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Data: 31/03/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente: «Un libro-verità su questi 10 anni intensi». L'ex sindaco nella sala dell'Ance presenta il volume edito da Castelvecchi «Era pronto nel 2016, ho deciso di pubblicarlo dopo il dramma di Amatrice»

L'AQUILA«Questo libro l'avevo preparato nel 2016. Non avrei voluto pubblicarlo, ma ho deciso di farlo dopo il terremoto di Amatrice. E dopo aver visto che a Campotosto dopo due anni ancora non arrivano le casette». L'ex sindaco Massimo Cialente ha appena finito di distribuire un numero infinito di autografi sulla controcopertina del suo libro "L'Aquila 2009, una lezione mancata". Centinaia le persone che nella sala Ance al Torrione si sono messe in paziente attesa e in fila ordinata, con conseguente corposo ritardo sull'inizio. I saluti e gli abbracci sono per quello che qui tutti chiamano "il sindaco del terremoto" riconoscendone i meriti e l'impegno.«Il sisma 2009 è una lezione mancata per l'Italia», spiega Cialente, «perché, nonostante quel che è successo all'Aquila, l'Italia ha continuato a non capire. Siamo una nazione straordinaria, bravissimi nell'emergenza, ma non riusciamo ad affrontare il problema alla radice. Serve il fascicolo di fabbricato», dice Cialente, «è necessario che le strutture siano antisismiche». «Quante volte», prosegue, «mi sono interrogato su quei giorni prima del sisma. Io ero alla riunione Grandi Rischi, e mi sono spaventato ancora di più quando ho capito che anche loro non sapevano cosa dire. Non c'erano soluzioni. Potevo chiudere le scuole, per un giorno o due, dire alla gente di andare a dormire fuori. Ma poi come si faceva con gli uffici, le fabbriche, le attività?». Nel volume, curato da Antonella Calcagni ed edito da Castelvecchi, vengono ripercorsi tutti i passaggi che hanno caratterizzato questi 10 anni: il terremoto, l'arrivo del Papa, il G8, il commissariamento, le polemiche, il ruolo di vicecommissario di Cialente. Ci sono poi le carriole, la protesta della fascia, le dimissioni. E c'è "la notte dei lunghi coltelli", quando si scoprì che era in pubblicazione una norma che avrebbe tolto all'Aquila, seppur temporaneamente, gli uffici pubblici. Sedie lanciate in aria, telefonate disperate nella notte, e l'intervento decisivo «di Gianni Letta», e quella famosa ordinanza che stava per essere pubblicata in Gazzetta ufficiale e che secondo Cialente avrebbe decretato la fine dell'Aquila come capoluogo di Regione fu cancellata. Proprio due dei protagonisti di quella vicenda si sono ritrovati seduti fianco a fianco. Da una parte Massimo Cialente, al centro l'ex assessore Pietro Di Stefano e a sinistra Giorgio De Matteis, che in passato aveva detto di essere stato proprio lui a scoprire l'esistenza della norma incriminata. «Io intanto sto qui in mezzo e li separo...», ha scherzato Di Stefano.

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