco, lo aveva promesso prima del voto del 4 marzo. Il problema è che le ricognizioni su vantaggi e svantaggi nel fermare ciascun cantiere procedono a rilento. Laddove non arriva il ministro delle Infrastrutture e il collega all'Ambiente Costa con le valutazioni di impatto ambientale.
LA SCONFITTA
Una paralisi che ha contribuito non poco alla gelata del pil che ora il governo cerca di recuperare anche se, oltre ad una certa diffidenza grillina per le opere pubbliche, le risorse a disposizione sono poche. All'attivismo di Conte si unisce l'impazienza di Matteo Salvini. Sui bandi Tav è alla fine passata la linea della Lega, ma il Carroccio ha di fatto sottoscritto i dubbi e i ripensamenti che il presidente del Consiglio ha messo nero su bianco nella lettera a Telt. Per Salvini di fatto una sconfitta d'immagine perché la narrazione imposta da Conte racconta di un esecutivo che oltre ad avere dubbi sulla Tav, interpreta come «opache» le pressioni delle imprese che vogliono lavorare e si dichiarano pronte a realizzare l'opera.
Ragionamenti che non appartengono alla storia della Lega nè a Salvini il quale deve contrastare anche tra i suoi eletti nelle regioni del Nord una sempre maggiore insofferenza per l'alleato. Durante la riunione di ieri in via Bellerio, Salvini ha messo a tacere i mal di pancia dei suoi chiedendo a tutti di tenere duro almeno sino alle elezioni Europee di primavera. Poi si vedrà dalle percentuali che usciranno il 26 maggio e dall'entità che a quella data avrà assunto la manovra correttiva. A palazzo Chigi continuano ad escluderla tutti o quasi, ma se si dovesse soprassedere ancor più pesante rischia di essere la legge di bilancio di fine anno.

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