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Pescara, 29/03/2024
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Data: 05/12/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Appalti, il governo cambia subito il codice. Niente gara per i lavori sotto i 2,5 milioni

ROMA Tripla mossa immediata e poi, nel giro di un anno, una riforma organica più complessiva. Il governo, come avevano promesso i vicepremier Salvini e Di Maio, accelera sulla revisione del codice degli appalti ed ora è pronto ad approvare, all'interno del decreto legge in materia di semplificazioni, alcune modifiche al testo. Sono appunto tre le correzioni che Palazzo Chigi si prepara a mettere nero su bianco. E la più importante è senza dubbio il rialzo delle soglie per le procedure semplificate, portando così il tetto dell'importo delle opere da 1 milione a 2,5 milioni. «Si consente alle stazioni appaltanti si legge nella bozza di documento messo a punto dai tecnici del governo di ricorrere alla procedura negoziata a inviti (ad almeno 15 operatori) per l'affidamento dei lavori di importo inferiore a 2 milioni e 500 mila euro, fermo restando l'obbligo di ricorrere alle procedure ordinarie per l'affidamento dei lavori pari o superiori a questa soglia». Questa scelta, che punta a coinvolgere gli operatori più piccoli, è stata criticata dall'Ance. «Elevare la soglia delle procedure negoziate senza bando a quella soglia, vuol dire che il 90% dei lavori verrà di fatto sottratto a meccanismi di concorrenza e trasparenza del mercato» ha fatto notare l'Associazione nazionale dei costruttori guidata da Gabriele Buia. L'Ance, convocata per oggi in audizione parlamentare sul tema, ha censurato anche le altre due riforme che stanno per essere licenziate. Il governo si prepara infatti anche ad estendere il massimo ribasso dagli attuali 2 milioni fino alla soglia comunitaria di 5 milioni. «Una scelta che va nella direzione opposta rispetto all'esigenza di garantire la realizzazione delle opere in qualità, con costi e tempi adeguati» ha commentato ancora Buia. Il terzo punto riguarda la possibilità, di esaminare l'offerta economica senza aver verificato se il concorrente abbia i requisiti per eseguire l'opera. In poche parole, mentre fino ad oggi prima di poter partecipare alla gara era necessario essere in regola con la busta amministrativa, dopo la riforma questo passaggio avverrà casomai dopo l'aggiudicazione. Evidente la ratio: eliminare i controlli e i passaggi burocratici. Chiare anche le obiezioni: in questo modo chi sarà battuto farà pressioni, ad esempio sui Comuni, per ostacolare in tutti i modi il vincitore facendolo apparire inidoneo.
DETTAGLI
Ovviamente, queste modifiche non rappresentato che un primo assaggio di una operazione molto più ampia, che richiederà tempi più lunghi e passerà quindi per una legge delega. Il ridisegno della normativa dovrà tenere conto dei suggerimenti dell'Anac. Nell'ultimo intervento pubblico sul tema della riforma del Codice Appalti, il presidente Raffaele Cantone ha spiegato che occorre rivedere i livelli di progettazione sottolineando che «tornare all'appalto integrato credo sia suicida in quanto rappresentava un sistema nel quale di fatto si davano tutte le chiavi all'impresa mentre la responsabilità deve rimanere alla stazione appaltante» Un altro tema caldo è quello delle cause di esclusione perché, ha riconosciuto Cantone, «in questo momento rappresentano il problema maggiore per gli appalti che non si riescono a fare. I motivi di esclusione sono diventati una corsa a ostacoli ai limiti dell'incredibile».

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