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Data: 14/02/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Grillo denunciato in procura per la frase contro gli abruzzesi. Il comico del M5S nella bufera, le sue parole finiscono in parlamento. Anche Di Maio fa autocritica. Contro di lui Marsilio, Meloni, Pagano, il Pd e tanti altri. Sara Marcozzi lo difende: «Polemiche stupide»

PESCARA Un esposto-querela alla Procura di Roma, dopo le dichiarazioni di Beppe Grillo, affinché la magistratura valuti se esistono, o meno, i presupposti del reato di voto di scambio. A presentarlo è stato il presidente nazionale di Assotutela, Michel Emi Maritato. A scatenare una valanga di polemiche la frase dell'artista genovese, che durante il suo show a Bologna ha chiesto agli abruzzesi di restituire i 700mila euro che i consiglieri regionali M5S hanno restituito alla collettività attraverso il finanziamento del microcredito e l'acquisto di ambulanze e turbine spazzaneve. Un caso, che dopo l'intervento alla Camera del deputato Pd Camillo D'Alessandro è stato portato anche all'attenzione del ministro dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro affinché il ministro dell'Interno, Matteo Salvini riferisca in aula.
L'AUTOCRITICA DI DI MAIO. Un caso sul quale è intervenuto il vice premier Luigi Di Maio, che assicura: «Continueremo sempre a restituire gli stipendi, a regalare le ambulanze, atti di testimonianza importantissimi per spiegare che una politica diversa è possibile», ma che ha anche fatto autocritica per come sono andate le cose in Abruzzo, dopo la sonora sconfitta del M5S che rispetto alle politiche di appena un anno fa ha perso ben 180mila voti. «Dove non siamo pronti», ha detto il leader Cinquestelle citando oltre all'Abruzzo anche il caso della della Sicilia e del Molise, «dobbiamo smetterla di presentarci».
NON VOGLIAMO SOLDI. La sortita di Grillo non è piaciuta al neo governatore Marco Marsilio: «Un comportamento miserabile», ha detto dai microfoni di Radio Rai, «che in altri contesti si chiama voto di scambio. Se uno pensa che siccome ha regalato quattro ambulanze, perché i consiglieri si decurtano un pezzo del loro stipendio, ti dà il diritto a governare l'Abruzzo, forse non ha capito che questa propaganda è servita a ben poco. Hanno preso solo il 20%, con la metà dei cittadini che va a votare. Vuol dire che c'è un abruzzese su 10 che crede alla favoletta dei Cinquestelle che cambiano e salvano il mondo. Non li dessero più, i soldi», ha aggiunto, sostenendo che non è possibile far passare gli abruzzesi come «un popolo di lazzaroni, che meritano di vivere sotto le tende. Sono gli stessi abruzzesi che un anno fa gli hanno dato il 40%. Allora erano sani, forti e gentili, adesso sono diventati un popolo da disprezzare. I Cinquestelle dovrebbero imparare a perdere».
L'IRONIA DI MELONI. A rincarare la dose ci pensa Giorgia Meloni, la leader nazionale di Fratelli d'Italia, il partito che ha designato il candidato del centrodestra che ha vinto le elezioni: «Beppe», ironizza sul suo profilo Facebook, «capisco che vi state facendo prendere la mano dall'analisi costi-benefici, ma questo si chiama voto di scambio».
DENARI DELLO STATO. Profondamente sconcertato dalle parole pronunciate da Beppe Grillo, il senatore e coordinatore regionale di Fi, Nazario Pagano. «Vorrei ricordare al signor Grillo», dice, «che quei soldi provengono dalle casse dello Stato: sono denari pubblici, semplicemente stornati. La bassezza di queste affermazioni, a cui lui e il Movimento Cinque Stelle ci hanno tristemente abituato, è ancora più grave se si pensa ai disagi subiti dagli abruzzesi per il maltempo e ai morti che ha provocato. Torna subito alla mente, la tragedia di Rigopiano, dove Luigi Di Maio non si è risparmiato la passerella prima del voto».
INTERVENGA SALVINI. Anche il deputato del Pd, Camillo D'Alessandro, ieri nell'aula della Camera, ha stigmatizzato le dichiarazioni di Grillo, riferendo anche di «catene di troll e gruppi organizzati sulla Rete che in questi giorni stanno violentemente offendendo il popolo abruzzese, reo di non aver votato come loro ritenevano dovessero fare. Non stiamo parlando di giudizi politici, ma di auguri morte agli abruzzesi. L'Abruzzo», ha detto, «viene rappresentato con immagini sconvenienti di escrementi e prostitute. Chiediamo al ministro dell'Interno di venire in Aula, perché attraverso la polizia di Stato vengano individuati e perseguiti i responsabili di questi violenti attacchi».
NON È SATIRA. Per la deputata Dem abruzzese, Stefania Pezzopane, «la battutaccia contro gli abruzzesi di Beppe Grillo non è satira. Ci troviamo di fronte alla esplicitazione di una rabbia politica dovuta al flop elettorale dei pentastellati, alla presa d'atto della loro incapacità ad amministrare il Paese e gli enti locali. Grillo è arrabbiato per il nuovo scenario politico che vede un nuovo centrosinistra civico e popolare alternativo alla destra sovranista. E i 5 Stelle sempre più irrilevanti. Vorrei ricordare al tragi-comico nazionale che il Pd, con quella che loro chiamavano legge mancia, ha destinato 11 milioni di euro al territorio del cratere 2009. Ora che hanno loro in mano il destino dei terremotati, con un sottosegretario e un commissario di loro nomina, da nove mesi tutto fermo. La satira, dunque, non c'entra nulla. Si tratta di un messaggio grave».
IL CODICE PENALE. «Elargire denaro o altre utilità (ambulanze, turbine) in cambio di voti, dice invece Riccardo Chiavaroli, ex consigliere regionale, «è un reato punito dall'articolo 416-ter codice penale, con pene da 6 a 12 anni. Chi può lo ricordi a Grillo».Interviene anche il presidente del Consiglio comunale dell'Aquila, l'avvocato Roberto Tinari: «Il consenso non è una compravendita. Provo una infinita tristezza», scrive, «per le affermazioni di Beppe Grillo sugli abruzzesi che, in seguito al risultato elettorale insoddisfacente del Movimento in Abruzzo, secondo il comico genovese dovrebbero restituire quanto ricevuto. Il fondatore dei pentastellati, di cui ho pur condiviso alcuni obiettivi programmatici, si è reso protagonista di una politica misera e di basso livello. Il bene si fa ma non si rivendica. Richiedere i soldi agli abruzzesi è un'azione riprovevole perché non è con il denaro che si comprano i consensi».
PAROLE INTIMIDATORIE. Un altro intervento è quello di Renato Schifani, ex presidente del Senato: «Le parole intimidatorie di Beppe Grillo contro gli abruzzesi», afferma, «l'ostinazione immobilista sulla Tav mascherata dietro un'analisi costi-benefici sulla cui attendibilità aleggiano molti dubbi; la crisi di coscienza sul caso Diciotti che mette l'uno di fronte all'altro il giustizialismo genetico e il realismo di governo. Per il M5S è arrivata la resa dei conti. L'alleanza con la Lega», prosegue «sta facendo deflagrare le contraddizioni e la conflittualità interne al Movimento, mentre la totale assenza di cultura di governo sta portando l'elettorato ad accorgersi del grande inganno grillino. Per i pentastellati è iniziata una fase di declino», conclude.
CRIMI SI DISSOCI. Paolo Trancassini, parlamentare e sindaco di Leonessa, si augura che «tutto il M5S e soprattutto il senatore Crimi che ha la delega alla ricostruzione si dissocino da queste gravi dichiarazioni». Fabio Rampelli, vice presidente della Camera ironizza: «Se tanto mi dà tanto...che succederà con il reddito di cittadinanza»? Per il deputato di FI, Claudio Pedrazzini «le parole triviali e inaccettabili sull'Abruzzo dimostrano la concezione grillina della responsabilità di governo: un baratto elettorale». ERA SOLO UNA BATTUTA. E infine Sara Marcozzi, la candidata del M5S alla Regione, che liquida tutto come «polemiche stupide. Era uno spettacolo comico in cui ha detto una cosa provocatoria, per far ridere, ma qui ormai ci si attacca ad ogni cosa. Quella di Grillo era ovviamente una battuta comica, può piacere o no, ma era una battuta. Nessuno ha chiesto o chiederà mai indietro alcunché». In attesa , conclude «che anche Pagano, Pezzopane e Rampelli donino agli abruzzesi 150mila euro a testa come ha fatto ognuno dei consiglieri regionali del M5S».

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