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Data: 29/11/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
La crisi dell'Atac - Soldi agli autisti. Niente per i nuovi bus. L’Atac è al verde ma trova 40 milioni di euro per aumentare il salario. Tanto ci pensa il Governo con i rimborsi. Ma il servizio resta pessimo

Il Governo ritocca gli stipendi dei dipendenti del trasporto pubblico, ma non trova i soldi per rinnovare metropolitane e autobus della Capitale. Risultato: una spesa maggiore per un servizio che rimane pessimo. Il paradosso di una spesa pubblica aumentata senza alcun miglioramento del servizio erogato.

Prendiamo il caso di Atac. La società capitolina dei trasporti spenderà 7 milioni di euro per finanziare le 600 euro «una tantum» da distribuire ai suoi 11.500 dipendenti. Successivamente, nel corso del 2016, effettuerà un aumento salariale crescente che culminerà il 1 gennaio 2017 con l’erogazione di 100 euro lordi in più sulla busta paga di ciascun lavoratore: parliamo di oltre 16 milioni di euro l’anno. A questi si aggiungono i 90 euro mensili che l’azienda spenderà per l’assicurazione sanitaria integrativa, altri 15 milioni di euro circa. La cifra totale sfiora i 40 milioni di euro l’anno. Questi soldi non peseranno direttamente sul bilancio di Atac, perché i fondi per i rinnovi del contratto nazionale arrivano dalla Regione Lazio, che a sua volta li ottiene dai contributi statali di settore.

Questa situazione va confrontata con lo stato del servizio di trasporto capitolino. Roma Metropolitane ha stimato in circa 200 milioni la cifra necessaria per ristrutturare da capo le linee A e B della metro, ma la stessa somma stanziata da Palazzo Chigi per il Giubileo è finita solo in minima parte (2 milioni di euro, pare) per i trasporti. Nel 2020 poi scade il termine di legge entro il quale il Campidoglio deve sostituire tutti gli armamenti della linea A, inaugurata nel 1980. Ma c’è dell’altro. La linea B ha bisogno immediato di potenziare le sue 9 sottostazioni elettriche, ovvero gli impianti che danno corrente elettrica ai treni in transito: senza questo potenziamento, difficilmente i 18 nuovi convogli acquistati per la metro blu potranno entrare in servizio, migliorando lo stato del trasporto.

In tutto ciò, alcune sigle sindacali rigettano l’accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil parlando di «elemosina» e di «contratto scandaloso». Dal 15 al 17 dicembre si svolgerà il referendum fra i lavoratori per chiedere se hanno intenzione di ratificare l’accordo o se si dovrà proseguire con le trattative. I sindacati autonomi stanno già iniziando la campagna per il «No». Come mai? Lo spiega Renzo Coppini, segretario regionale del Sul: «Da una parte ci danno e dall’altra ci tolgono – afferma – Intanto gli arretrati per il mancato rinnovo del contratto arrivavano a 5.000 euro a lavoratori, non 600 euro come ottenuto dalla triplice. Inoltre cambiano i conteggi della produttività, dalla 17esima alla 27esima settimana. Ancor peggio, al terzo incidente causato con questo contratto è il lavoratore a pagare il danno, fino a 4mila euro». Infine, «vengono affidate 100 euro l’anno al fondo pensione Priamo, gestito da Cgil, Cisl e Uil. Perché non si è lasciata libertà di scelta al lavoratore?».

Intanto, in questi giorni si sta verificando un fenomeno strano: gli stessi sindacalisti che urlano alla «vergogna» rispetto alla presunta «elemosina» del nuovo contratto in Atac e Cotral, si trovano a scontrarsi con la realtà di Roma Tpl, il consorzio privato che gestisce gli autobus in periferia. Uno squilibrio impressionante: da una parte autisti e macchinisti tutelati dal ritorno in vigore dell’articolo 18, pagamenti puntuali, straordinari, produttività, ferie e ora anche aumenti nazionali; dall’altra parte, lavoratori che ancora ieri avevano 2 mesi arretrati, a cui non vengono versati da tempo i soldi per la previdenza e le cui buste paga spesso non superano i 1000 euro al mese. Anche per questo, domani il prefetto Franco Gabrielli ha deciso di convocarli a Palazzo Valentini e di non precettare il loro sciopero totale che dura ormai da una settimana.

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