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Data: 13/02/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Maio all'angolo: serve un vero partito Casaleggio lo blocca, Movimento nel caos

ROMA I suoi lo cercano: dove sta Luigi? Non si sa. Ma se i Romani consultavano gli aruspici, i deputati e i senatori M5S compulsano la sua bacheca Facebook. E notano che, strano ma vero, il suo ultimo post è sempre lo stesso. È ancora quello sfornato domenica alle 19.47 per Sanremo. Per correre dietro, strano eh, alla polemica tra Matteo Salvini e Mahmood. Insomma, è martedì mattina e Di Maio ha disertato il vertice di governo a Palazzo Chigi sulla Tav delegando il ministro Riccardo Fraccaro. Motivazione ufficiale: si trova al Mise a incontrare prima l'Anci e poi le Regioni sul reddito di cittadinanza. Sulla sua bacheca però compare ancora, dopo 48 ore, l'endorsement per Simone Cristicchi al Festival con una canzone dal titolo eloquente su cui tutti, anche i suoi, fanno ironia: Abbi cura di me.
Nel frattempo prende quota questo ragionamento, molto sentito dai parlamentari sempre più spaesati e «depressi».
L'idea di strutturare il M5S in un vero e proprio partito. Gira addirittura un organigramma. Uno più largo e uno più stretto. Al momento è tutto nelle mani di Di Maio: è capo politico, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo economico e vicepremier. Troppo. E dunque già domenica sera - a batosta abruzzese acquisita - il giovane leader ne avrebbe parlato a Milano con Davide Casaleggio.
Il senso del suo ragionamento è: non posso fare tutto io, non ce la faccio fisicamente, troppi dossier dentro e fuori il governo. E dunque Di Maio pensa a una sorta di direttorio - esperimento a dire il vero già naufragato - dove piazzare una serie di vice-segretari del M5S. E poi magari anche una pletora di coordinatori regionali. La sua tenzione: coinvolgere i territori, lasciare i ministri a fare i ministri e dare più visibilità ai capigruppo di Camera e Senato , Ciccio D'Uva e Stefano Patuanelli, che saranno poi coadiuvati da un pugno di parlamentari operativi «e in gamba». Un partito dunque.
LO STOP
La notizia esce - con un lancio dell'AdnKronos - ma poi tempo due ore arriva il «no» di Milano. Davide Casaleggio è contrario. E anche Beppe Grillo, il Garante, non vede di buon occhio questa ennesima trasformazione. Da accompagnare alla caduta del tabù di accordi con altre liste civiche e magari di questo passo anche con la fine della regola del secondo mandato. Grillo è nervoso e in serata, nel corso di uno spettacolo a Bologna, dice a proposito della sconfitta alle regionali: «Chiedo solo una cosa, ufficialmente: che ci diano indietro i 700 milioni di euro che gli abbiamo dato l'anno scorso, le 4 ambulanze e gli spazzaneve a turbina...». Il clima è abbastanza impazzito. E alla fine arriva da «fonti M5S» la smentita: niente segreterie nazionale né regionali. Si va avanti così, per ora. Girano di ogni.
In ambienti parlamentari rimbalza anche la suggestione di un cambio al vertice del Movimento. Non con Alessandro Di Battista (la sua efficacia in Abruzzo è stata critica) ma con il premier Giuseppe Conte, che è in cima al gradimento nel governo e potrebbe lui stesso rafforzarsi facendosi leader e trattando alla pari con Salvini. Ma non va bene. E Proprio Dibba in tv, da Floris su La7, rilancia su un «coordinamento territoriale». Nel frattempo si cercano soluzioni a un problema, la crisi dei consensi, che domenica ha fatto capolino e che potrebbe continuare. «Certo, magari alle Europee andremo male come 5 anni fa e Salvini farà il pieno, poi ci riprenderemo e lui calerà come Renzi», dice Giulia Sarti, presidente dalla commissione Giustizia. Lorenzo Fioramonti, viceministro dell'Istruzione, passeggia in Transatlantico: «Il partito leggero com'è per definizione il Movimento non funziona: dobbiamo stare sui territori e non arrivare sempre con il fiato corto». La voglia di darsi una struttura contamina molti, big e peones. Di Maio è alle prese con le spinte del gruppo che non accetta le «ingerenze», le chiamano così, di Casaleggio. La settimana prossima è attesa un'assemblea congiunta. Il vicecapogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, butta acqua sul fuoco: «Nessun dramma, dobbiamo rimodularci, a partire dalla comunicazione. A volte sembriamo un po' antipatici». Alle 22.22 di ieri sera sulla bacheca di Di Maio c'era sempre Cristicchi. Abbi cura di me, fa la canzone.

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