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Pescara, 29/03/2024
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Data: 05/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Vertenza Val Pescara l’appello della Cgil «Si applichi il Jobs act». Ronca chiede a D’Alfonso più risorse per lavoro e sviluppo «Va rilanciato il tessile nell’area vestina e la chimica a Bussi».

Per Bussi non ci sono più alibi. Per il tessile non si può più rimandare o sarà la morte dell’area vestina e le poche aziende che fanno registrare dati positivi hanno l’obbligo di iniziare a considerare «i giovani lavoratori come persone in carne ed ossa e non semplici pezzi di un ingranaggio».
Il segretario provinciale della Filctem-Cgil Domenico Ronca si rivolge direttamente al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, perché faccia finalmente sentire la sua voce per una crisi del lavoro che, ha aggiunto Ronca, «non solo non è finita, ma nel 2016, soprattutto in alcuni settori, potrebbe addirittura peggiorare». Quello che rischia di più è il settore tessile: «Abbiamo avuto una drammatica fine del 2015 - spiega il segretario Cgil - con la Inco del gruppo Zegna che continua sì a lavorare con le esternalizzazioni, ma che qui ha chiuso mandando a casa 35 lavoratori. Alla Brioni di posti se ne sono persi 60 e a maggio scadranno i contratti di solidarietà. Nel complesso, dall’inizio della crisi i posti di lavoro persi nel tessile, e dunque molti in campo femminile, sono stati più di 1300». Come è successo? Non investendo. «Erano 11 milioni di euro le risorse europee destinate a sviluppo e investimento a disposizione della Giunta Chiodi. Pochi quelli utilizzati - rincara Ronca -. Chiediamo perciò a D’Alfonso di dirci se quei soldi ci sono ancora e, se sì, a quanto ammontano quelle ancora spendibili o se si finirà come accaduto con il protocollo d’intesa sul Made In Italy firmato e rimasto al palo».
Al palo resta anche la situazione del polo chimico di Bussi per la quale però, dice con fermezza il segretario, «alibi non ce ne sono più. Con l’appalto sulle bonifiche non ci sono più vincoli o obblighi si passaggio dei terreni al Comune. D’Alfonso convochi tutte le parti al tavolo così che la Solvay ci dica se è davvero interessata a reinvestire nell’area o fino ad ora ha solo scherzato».
Un ultimo appello Ronca lo rivolge direttamente alle aziende. Quelle che, nonostante la crisi, continuano a far registrare dati positivi, ma che «per ideologia continuano a guardare ai lavoratori sotto i quarant'anni come semplici ingranaggi di un sistema. La Fater ha circa 160 lavoratori somministrati - spiega -. Con il Jobs Act è nelle condizioni di assumere a tempo indeterminato, ma non lo fa e come lei non lo fanno in molti. Perché? Perché vivono ancora di quell’ideologia per cui un lavoratore precario è più produttivo. Non è vero. E' soltanto più ricattabile». Azienda che Ronca invita quindi a seguire l’esempio dell'Alfa Wassermann di Alanno «con cui abbiamo raggiunto l'accordo per la stabilizzazione di venti lavoratori». Il 2016, conclude Ronca, «sarà l'anno della contrattazione inclusiva per superare la precarietà».

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