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Pescara, 19/04/2024
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Data: 29/04/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Gran Sasso, richiesta di aiuto al governo. Acqua a rischio: ecco la delibera che la giunta approva oggi

PESCARA Non ci sarà nessuna richiesta di stato d'emergenza, ma la nomina di un commissario straordinario e, soprattutto, una deroga sostanziale alla legge che tutela l'ambiente e impone una distanza di almeno 200 metri tra le falde acquifere e i possibili fattori contaminanti. In estrema sintesi, è questo il succo della delibera di giunta regionale che, oggi alle 9,30, il governatore Marco Marsilio e i suoi assessori approveranno prima di inviare la richiesta ufficiale al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.
SVELATA. Ma il Centro ha avuto l'opportunità di leggere la delibera e prima che sia approvata può anticiparne il contenuto punto per punto. Sembra incredibile, vista la portata del problema, ma l'atto della giunta è composto da appena quattro pagine che però appaiono chiarissime nella determinazione della giunta Marsilio di chiedere aiuto al governo per risolvere la madre di tutte le emergenze abruzzesi, quella dell'altissimo rischio di contaminazione delle falde acquifere del Gran Sasso, che riforniscono 700mila abruzzesi ma che convivono con l'enorme infrastruttura del traforo attraversato dall'autostrada A24 che collega Teramo all'Aquila, e l'Istituto di fisica nucleare che ha sede nel cuore del massiccio più imponente dell'Appenino. Tre realtà che non possono stare insieme ma di cui non si può assolutamente fare a meno.
LA CHIAVE. Infatti il passaggio chiave della delibera, che vede il vicepresidente di giunta, Emanuele Imprudente, come promotore e il direttore di dipartimento, Pierpaolo Pescara, come autore, è questo: «Non risulta sostenibile sia rinunciare alle captazioni per uso potabile dell'acquifero del Gran Sasso, non esistendo adeguate fonti di approvvigionamento alternative, sia rinunciare alla galleria autostradale perché ciò comporterebbe gravissime ripercussioni economiche e sociali per l'Abruzzo e per l'Italia centrale, venendo a mancare un'interconnessione strategica tra le zone interne e la costa; né chiudere un'eccellenza mondiale della ricerca scientifica qual è quella dei laboratori dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, perché sarebbe un danno enorme per l'intera nazione». Ma la delibera della giunta parte da lontano e cioè dall'incidente avvenuto nel 2002 «causato da uno sversamento di sostanze provenienti dal laboratorio nazionale del Gran Sasso», e dalla successiva nomina di un commissario ad acta, nella persona di Angelo Balducci, con lo stanziamento di ben 84 milioni di euro per la messa in sicurezza.
RIACCADE. Ma nel 2017, si legge nella delibera, avviene un secondo incidente ambientale, meno grave di quello del 2002, che spinge il vice presidente dell'ex giunta regionale, Giovanni Lolli, a nominare un gruppo di lavoro composto da tutti gli enti interessati: Ruzzo Reti, Regione, Infn, Strada dei Parchi, concessionario dell'A24, quindi Asl, a Arta e Parco nazionale del Gran Sasso. Bisogna aspettare il 2 ottobre scorso per giungere ad una prima svolta, quando la Procura della Repubblica di Teramo, sulla base di una relazione di esperti periti, stabilisce che esiste ancora un rischio permanente «connesso ai centri di pericolo Traforo del Gran Sasso e Laboratori nazionali di fisica nucleare rispetto alle captazioni potabili».Ed è questo atto dei magistrati teramani che spinge la giunta regionale del precedente governo abruzzese ad approvare, il 25 gennaio, un'ulteriore delibera in cui viene stimata in 171 milioni e 923mila euro la somma necessaria per mettere in sicurezza l'acquifero. Subito dopo, il 30 gennaio, la delibera viene trasmessa alla Procura di Teramo. Arriviamo così ai fatti più attuali.
RICORSO. In particolare al ricorso al Tribunale amministrativo presentato dalla società Strada dei Parchi contro la delibera dell'ex giunta Lolli-D'Alfonso, e alla nota del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che esclude Strada dei Parchi dal farsi carico dei lavori per la messa in sicurezza dell'acquifero, e dichiara «necessario definire ulteriori indagini e approfondimenti di competenza degli organi istituzionalmente preposti». Cioè governo e Regione. Che oggi risponde con un proprio atto in cui sottolinea l'impossibilità a rinunciare alla captazione dell'acqua, alla galleria autostradale e all'Istituto di fisica nucleare e ribadisce la «rilevanza strategica nazionale» delle tre strutture. Una rilevanza «ulteriormente complicata dall'impossibilità pratica di sospendere anche solo temporaneamente l'esercizio di ognuno di loro». Una sospensione annunciata da Strada dei Parchi che chiuderà il traforo il 19 maggio. Ma c'è anche un ulteriore ostacolo, sottolinea la giunta, che si rivolge al governo chiedendo una modifica ad hoc della norma che tutela l'ambiente, la 152 del 2006, in particolare dell'articolo 94 che impone la distanza di 200 metri tra falda e infrastrutture che la mettono in pericolo.
QUINDI. Arriviamo alla conclusione e alle tre richieste formulate al premier Conte: «Accertare la condizione di emergenza connessa alle criticità relative alle interconnessioni tra il traforo autostradale, i laboratori di fisica nucleare e l'acquifero». Nominare «un commissario straordinario incaricato della definizione dei progetti e della realizzazione degli interventi strutturali di completa messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso». E derogare alla legge che protegge l'acqua dai grossi rischi.

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