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Pescara, 29/03/2024
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Data: 26/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Auto blu, a giudizio Di Pangrazio. L’autista Ercole Bianchini ha patteggiato la condanna a due anni di reclusione, pena sospesa. L’accusa per il sindaco, due dirigenti e due autisti è di aver utilizzato i mezzi della Provincia per fini personali.

Auto utilizzate per fini personali, anche per andare semplicemente a fare la spesa. Svolta nell’inchiesta dei pm Roberta D’Avolio e Stefano Gallo sul caso giudiziario sull'indebito utilizzo delle macchine della Provincia. Il Gup del Tribunale dell’Aquila, ha rinviato a giudizio il dirigente dell'ente e sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, al quale sono stati contestati sette casi di uso privato dell'auto di servizio. Il solo sindaco deve rispondere anche di aver dato parere favorevole a una delibera riguardante la creazione di un’area amministrativa da lui diretta all’interno dell’ente. Oltre a lui a dover sostenere il processo a fine aprile del nuovo anno, la dirigente Paola Contestabile gli autisti Mario Scimia, Maria Pia Zazzara. L’autista Ercole Bianchini ha patteggiato la condanna a due anni di reclusione, pena sospesa. A processo anche Anna Maceroni di Avezzano. L'accusa per lei è di favoreggiamento, per aver “aiutato” Di Pangrazio a eludere le investigazioni della Squadra di pg del compartimento Abruzzo di polizia stradale, diretti da Danilo Ciucci, non raccontando la verità sulle mansioni svolte da Bianchini.
Tra gli utilizzi singolari per fini privati contestati a Di Pangrazio ci sono quelli del 27 maggio e 10 agosto 2013. Nel primo caso il dirigente si sarebbe fatto accompagnare dall'autista Bianchini a Roma per portare documenti sanitari del figlio che si sarebbe dovuto sottoporre a visita medica; nell'altro caso sempre Di Pangrazio e un suo amico si sarebbero fatti accompagnare da Bianchini all'imbarco per Ischia per una villeggiatura. Altro aspetto curioso lo avevano raccontano due agenti di Roma. Nel corso di un controllo, si erano sentiti dire dallo stesso Bianchini che anche lui era un loro collega e aveva mostrato un tesserino. Nel parabrezza interno della macchina era ben visibile la paletta in dotazione alle forze di polizia. Il tutto, secondo l’accusa, per eludere i controlli.
«Rispetto la decisione del Gup- ha detto all’avvocato Claudio Verini, legale col collega Antonio Milo del Di Pangrazio- interpretandola nel senso che lo stesso ha ritenuto opportuno l’approfondimento processuale ai fini della definitiva dichiarazione di innocenza del sindaco di Avezzano, rispetto alla quale non viene nutrito alcun dubbio».

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