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Pescara, 25/04/2024
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Data: 03/02/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ryanair se ne va: «Troppe tasse». Pescara, voli fino a ottobre poi solo Charleroi e forse Bergamo. Trasferiti i 24 dipendenti. Rischio isolamento, bufera sulla Regione: «Collegheremo lo scalo con gli hub principali». La causa della fuga è nell’aumento delle addizionali comunali fissato dal governo. «Stangata da 160 milioni» dice la compagnia

Altro che goodbye: con Ryanair siamo al farewell. L’annuncio della chiusura della base a Pescara dal 27 ottobre suona come un addio da parte della compagnia aerea irlandese. Le conseguenze sono drammatiche: trasferimento ad altra base per i 24 dipendenti nello scalo abruzzese e cancellazione dei collegamenti, ad eccezione di due che non sono stati resi noti (Charleroi e forse Bergamo). I dirigenti delle Risorse umane di Ryanair hanno comunicato la decisione al personale ieri in aeroporto. «I voli per Londra, Francoforte, Bergamo, Barcellona, Dusseldorf, Parigi e Charleroi saranno garantiti sino alla fine dell’estate 2016» dice la Saga riportando una comunicazione ufficiale di Ryanair. Per l’Aeroporto d’Abruzzo è una catastrofe perché con la fuga di Ryanair si va a perdere la compagnia di riferimento grazie alla quale l’Abruzzo in questi anni si è aperto all’Europa ed è cresciuto: una porta che minaccia di chiudersi con conseguenze devastanti per l’economia regionale. Eppure solo il 4 febbraio 2015 il Ceo di Ryanair Michale O’Leary annunciava orgoglioso a Pescara: «Porteremo l’Abruzzo a unmilione di passeggeri l’anno entro il 2018». Ieri l’annuncio della ritirata. I milioni investiti dalla Regione, più volte finiti nel mirino dell’Europa quali presunti aiuti di stato, stavolta non c’entrano visto che non risultano contestazioni. Oggi lo scontro chiama in causa il governo Renzi per l’incremento delle addizionali comunali, da qui la decisione di Ryanair di mollare l’Abruzzo e non solo. Il 22 dicembre scorso il governo ha comunicato di aver portato da 6,5 a 9 euro l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco passeggeri (10 euro per Ciampino e Fiumicino). Da quando è stata introdotta nel 2004, l’addizionale è aumentata nove volte (oggi il 67,7% del costo del biglietto se ne va in tasse): 50 centesimi vanno ai servizi antincendio nella struttura, il resto va ad alimentare il fondo speciale del trasporto aereo per i cassintegrati di altri vettori. Una mazzata per le compagnie, in particolare quelle low cost che puntano tutto sulla prevendita. E’ dunque su una marea di biglietti già venduti che la tassa incide e che non c’è possibilità di recuperare. David O’Brien, chief commercial officer di Ryanair, la vede così: «Questa tassa costerà ai nostri passeggeri oltre 160 milioni di euro l’anno e servirà solamente a finanziare la cassa integrazione dei piloti di Alitalia ed Etihad. Faremo le nostre valutazioni per capire se ci sono i presupposti per continuare ad operare in determinati aeroporti». E Pescara non rientra fra questi.

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