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Pescara, 28/03/2024
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Data: 31/03/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Famiglia, è scontro tra Salvini e Conte. Le donne in piazza

VERONA Alla fine l'unica famiglia in crisi sembra quella gialloverde. In un botta e risposta sull'asse Verona-Roma, la Lega di Matteo Salvini e il M5S di Luigi Di Maio (con il carico da novanta del premier Giuseppe Conte) vanno allo scontro frontale. Dal palco del congresso mondiale della famiglia, il vicepremier del Carroccio gioca sul filo dell'equilibrismo. Dice che la legge «sull'aborto non si tocca», ma «ai colleghi di governo distratti» ricorda che qui non si «guarda indietro, ma si pensa al futuro e se questo significa essere sfigati, allora lo sono anche io». Seguono gli applausi e i regali degli organizzatori. Non è da meno la leader di FdI Giorgia Meloni, molto acclamata e copiata dal momento che cita Chesterton, e subito dopo lo farà anche Matteo. Niente feto di plastica, «io gli unici pupazzi che conosco sono quelli di Tigro e Dumbo». Salvini parla in una Verona blindata. In contemporanea sfila la manifestazione organizzata da sinistra, sindacati, Non una di meno e associazioni Lgbtq: centomila persone per gli organizzatori, trentamila per la questura, che nel dubbio sigilla con cancellate e blindati tutta l'area interno al Palazzo della Gran Guardia. Solo fumogeni rosa e cori si agitano nell'aria con gli immancabili «buffoni e fascisti» rivolti ai congressisti.
MESSAGGIO DA CINECITTÀ
E' appunto un sabato abbastanza trafficato. Perché nella Capitale, intanto, Di Maio e il sottosegretario alle pari opportunità Vincenzo Spadafora hanno riunito 600 giovani a Cinecittà: una contro-Verona per parlare diprogresso, chiosando: «A Veroni sono fanatici, qui si guarda al futuro». Con il presidente della Camera Roberto Fico che annuncia un convegno sulla famiglia arcobaleno. «Bene, viva tutti: io non sto qui per togliere diritti», risponde a distanza Salvini, indossando una t-shirt pro-life.
La delegazione governativa leghista è composta anche dal ministro e genius loci Lorenzo Fontana e da quello dell'Istruzione Marco Bussetti. Ma alla fine tutti - dal patriarca della Chiesa di Antioca Ignazio III fino a Kotalin Novak, ministra del governo Orban aspettano le parole del titolare dell'Interno. «Io sono divorziato e separato: non mi sento un testimonial della famiglia, ma non giudico e metto al centro i bambini, le mamme e i papà». E così la polemica di giornata inizia a curvarsi lentamente, rubando la scena ai deliri di protagonismo di Forza Nuova, a qualche saluto romano sulle scale del palazzo e agli slogan pacifici dei manifestanti rosa. Di Maio dice che a Verona ci sono solo fanatici del Medioevo.
La risposta di Salvini è calibrata su Spadafora: «Invece di dire fesserie, si occupi di sbloccare le 30mila adozioni che sono ferme». Replica dei 5Stelle: «Le deleghe sono in capo a Fontana». E allora ecco Salvini: «Mi aspetto di più da Conte su questo tema, così come sul business delle case famiglia, piene di strani casi da controllore e controllati», chiosa annunciando forse il prossimo fronte mediatico. Ma a questo punto arriva la stoccata del premier Conte proprio sulle adozioni: «Bisogna rimboccarsi le maniche, lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione». Il presidente del Consiglio premette infatti che la pratica è di Fontana e quindi spetta a lui, «come chiesto da Salvini, rendere le adozioni più veloci». La frittata è fatta anche oggi e il leader della Lega si morde la lingua: non replica. In compenso il ministro Fontana fa sapere che ha chiesto di formalizzare la remissione della delega relativa alle adozioni internazionali a causa del fatto che il presidente Conte ha autonomamente indicato i componenti della struttura Cai (Commissione adozioni internazionali).
«Un grave problema nell'attuazione della delega spiega Fontana che ha costretto il dipartimento famiglia a chiedere di spostare alla segreteria generale della Presidenza i capitoli di bilancio delle adozioni internazionali». Finita? No. Replicano fonti di Palazzo Chigi: «Le deleghe relative alle adozioni nazionali e internazionali sono sempre rimaste in capo al Ministro Fontana. Non c'è mai stata alcuna revoca delle deleghe. La presa di posizione del Dipartimento di Fontana ha provocato una grave situazione di stasi nell'attività della Commissione Adozioni, che si è sbloccata solo grazie alle sollecitazioni giunte proprio dalla Segreteria generale della Presidenza del Consiglio». Sviluppi?

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