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Pescara, 28/03/2024
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Data: 29/05/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Teodoro, il grande sconfitto «Tornerò più forte di prima». Dal 1994 Gianni è stato assessore, vice sindaco, consigliere comunale e provinciale. «Gli amici non hanno avuto la schiettezza di dire che seguivano i leader nazionali» dopo il voto»

PESCARA «I pescaresi mi rivedranno a Palazzo di Città con certezza matematica». Rilancia Gianni Teodoro, l'escluso eccellente di questo nuovo consiglio comunale per il quale si era presentato come candidato sindaco con la lista che porta il suo nome. È uno stop che arriva dopo 29 anni, durante i quali Gianni Teodoro, con i fratelli maggiori Maurizio e Piernicola, ha occupato a turno più o meno tutte le poltrone della politica locale. Nei consigli di quartiere, in Comune, alla Provincia, in Regione (Maurizio) e, nel caso di Gianni, anche come assessore nelle due giunte Pace, nella giunta Mascia, con la giunta Alessandrini, vice sindaco di D'Alfonso e, ancora, presidente del consiglio di amministrazione dell'ex Gestione governativa. Gianni Teodoro, qual è il suo sentimento dopo il risultato elettorale: 1.673 voti, il 2,62%, la metà di quanto preso al primo turno del 2014?Nessun sentimento, se non la consapevolezza che il territorio è lo specchio nazionale. Questo risultato non mi ha meravigliato, ce l'avevo chiaro. Gli italiani non guardano più alla capacità e alla dedizione al lavoro di un consigliere o un assessore. Oggi guardano ai leader nazionali e ai libri dei sogni che propongono. Il popolo ama sognare, ma quando si sveglia toglie i consensi. È successo con Renzi e con i 5 Stelle, portati in alto e poi sfiduciati. Farà la stessa cosa con la Lega di Salvini.Però in questa campagna elettorale lei ha sempre detto di farcela. Ero certo di riuscire perché pensavo che il mio lungo lavoro nell'amministrazione avrebbe premiato me e la lista che rappresentavo.È deluso?Nessuna delusione. I candidati della mia lista hanno parlato lo stesso linguaggio di sempre con amici e conoscenti, senza che invece questi amici e conoscenti abbiano avuto la schiettezza di dire che seguivano le indicazioni nazionali.Non sarà che le hanno scippato le periferie, suo territorio di appartenenza e storico bacino elettorale? Io non ho mai avuto il passepartout per le periferie. In passato hanno votato in modo massiccio me e altri schieramenti, ma con una differenza: io mi sono sempre battuto contro il degrado, per collegare le periferie al centro cittadino. L'ho fatto mettendoci la faccia, con una disponibilità totale. Il metodo T. Che cos'è il modello T?T come Teodoro. Non amo gli slogan ma in campagna elettorale ne ho sentiti tanti che ho tirato fuori il mio: modello Teodoro.In che cosa consiste?Il modello Teodoro ha cambiato in venti anni gli assetti urbanistici di quel territorio, mi riferisco a San Donato dove ho migliorato le infrastrutture, le scuole, le parrocchie, il mondo dell'associazionismo. Oggi San Donato è un quartiere integrato e aperto al contesto cittadino, ma ci sono territori ancora in difficoltà per colpa di chi in passato doveva e non è riuscito a integrarli. Io i miei impegni li ho mantenuti.Di che cosa va più fiero?Il palazzetto Papa Giovanni Paolo II. Fu elemento di rottura con l'allora sindaco Carlo Pace che aveva una visione più generale della città mentre io mi battevo per le periferie. Lo ha fatto un po' da destra e un po' da sinistra. Solo e sempre per tutelare i miei elettori. Quando ho lasciato le poltrone, come quella di assessore, come fu dopo cinque mesi nella giunta Mascia lo feci per passare all'opposizione. Mai il contrario.Oggi è fuori. Mi sento alleggerito dal peso della responsabilità istituzionale delle tante deleghe che ho ricoperto. Ma continuerò a fare politica per la mia città. La politica cambia così velocemente che ci possiamo attendere dall'oggi al domani che si rimischino le carte. A tanti livelli. Un pensiero alla Lega?Non ci penso proprio. Sono lontani un miliardo di anni luce da me.Tre fratelli su quattro in politica: le dà fastidio quando vi definiscono "dinasty"?No. La nostra è stata una passione vera per il territorio. A San Donato siamo arrivati nel 1968 quando avevo tre anni e ci assegnarono la casa popolare. Mia madre casalinga, mio padre agente di commercio, di politica non si è mai parlato in casa, ma ci hanno insegnato l'educazione e l'onestà. Siamo cresciuti all'ombra della parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata, è lì che è maturata la nostra passione. E non è un caso se in una campagna elettorale dura come questa, abbiamo raggiunto comunque 1800 persone. Chi ha iniziato dei tre ?Maurizio, il maggiore. Classe 1956. É stato consigliere di circoscrizione, consigliere comunale, assessore comunale e poi per due legislature consigliere regionale con la Margherita. Poi io. Sono del 1964, nel 1985 mi preparai per la prima elezione al consiglio di quartiere di cui sono stato presidente nel 1990, a 25 anni. Poi è arrivato Piernicola, più grande di me di un anno, che entrò nel consiglio di quartiere nel 1994 quando mi candidai per la prima volta per il consiglio comunale con il Ccd e venni eletto con circa 500 voti con il sindaco Pace. Sempre con Pace sono stato rieletto nel 1998, primo degli eletti, mille voti. Ho fatto l'assessore, ma me ne andai nel 2001. E mi chiamarono a presiedere il consiglio di amministrazione della Gestione governativa. L'ho fatto per tre anni con risultati straordinari. Poi nel 2003 appoggiai D'Alfonso al ballottaggio e feci il vice sindaco. Dopo i cinque anni mi sono ricandidato, venni rieletto ma andai all'opposizione della giunta D'Alfonso. Quando si tornò a votare venni rieletto con due consiglieri e fui chiamato dalla giunta Mascia ma dopo cinque mesi mi dimisi. Per sette anni consigliere provinciale, mi candidati alle regionali del 2014, ma 2500 voti non sono bastati. E poi mi ha chiamato Marco Alessandrini come assessore.Teodoro tornerà?Tornerò. Oggi mi vedo fuori dal Consiglio, domani sono certo che lavorando con maggiore attenzione tornerò a fare i risultati di un tempo. I pescaresi rivedranno Teodoro a Palazzo di città con certezza matematica.

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