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Data: 26/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Voteremo sì al processo» Ora Di Maio schiera il M5S

ROMA «Io mi farei processare. E comunque, i nostri senatori voteranno a favore dell'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. Non possiamo derogare ai nostri principi». Stretto dalla ragion di Stato, anzi di governo, e dall'ennesimo totem del M5S che traballa, Luigi Di Maio sta meditando un passo in avanti abbastanza clamoroso. Soprattutto perché il punto di caduta di questa mossa - votare contro l'immunità del ministro dell'Interno - rischia di terremotare il governo. Il capo politico del M5S esclude scenari catastrofici, convinto che in Senato il centrodestra e magari pezzi di Pd eviteranno lo show-down al leader della Lega. Che tra l'altro potrebbe fare di sua spontanea volontà la mossa a sorpresa: farsi processare.
La giunta per le immunità del Senato si riunirà mercoledì per cominciare ad esaminare il «caso Diciotti», cioè la richiesta del Tribunale dei ministri di poter processare Salvini per aver «abusato» dei suoi poteri impedendo a 177 migranti di scendere dalla nave (l'accusa è sequestro di persona: rischia 15 anni di carcere). La seduta si aprirà con la relazione del presidente della giunta Maurizio Gasparri (FI) che di questo caso sarà anche il relatore. E poi si daranno dei giorni a Salvini per poter dire la sua o attraverso una memoria scritta o intervenendo di persona in giunta.
Prima di mercoledì, Di Maio uscirà con una linea pubblica, anche se ormai la strada è tracciata per quanto sia complicata da mantenere. Da una parte nessuno sconto a Salvini, dall'altra la volontà di non mettere in dubbio le politiche del governo sull'immigrazione soprattutto sotto le elezioni europee. Il M5S, dalla base agli esponenti di governo passando per i parlamentari, è irrequieto. Ma tutti dicono la stessa cosa: la nostra linea è contenuta, nero su bianco, nel Non statuto, dunque non va ostacolata la giustizia. Racconta un sottosegretario pentastellato: «Luigi non l'ho ancora sentito, ma di sicuro per noi sarebbe per la prima volta. Finora siamo stati sempre inflessibili». Anzi, proprio Di Maio per farsi forza in questo passaggio complicato da gestire con l'alleato va ripetendo ai suoi fedelissimi questo ragionamento: «Con Giarrusso siamo stati ligi alle regole, anche con Paola Taverna. Dunque la linea non cambia».
LA FRONDA
La mossa del vicepremier a uso interno è chiara: compattare il MoVimento, evitare spaccature clamorose, fare in modo che l'ala di Fico non passi come quella custode dei principi inviolabili. Ma poi tornando nel campo della concretezza, sempre Di Maio non vuole far passare l'alleato né come martire della battaglia agli sbarchi né come unica diga al fenomeno. Non a caso sulla Sea Watch ieri sera è stato durissimo ipotizzando anche «il sequestro della nave». Una dichiarazione che va di paripasso con la linea di Salvini, pronto a denunciare i componenti dell'equipaggio. I senatori grillini vanno alla ricerca di informazioni e aspettano di sapere il giorno in cui si vedranno con il leader per tracciare la prima strategia comunicativa. Già oggi, al massimo lunedì. La ribelle Elena Fattori già mette le mani avanti: «Un anno fa sarei stata certa che nessuno avrebbe ostacolato il percorso della giustizia. Ora che abbiamo derogato a qualunque principio 5 Stelle in nome di una presunta governabilità non ho certezze».
In queste ore nel M5S si guarda anche con curiosità e ansia alle mosse del Pd. I senatori interessati al dossier, sono tutti di matrice renziana basti pensare che fa parte della giunta il tesoriere dem Francesco Bonifazi, sono al momento «indecisi» sul da farsi. Studiano le carte del tribunale dei ministri e dunque vogliono «entrare nel merito». Allo stesso tempo, in molti fanno notare che il garantismo fa parte del dna del Nazareno «almeno quando c'era Matteo», racconta un parlamentare pd. Con il congresso aperto i principali candidati segretario - da Nicola Zingaretti a Maurizio Martina fino a Roberto Giachetti - evitano di esporsi. Lunedì il vertice democrat. E anche questa la dice lunga sul caos che regna nei partiti in queste ore. L'unica certezza arriva dal fronte del centrodestra: Forza Italia, FdI e la Lega, ovvio, sono compatti nel respingere l'avanzata dei giudici. Per uno strano paradosso Di Maio scommette sui renziani: «Saranno loro salvare Salvini».

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