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Pescara, 25/04/2024
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Data: 25/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rifiutopoli, tutti assolti con formula piena. Dopo sei anni si chiude il processo sul bioessiccatore da costruire a Teramo. Il collegio polverizza le accuse. Crolla l’ipotesi del patto tra il re dei rifiuti Di Zio e Venturoni che al tempo era anche presidente della Teramo Ambiente.

Tutti assolti e anche con formula piena. Dopo circa sei anni si chiude così il caso Rifiutopoli, quel procedimento legato alla realizzazione di un bioessiccatore a Teramo, che vedeva sul banco degli imputati l'ex assessore regionale alla sanità e poi capogruppo di Forza Italia all’Emiciclo, Lanfranco Venturoni (ma nella sua qualità di presidente della società Teramo Ambiente), il parlamentare di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, gli imprenditori del settore rifiuti, Rodolfo ed Ettore Di Zio, titolari della Deco (società che figura anch'essa imputata come persona giuridica), e l'ex amministratore della Teramo Ambiente, Vittorio Cardarella.
LA SORPRESA
Una sentenza che ha colto di sorpresa un po' tutti e soprattutto l'unico imputato presente ieri, Venturoni. «E' finito un incubo. Sono contento che il collegio ha recepito le mie motivazioni. Non ho commesso nessun reato e questo non poteva che emergere». Un processo che fino all'ultimo ha avuto i suoi colpi a sorpresa come la ricusazione di uno dei giudici del collegio arrivata al termine della discussione della scorsa udienza. Una ricusazione avanzata dalla difesa di Di Stefano in quanto il giudice Francesco Marino aveva fatto parte di un collegio a Lanciano che si era occupato di una questione legata al processo Rifiutopoli. Ebbene, prima di ritirarsi in camera di consiglio, il presidente Angelo Zaccagnini ha letto la decisione dei giudici della Corte d'appello dell'Aquila che hanno ritenuto inammissibile la ricusazione. Ma il disappunto della difesa, per una decisione peraltro attesa, è durato davvero poco: circa quaranta minuti di camera di consiglio e poi la lettura del dispositivo con il quale il tribunale di Pescara ha mandato tutti assolti. Cardarella ed Ettore Di Zio per non aver commesso il fatto; Rodolfo Di Zio, Venturoni e Di Stefano perché il fatto non sussiste.
L’INFLUENZA ILLECITA
Mentre per il parlamentare l'accusa era di traffico di influenze illecite, per aver indotto l'allora assessore regionale Daniela Stati a proporre il commissariamento del Consorzio per lo smaltimento dei rifiuti di Lanciano, secondo l'accusa per lasciare mano libera alla Deco di Di Zio, per quest'ultimo e Venturoni c'erano accuse ben più pesanti di corruzione, peculato, turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Si ipotizzava, e questa era la tesi della pubblica accusa, un patto tra l'imprenditore dei rifiuti e l'ex assessore regionale. Un patto che evidentemente non è stato dimostrato in dibattimento vista la formula piena usata dal collegio per assolvere i principali imputati. I pm Anna Rita Mantini e Gennaro Varone, avevano chiesto condanne a cinque anni di reclusione per Rodolfo Di Zio e Lanfranco Venturoni, un anno e mezzo per Fabrizio Di Stefano, e l'assoluzione per Ettore Di Zio e Vittorio Cardarella.

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