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Pescara, 19/04/2024
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Data: 11/12/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Tav, i sindaci dicono sì C’è l’ipotesi referendum. La Città Metropolitana a favore dell’Alta velocità. Chiamparino: «Far presto» I No Tav: «Mossa elettorale». La Lega pensa a un voto popolare, frenano i 5s

Si fa largo l'ipotesi di un referendum sulla Tav. A parlarne, nel giorno in cui la Città metropolitana di Torino si è espressa a favore dell'opera di fatto neutralizzando il voto contrario del Comune, è il vicepremier Matteo Salvini. «Aspettiamo il rapporto costi e benefici, ma se non si arrivasse a una decisione, chiedere ai cittadini cosa ne pensano può essere una strada», è la proposta del leader leghista. «Il Tav va fermato a prescindere dalle promesse avanzate tra un caffè e l'altro», è la dura replica della base pentastellata, ma il vicepremier Luigi Di Maio non sembra chiudere all'alleato anche se ricorda: «se lo chiede un numero qualificato di cittadini, i regolamenti prevedono che si deve fare. È la legge che lo deve concedere... ». Il referendum potrebbe dunque essere la strada per uscire dal dibattito infinito sull'infrastruttura. Un «tema divisivo», per la sindaca Chiara Appendino, messa sotto in Città metropolitana dalle opposizioni. La mozione di centrodestra e di centrosinistra che la impegna «a riconoscere i benefici dell'opera per l'intero territorio metropolitano e a svolgere ogni azione finalizzata a sostenerne la realizzazione nei tempi previsti» ha incassato il sì di 169 sindaci. «Oggi ha parlato il territorio, attraversi i sindaci hanno parlato i cittadini e il tessuto imprenditoriale ed economico che rappresentano», commenta Vincenzo Barrea (Pd), che con Paolo Ruzzola per il centrodestra è il primo firmatario della mozione. «Poco importa se la maggioranza in Comune ha impegnato l'Appendino ad assumere la posizione opposta: lì hanno parlato i partiti, qui è andata diversamente». «Aspettiamo la conclusione dell'analisi costi benefici e l'analisi giuridica su eventuali costi di sospensione dei lavori, che dovrebbero essere concluse entro fine mese», ripete come un mantra la Appendino. Ma la sconfitta, sul piano politico, è evidente. Dall'opposizione c'è chi parla di «commissariamento », altri addirittura di «sfratto». «Il voto ha fatto giustizia di cosa pensa sulla Tav e sulla crescita del Piemonte la comunità dell'area torinese rappresentata dai suoi sindaci e non da chi è venuto da altre parti d'Italia, in alcuni casi con il treno ad Alta Velocità», sostiene il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Il governatore piemontese non sembra fidarsi dell'ipotesi referendum avanzata da Salvini. «Non sia un alibi da parte del governo per non assumersi la responsabilità di decidere, scaricando sui tecnici la scelta e allungando i tempi», è la preoccupazione del governatore, che torna a chiedere una decisione «in tempi brevi», per non rischiare di ritardare ancora i bandi di gara. Ogni mese di ritardo costerebbe all'Italia qualcosa come 75 milioni di euro, anche se la cifra è stata negata dal ministro pentastellati per i Trasporti, Danilo Toninelli. «Decidano in tempi brevi - insiste Chiamparino - e se sarà no io per primo chiederò al Consiglio regionale di indire un referendum. Poi, se si vuole, potrà essere esteso ad altre regioni ». I No Tav non ci stanno. Il voto in Città metropolitana, sostengono, «è una mossa elettorale di centrodestra e centrosinistra per provare a rispondere, senza successo, ai 70mila della manifestazione di sabato». E «la presenza delle madamin, che hanno anche chiesto di intervenire, certifica il livello politico da ultima spiaggia della politica sì Tav torinese».

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