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Data: 14/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Salari, nessuna sanatoria ora Roma scelga il rigore». Parla il sottosegretario Angelo Rughetti: gli strumenti ci sono, il commissario li usi. «No a leggi speciali per la Capitale, i premi di produttività non potranno andare a tutti».

ROMA Angelo Rughetti, sottosegretario alla funzione pubblica, prima di entrare nel merito della questione fa una premessa. «Penso», dice, «che la vicenda del salario accessorio dei dipendenti del Comune di Roma vada tenuta fuori dalla campagna elettorale, perché», sostiene, «si rischia di aggiungere confusione a confusione, ed invece le famiglie coinvolte meritano rispetto».
Certo deve ammettere che a poche ore dal termine per compilare le buste paga di gennaio, già fatto slittare dal commissario Francesco Paolo Tronca, non è che la confusione difetti. I dipendenti sono in agitazione, rischiano di ritrovarsi con stipendi tagliati del 30%. Come se ne esce?
«Una soluzione va sicuramente trovata. Oggi c’è un pezzo di retribuzione stabile di cui i dipendenti hanno goduto ma che non trova una giustificazione normativa. È una lacuna che va colmata».
In che modo? Qualcuno invoca un nuovo intervento del governo...
«Sanatorie non sono possibili. Questo non è il governo dei condoni, ma il governo che cerca di trovare soluzioni ordinate ai problemi all’interno di regole generali che valgono per tutti. Dunque credo che la questione non vada inquadrata nella visione di un’eccezionalità per il Comune di Roma, ma all’interno di una cerniera di carattere nazionale. Amministrazioni che si sono trovate nelle condizioni del Campidoglio, del resto, a me risulta che ce ne sono diverse».
Nel concreto la soluzione che sta emergendo è quella di alzare la parte fissa del salario accessorio, riducendo quella variabile. Anche perché Roma nel confronto con le altre città italiane ha una quota di retribuzione variabile più elevata. Il punto è chi deve prendere questa decisione: il governo o il commissario?
«Dal punto di vista strettamente giuridico, nel 2009 con la legge 42, si è dato vita ad un nuovo ente, Roma Capitale. Non è solo una definizione letterale, da quella data è subentrato un nuovo soggetto giuridico. Tant’è vero che il debito pregresso è stato attribuito ad un commissario. Faccio notare che anche il Patto di stabilità del Comune di Roma è stato regolato diversamente proprio in virtù di quella norma».
Questo per dire cosa?
«Per dire che, se questo fatto è già acclarato nell’ordinamento, possa anche essere utilizzato per ricostruire le modalità attraverso le quali si ricostituisce il fondo del salario accessorio e le modalità attraverso le quali il fondo viene distribuito ai dipendenti. Ma una cosa deve essere chiara. La soluzione non deve mettere in forse la meritocrazia. I premi legati alla produttività non potranno andare a tutti».
In base a questo ragionamento mi pare di capire che dal suo punto di vista è il commissario che deve intervenire...
«Se questa interpretazione viene seguita penso che, come è accaduto in passato, l’amministrazione cittadina possa adottare un atto proprio con il quale ridefinire questi parametri. Ovviamente non lo farà nelle segrete di una stanza ma, come prevede la legge, sentendo i sindacati. C’è disponibilità del governo ad accompagnare questo percorso».
L’amministrazione Marino aveva chiesto un parere all’Aran, l’agenzia governativa che si occupa di contratti pubblici. È un passaggio necessario?
«L’Aran può essere chiamata a specificare i contratti, non certo a dire se Roma è o non è un ente nuovo».
Ieri il deputato del Pd Marco Causi, ex assessore del Comune di Roma, ha presentato un emendamento firmato anche da Ncd, per dire che Roma può utilizzare come benchmark per ridefinire il salario accessorio quello pagato nei capoluoghi di provincia con più di 300 mila abitanti. La sostanza sembra la stessa...
«Sugli emendamenti proposti dal gruppo Pd il governo farà una valutazione sia tecnica che di opportunità politica. Mi sembra però, che l’emendamento vada nella direzione di creare una norma speciale per Roma. Diversi, invece, gli emendamenti proposti dall’Anci, con i quali viene affrontata la questione dal punto di vista generale. Se tante amministrazioni hanno avuto problemi con i fondi per la produttività, c’è un problema di chiarezza delle norme che quindi vanno riviste, ma per tutti, non solo per Roma».

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