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Pescara, 19/04/2024
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Data: 12/02/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Qui Teramo - Un voto su tre al Carroccio. Legnini tiene nel capoluogo. Astensionismo da record, delusione per il Movimento 5 Stelle, crollo Pd. Pepe: «Lavorerò dall'opposizione». L'ex rettore D'Amico non ce la fa

TERAMO Se l'Abruzzo si scopre regione di centrodestra a trazione leghista, la provincia di Teramo allora è arcileghista. Perché nel 50,96% ottenuto da Marco Marsilio in provincia, risultato superiore al 48,03% ottenuto dal neogovernatore di Fratelli d'Italia in tutta la regione, spicca il dato della Lega: un 33,16% nettamente al di sopra del 27,53% della lista salviniana in Abruzzo. Qualche era geologica fa (che in termini di mutamenti politici corrisponde a meno di un decennio) il Teramano era stato in più di un'occasione la riserva aurea del centrosinistra; adesso l'ex sindaco di Campli Pietro Quaresimale, può spadroneggiare dall'alto delle sue 8830 preferenze personali, di gran lunga il più votato in provincia e secondo in Abruzzo. Un trionfo, quello del centrodestra e della Lega in particolare, netto e indiscutibile, che non ammette repliche. Ma forse non è un caso che all'exploit leghista si sia accompagnato il più alto tasso di astensione di tutto l'Abruzzo: in provincia di Teramo, infatti, il calo dei votanti rispetto alle precedenti regionali è stato del 13 per cento, il minimo storico da queste parti. E quindi forse non ha tutti i torti chi pensa che a disertare le urne siano stati molti teramani che alle politiche avevano votato M5S, delusi forse dal governo giallo-verde, e del resto il 18,31% di voti per Sara Marcozzi (risultato inferiore a quello regionale) starebbe lì a dimostrarlo: la conseguenza è che con un tasso di astensione così elevato, la percentuale del centrodestra, non più controbilanciata dal voto ai 5 Stelle, è aumentata. Non è sicuro che sia andata proprio così, ma l'ipotesi appare plausibile, anche perché la performance di Giovanni Legnini in provincia di Teramo è stata, seppur di poco, inferiore a quella regionale ( 30,23% a Teramo, 31,28 in Abruzzo) e quindi non avrebbe beneficiato più di tanto dell'astensione.
IL CASO TERAMO. Successo netto e indiscutibile, dunque, ma non del tutto uniforme, nel senso in qualche realtà il centrodestra ha vinto un po' meno. Una certa sorpresa la destano i risultati del capoluogo dove Marsilio si è fermato (si fa per dire) al 45,23 % e la lista della Lega al 27,11%, sei punti in meno del dato provinciale. Voti che non sono finiti ai 5 Stelle (la Marcozzi con il 17,62% a Teramo città è andata anche peggio che nel resto della provincia), ma, un po' a sorpresa sono andati a Legnini: 9683 voti pari al 36,79%. Non lo si può definire un successo, visto che ha perso, ma nelle macerie in cui le elezioni politiche hanno lasciato il centrosinistra si tratta di un risultato più che incoraggiante. Un dato che fa il paio con quello di Gianguido D'Alberto alle comunali, il sindaco che ha vinto con una forte connotazione civica, la stessa che Legnini (che all'esperienza teramana si è apertamente ispirato) ha voluto dare alla sua coalizione. Ma a differenza di quanto accaduto alle comunali, questa volta il Pd non ha avuto un ruolo trainante in termini di voti, al contrario: la lista più votata è stata quella di Legnini presidente (13,79%), con il buon risultato personale, anche se non sufficiente per conquistare un seggi, dell'ex rettore Luciano D'Amico; il Pd è arrivato terzo, (6,36%), superato anche dal lista Abruzzo in Comune trainata dai voti di Sandro Mariani. Per il Pd locale un segnale che dovrebbe far riflettere.
MASTROMAURO E MASTRILLI. In leggera controtendenza anche Giulianova, ma in tal caso sono stati i 5 Stelle a superare il dato provinciale con il 24,95% ottenuto dalla Marcozzi e le preferenze dell'ex consigliera comunale Margherita Trifoni (862 voti a Giulianova su un totale di 1972). Tuttavia, ci sono due risultati politicamente più rilevanti a livello cittadino. Il primo riguarda l'ex sindaco Francesco Mastromauro: dei 1021 voti raccolti in totale solo 454 sono arrivati dalla città che ha amministrato fino a pochi mesi fa. L'altro è che il candidato locale della Lega Gianni Mastrilli ha preso solo 1509 voti, ultimo tra i sette candidati del Carroccio nella circoscrizione provinciale. Un risultato assolutamente deludente nella valanga di voti salviniani che ha inondato la provincia teramana e la stessa Giulianova.
EFFETTO GINOBLE. Anche a Roseto il centrodestra fa una piccola frenata (43,57 % per Marsilio) e a beneficiarne è Legnini che conquista il 34,76% dei voti. Anche in questo caso non un successo, ma un risultato incoraggiante, trainato questa volta dal Pd, la lista più votata della coalizione con il 15,52% dei voti, mentre la lista Legnini presidente raccoglie il 9,81%. La candidata locale dei Dem Teresa Ginoble ottiene nel complesso (cioè in tuta la circoscrizione provinciale) 2820 voti con una solida base rosetana. In linea con il dato provinciale e regionale, invece, il risultato dei 5 Stelle: per la Marcozzi 20,66%.

Pepe: «Lavorerò dall'opposizione». L'ex rettore D'Amico non ce la fa

TERAMO Nelle parole degli sconfitti non c'è tanto l'amarezza per il risultato quanto l'orgoglio per aver affrontato una sfida titanica. Ai ringraziamenti rivolti a elettori e candidato presidente Giovanni Legnini, al fianco del quale si sono battuti, e fatti gli auguri di prassi ai vincitori, con in testa Marco Marsilio, i rappresentanti del centrosinistra sottolineano la durezza del confronto con il centrodestra a trazione Lega.«Abbiamo lottato contro una bufera», osserva l'assessore regionale uscente Dino Pepe, rieletto nelle file del Pd con oltre 5.400 preferenze. «Continuerò dall'opposizione a lavorare per la provincia di Teramo con educazione e impegno», afferma l'ex sindaco di Torano che ha dovuto affrontare anche una concorrenza spietata in Vibrata e una fase di scarsissima attrattività del suo partito. «Non ho mai pensato di candidarmi altrove», dice con un pizzico di polemica verso esponenti del Pd che hanno scelto liste civiche, «considerate le difficoltà, a partire dalla forte spinta della destra, sono soddisfatto del mio risultato».Non ce l'ha fatta, invece, il consigliere uscente Luciano Monticelli, ricandidato anche lui nel Pd ma finito terzo in lista alle spalle di Pepe e della rosetana Teresa Ginoble. «Dispiace», ammette, «Giovanni ha fatto un bel lavoro, ma abbiamo scontato la forza della Lega». Il tentativo di ribaltare il pronostico, cogliendo una vittoria a sorpresa, non è riuscito. «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo», conclude l'ex sindaco di Pineto che nel risultato della coalizione vede anche un risvolto positivo, «il centrosinistra è vivo e vegeto, dobbiamo guardare avanti».Non rientra in consiglio neppure Giorgio D'Ignazio, che nel corso della legislatura appena conclusa è passato dal centrodestra, con cui era stato eletto cinque anni fa, alla maggioranza rivestendo il ruolo di assessore. «Si sapeva che la Lega avrebbe preso tanti voti, ma è andata oltre quello che mi aspettassi», confessa, «in bocca al lupo a Marsilio, nella speranza che faccia cose buone per l'Abruzzo». Per D'Ignazio è un momento di svolta: «Dopo vent'anni di attività politica vissuti con grande impegno e senza nessun problema giudiziario ci vuole una pausa di riflessione, torno a ritmi di vita più normali». Il suo non è un addio alla politica. «Vedremo in futuro», conclude, «se ci sarà bisogno di un vecchio come me».Per Luciano D'Amico la valutazione del risultato è positiva, nonostante la sconfitta del centrosinistra e la sua mancata elezione nella lista "Legnini presidente". «Il progetto politico ha ottenuto un bel riscontro», spiega, «era impensabile qualche mese fa». Il centrosinistra, secondo lui, può ripartire dalla proposta messa in campo dall'ex vicepresidente del consiglio superiore della magistratura. «Quel che conta è la validità del progetto», evidenzia l'ex rettore, «non chi va a fare il consigliere di opposizione». Anche D'Amico fa riferimento all'effetto bufera della Lega. «E' in questi momenti però che bisogna impegnarsi», conclude, «non quando il vento è calmo e la barca va avanti da sola». Il sindaco di Crognaleto Giuseppe D'Alonzo sottolinea il risultato della lista in cui era candidato, "Abruzzo in Comune". «Il nostro gruppo elegge un consigliere», afferma riferendosi a Sandro Mariani, «significa che qualcosa, dopo lo strappo con il Pd, abbiamo consolidato». Per lui c'è anche la soddisfazione del consenso raccolto tra i suoi concittadini. «Ho ancora il sostegno del mio comune», fa notare prima di allargare lo sguardo alla coalizione: «Il contenitore si sta costruendo, le premesse per ricostruire il centrosinistra ci sono, ma nel Pd è necessaria una riflessione».

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