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Data: 17/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il traforo non chiude l'annuncio dopo il vertice in Procura

L'AQUILA Il traforo del Gran Sasso non chiuderà domenica a mezzanotte. Strada dei Parchi ha annunciato il dietrofront ieri, dopo una mattinata in cui nubi nere si erano di nuovo addensate. È stato il vice presidente, Mauro Fabris, a dare la notizia «alla luce di quanto emerso negli incontri dei giorni scorsi al ministero delle Infrastrutture, e questa mattina (ieri per chi legge, ndr) in Procura a Teramo». Oggi ci sarà un incontro tecnico al Mit, per definire in maniera particolareggiata ciò che accadrà nei prossimi giorni in termini di gestione del traffico e monitoraggio. E sempre oggi sarà depositata un'ulteriore memoria in Procura: l'obiettivo è sempre quello di dimostrare agli inquirenti che la società non intende reiterare il reato connesso al pericolo di inquinamento dell'acquifero. Alla base del dietrofront di Strada dei Parchi anche gli impegni, ha sottolineato ancora Fabris, assunti dalle amministrazioni interessate. «Domani mattina (oggi, ndr) la concessionaria - ha annunciato Fabris - depositerà una memoria in Procura a Teramo in cui, a tutela dei propri dirigenti e della stessa società, ribadirà quanto è stato fatto finora e quanto intende ulteriormente realizzare per la messa in sicurezza delle gallerie del Gran Sasso, almeno per quanto riguarda le proprie competenze. Tutto ciò nell'attesa che il Governo e il Parlamento confermino con decisioni conseguenti i provvedimenti, come la nomina di un commissario straordinario dotato di poteri e risorse adeguate per risolvere i problemi dell'acquifero del Gran Sasso, che di certo non compete a Strada dei Parchi».
IL SUMMIT
La Procura di Teramo, nella riunione di ieri mattina (assente la concessionaria), ha rassicurato il ministero e la Regione sul futuro imminente del traforo del Gran Sasso. «È stato un incontro estremamente proficuo» ha confermato il capo di gabinetto del Mit, Gino Scaccia, che ha parlato di «un'assoluta improponibilità di una chiusura del Gran Sasso. In ragione del suo ruolo ha proseguito - il procuratore ha mostrato grande comprensione delle preoccupazioni del Governo e noi d'altro canto abbiamo mostrato l'immediata volontà di mettere in campo azioni di mitigazione e riduzione del danno in modo tale che gli eventuali pericoli che si sono determinati storicamente non debbano più verificarsi e che quindi ci sia una progressiva riduzione del pericolo. Quindi sono molto fiducioso e credo che si scongiurerà questo evento che nessuno di noi auspica e che il Governo è determinato ad impedire con tutti gli strumenti che ha a disposizione».
IL GIALLO
In mattinata la società aveva diffuso una nota per negare la revocata della decisione. «Mi pare che loro ha detto Scaccia al termine del vertice - si attendano un atto di discarico di responsabilità che nessuno prima del processo può dare. Non possiamo alterare l'ordine delle competenze. Ciascuno sta nel suo ruolo. Noi non possiamo anticipare i giudizi assolutori. Possiamo e dobbiamo rassicurarli sul fatto che se si avviano immediatamente delle opere di riduzione e mitigazione del pericolo non ci sono, a nostro giudizio, gli estremi perché una Procura possa andare ad imputare danni ambientali». Anche il governatore Marco Marsilio è apparso positivo: «Abbiamo sempre ritenuto una forzatura quella di Strada dei Parchi minacciare questa chiusura delle gallerie. Se cercava rassicurazioni sul fatto che tenerle aperte non aggrava la sua posizione è nei fatti perché l'indagine è chiusa e il processo inizia a settembre. Non ci sono ulteriori atti che devono essere compiuti. La Procura ci ha dato ampia rassicurazione di un atteggiamento di ragionevolezza». In seguito alla revoca della decisione, poi, il governatore si è detto soddisfatto: «Abbiamo lavorato con pazienza e determinazione. Tutte le parti hanno agito con ragionevolezza. È stato avviato un percorso che porterà alla definitiva soluzione». Sulla stessa linea il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi: «Sia di monito agli attori di questo tiro alla fune: L'Aquila, Teramo, l'Abruzzo, e con essi i suoi abitanti, non sono inanimati, sono e saranno attenti anche in futuro».

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