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Data: 29/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali, 30 mila in piazza: «Ora vogliamo il rinnovo»

ROMA Più di trentamila in piazza. Hanno invaso la Capitale i dipendenti del pubblico impiego e della scuola per chiedere una cosa sola: il contratto subito, dopo anni di attesa e le magre risorse messe a disposizione dal governo. Ci sono i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, insieme ai segretari generali delle diverse categorie. Tutti insieme a sollecitare un intervento immediato. Perchè, dice la Furlan, «i 5 euro promessi dall’esecutivo sono una vera vergogna». Dopo sei anni di attesa e due rinnovi persi, i sindacati chiedono un contratto «vero» per gli oltre tre milioni di lavoratori pubblici e ieri hanno cercato di dar voce al disagio dei 700 mila addetti di terzo settore e privato sociale. «Non ci fermeremo se non mettete risorse consistenti nella legge di stabilità» - ha tuonato la Camusso. Se si arriva «al 15 dicembre» e nulla cambia, allora, aggiunge «avete sbagliato i conti». Insomma, se non ci sarà la svolta, è molto probabile che la mobilitazione si possa ripetere.
PALETTI STRETTI

La leader della Cgil ha sottolineato che «con queste cifre è evidente che non si riesce a fare un rinnovo del contratto. Ma intanto si apra prima la discussione e si vedrà di conseguenza che c'è bisogno di cambiare le cifre». Duro anche il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo: «se non si fa il contratto subito, entro l'anno, la prossima manifestazione non sarà nè di sabato, nè di domenica». Barbagallo ha quindi ricordato che, per il rinnovo dei contratti pubblici, «chiediamo 150 euro di aumento» e ha quindi ribadito la necessità che si aumentino gli stanziamenti in legge di stabilità: «Devono metterci i soldi», ha insistito.
Ricordando poi le assemblee già convocate per il 17 dicembre sulle pensioni, con la proposta di Cgil, Cisl e Uil per la modifica della legge Fornero, anche su questo fronte «se non ci saranno risposte - ha concluso - con l'anno nuovo la Befana porterà il carbone a Palazzo Chigi».
A chi chiede se sia programma uno sciopero generale, Camusso risponde che «decideremo sulla base delle risposte che riceveremo». Una cosa è certa, hanno fatto capire tutti e tre i leader sindacali parlando dal palco: la protesta non si fermerà. «Non ci fermeremo se non mettete risorse in legge di stabilità». Quanto alle forze dell'ordine, per Camusso «i problemi non si risolvono con un bonus, ma serve il contratto».
ASSENZE E LICENZIAMENTI

Non bisogna puntare l'attenzione solo sugli assenteisti, ma anche sui dirigenti che non fanno rispettare le regole. Di questo è convinta la leader della Cgil: «Il ministro ha un chiodo fisso», ha risposto ai giornalisti che le hanno chiesto un commento alle dichiarazioni del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, sui licenziamenti dei lavoratori pubblici assenteisti. «Il ministro dovrebbe porsi la domanda di perché succedono cose di questo tipo e dove stavano dirigenti ed amministratori. Bisogna chiedersi - ha concluso - perché non applicano le regole che ci sono».
Ancora bufera per le parole da Giuliano Poletti sull’orario di lavoro, considerato dal ministro non un punto di riferimento per i contratti. L'idea che emerge, dice sempre la Camusso è quella di un «ministro che non conosce com'è fatto il lavoro» e «vuole apparire come Ufo robot, per risolvere tutti i problemi. Ma le condizioni non vanno che peggiorando». Sulla stessa linea la Furlan: «il ministro non ha espresso opinioni condivisibili. Che significato hanno le battute? È un tema troppo serio» quello dei contratti, la sua «uscita è stata estemporanea». Di offesa nei confronti dei lavoratori parla il leader della Fiom, Maurizio Landini: «Sinceramente questa idea di superare l'orario di lavoro è un’offesa alle persone che invece, per quanto lavorano, sono retribuite troppo poco». Per Landini il problema è che «l'orario di lavoro bisognerebbe ridurlo e redistribuirlo per aumentare l'occupazione». Un'ipotesi però che appare lontana «in un Paese in cui l'età di pensionamento è a 70 anni e l'orario di lavoro tra i più alti d'Europa». Metalmeccanici e lavoratori del pubblico impiego sono insieme in piazza a Roma perché, spiega Landini, «il contratto è un diritto di tutti» anche se il governo «ha voglia di favorire al scomparsa del contratto nazionale». Cosa «inaccettabile perché resta uno strumento di tutela generale che invece va rafforzato, non indebolito o cancellato», conclude.

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