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Pescara, 19/04/2024
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Data: 01/01/2019
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Autostrade per l’Italia blocca gli aumenti del 2019: «Collaborazione con il governo». Freno per sei mesi al rincaro dello 0,81%, ma resta il +6,32% (residenti e pendolari esclusi) sul raccordo Val d’Aosta, altra società del gruppo Aspi. L‘annuncio dopo il congelamento delle tariffe della Strada dei Parchi contro il parere dell’Anas

Autostrade per l’Italia ha bloccato per sei mesi l’aumento dei pedaggi previsti sulla propria rete: lo 0,81%, conferma la società al Corriere della Sera dopo le cifre circolate nei giorni scorsi. L’incremento avrebbe dovuto scattare dalla mezzanotte di oggi. È un’apertura di dialogo con il governo dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova, con la concessionaria messa sotto accusa dall’esecutivo che l’ha ritenuta responsabile del crollo per la cattiva manutenzione dell’infrastruttura. Gli aumenti scatteranno invece nel 10% della rete stradale complessiva nazionale, si deduce dopo le dichiarazioni su Facebook del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: «Ho firmato i decreti grazie ai quali, nel 2019, non scatterà nemmeno un centesimo di aumenti dei pedaggi sul 90% delle autostrade italiane».

Il gruppo Autostrade per l’Italia (Aspi) è la più grande rete autostradale del Paese, con 3.020 chilometri di asfalto, sei società concessionarie (Autostrade per l’Italia, Autostrade Meridionali, Tangenziale di Napoli, Sat- Società Autostrada Tirrenica, Rav-Raccordo Autostradale Valle d’Aosta, Società italiana per il traforo del Monte Bianco), 204 aree di servizio e 7.350 dipendenti. Vi transitano, dichiara la società, circa 5 milioni di viaggiatori al giorno.

Il congelamento degli aumenti riguarda solo Autostrade per l’Italia, non le altre concessionarie del gruppo Aspi. Per la Società Autostrada Tirrenica e Autostrade Meridionali non erano in programma incrementi tariffari e non ci saranno, dichiara Aspi al Corriere, ma restano in vigore quelli previsti sulla tangenziale di Napoli (+1,82%, solo per i mezzi pesanti) e sul Raccordo autostradale Valle d’Aosta (+ 6,32%, esclusi i residenti e i pendolari). «Comunque Autostrade per l’Italia copre circa il 90% della rete del gruppo Aspi — dichiara la società —. E lo 0,81% sarebbe stato l’aumento tra i più bassi di tutte le concessionarie italiane».

La società partecipata dalla famiglia Benetton ha riunito ieri il proprio consiglio d’amministrazione, che ha annunciato la decisione di sospendere l’incremento previsto delle tariffe con un comunicato: «Il cda di Autostrade per l’Italia ha determinato, condividendo tale iniziativa con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, di mantenere sulla propria rete l’attuale livello tariffario, senza quindi applicare all’utenza l’incremento sul pedaggio spettante alla concessionaria». L’amministratore delegato Giovanni Castellucci aveva annunciato in novembre le proprie dimissioni, da eseguire quest’anno: potrebbe accadere, secondo fonti, nelle prossime settimane (ma il manager resta al vertice della controllante Atlantia). Sarebbe stato proprio Castellucci, a quanto si apprende, a portare in consiglio il congelamento delle tariffe, subito approvato dal consiglio d’amministrazione. Autostrade per l’Italia «intende così supportare la crescita e la competitività del Paese, mantenendo a proprio carico l’iniziativa per un periodo di sei mesi in un fattivo spirito di collaborazione con il governo», dice il comunicato del board.

L’iniziativa segue quella della Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade A24 e A25, che il 31 dicembre ha annunciato di avere bloccato gli aumenti previsti di circa il 19% sulla propria rete (approvati dal governo a fine 2017 e previsti dalla convenzione vigente per il 2019) di propria iniziativa, nonostante il parere contrario dell’Anas. Sulle stesse strade in mattinata, al casello L’Aquila ovest, c’era stato un sit-in di protesta di sindaci e amministratori contro gli aumenti.

Fra il ministero dei Trasporti e l’Anas è in corso un braccio di ferro sugli aumenti tariffari. Strada dei Parchi ha emesso ieri un comunicato nel quale si sostiene che l’Anas «esige un tasso d’interesse del 6% annuo al posto del tasso legale del 2% sulle rate posticipate 2018 e 2019 dovute quale prezzo della concessione, pretese reiterate» nonostante la comunicazione del ministero dei Trasporti di sospensione degli aumenti dei pedaggi per A24 e A25. L’Anas attende ancora la nomina del nuovo vertice dopo le dimissioni forzate dell’amministratore delegato Gianni Vittorio Armani, a inizio novembre, e l’annuncio del governo Lega-M5Stelle di separare la società dal gruppo Fs dov’era appena stata fatta confluire per decisione dell’esecutivo precedente.

Il crollo del ponte Morandi ha già inciso sui conti di Autostrade. Nei primi nove mesi di quest’anno il gruppo ha visto scendere l’utile del 18% (rispetto allo stesso periodo nel 2017) a 605 milioni di euro «per l’appostamento di circa 350 milioni quale stima degli oneri derivanti dal crollo di una sezione del Viadotto Polcevera a Genova», dice la comunicazione finanziaria della società. Il traffico sulla rete, sempre nel gennaio-settembre 2018, è aumentato dello 0,3% e il margine operativo lordo del 4% a 11,989 miliardi di euro, mentre i debiti netti sono calati di 568 milioni rispetto al 31 dicembre 2017, toccando gli 8,783 miliardi. Nei prossimi mesi ci saranno molti fronti da discutere fra Aspi e il ministero, a partire dal tema Gronda.

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