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Pescara, 25/04/2024
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Data: 10/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed. Nazionale - No triv, governo in allarme per il referendum anti ricerche

ROMA Un’altra grana, inaspettata, rischia di mandare in fibrillazione il governo in vista delle amministrative: il referendum sull’unico dei sei quesiti contro le trivellazioni petrolifere in mare che l’altro giorno ha passato il vaglio della Cassazione e mercoledì prossimo attende il verdetto di ammissibilità della Corte Costituzionale. Se anche da Palazzo della Consulta arrivasse il via libera, amministrative e voto referendario potrebbero mai cadere lo stesso giorno? Sì, in teoria. Ma ragion politica vuole che un eventuale election day possa trasformarsi in un assist al raggiungimento del quorum. L’unico referendum che la Cassazione ha ritenuto conforme alla legge chiede l’abrogazione della norma che lega la durata di vecchie concessioni estrattive di idrocarburi alla vita del giacimento, fermo restando il divieto di attività in zone entro 12 miglia marine.
MODIFICHE
Pare che la decisione della Suprema Corte abbia colto in contropiede il governo, che non immaginava un verdetto così repentino e, soprattutto, sperava che tutti e sei i referendum venissero dichiarati non conformi alla legge. Proprio per disinnescare i quesiti proposti da ben dieci consigli regionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto), il governo Renzi aveva deciso di introdurre nella Stabilità una serie di modifiche. In questo modo confidando nel fatto che la Suprema Corte, già pronunciatasi favorevolmente sui sei quesiti lo scorso 26 novembre, facesse marcia indietro perché nel frattempo il quadro normativo era cambiato. Giuridicamente si tratta di uno ”ius superveniens”. Politicamente, l’eliminazione di un problema per Renzi. L’ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione, presieduto da Giuseppe Maria Berruti, magistrato scelto dal governo Renzi come commissario Consob, ha sì dichiarato superati i primi cinque quesiti riguardanti l’abrogazione di norme sulle procedure per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, ma non l’ultimo. Perché, in sintesi, la durata della concessione all’attività estrattiva, che la legge di Stabilità ha collegato alla vita del giacimento, non farebbe cadere la domanda dei referendari sull’indeterminatezza della proroga.
I TEMPI
Quanto poi alla tempestività della decisione - nove pagine di ordinanza depositata in tempo record - qualsiasi rinvio era impensabile: diversi magistrati del collegio diventeranno a breve presidenti di sezione, con la conseguenza che anche un minimo slittamento avrebbe significato far attendere la Consulta. Come uscirne? In teoria, il governo potrebbe disinnescare anche l’ultimo referendum modificando ancora una volta le norme. Al momento non sarebbe orientata a farlo. Probabilmente confidando nel fatto che, davanti alla Consulta, qualche Regione sollevi un conflitto di attribuzione contro governo e parlamento per le norme introdotte nella Stabilità. A sollecitare il governatore della Puglia Michele Emiliano a prendere questa iniziativa sono stati ieri i consiglieri regionali di M5S. Qualsiasi conflitto viene deciso dalla Corte Costituzionale in tempi molto più lunghi dei 20 giorni per i quesiti referendari. A quel punto lo scoglio delle amministrative, per il governo, sarebbe già superato.

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