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Data: 27/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi all’Aquila «Marsilio è tra tutti il miglior candidato» il leader di FI «Non sono tornato prima perché mi rattristava lo stop alla ricostruzione. Sanità e lavoro le emergenze di questa regione, anche più infrastrutture»

L'AQUILA Sono trascorsi, per un singolare scherzo del destino, esattamente tremila giorni da quel 9 novembre 2010. Anche allora si trattava di un ritorno. Della 27esima visita all'Aquila dopo il sisma del 2009, 284 giorni dopo quella del 29 gennaio dello stesso anno. Ci furono scontri e contestazioni. Un momento, carico di tensione, che ha rappresentato una cesura nel rapporto tra L'Aquila e Silvio Berlusconi. Lo ha confessato ieri il Cavaliere, che non ha negato la commozione: «Un ricordo che non finirà mai. Qui il mio governo ha ridato le case ai terremotati in cinque mesi, un risultato straordinario. Ho nel cuore la straordinaria forza e generosità della gente dell'Aquila. Ho abbracciato tante persone che avevano perso i loro cari, persone a cui sono ancora oggi legato, ci scriviamo per Natale». Sono distanti i tempi delle folle oceaniche, ma ad accogliere Berlusconi c'era un auditorium Ance comunque gremito e ribollente di entusiasmo. Il ritorno dopo una lunga assenza che il Cavaliere ha motivato così: «Non sono più tornato all'Aquila dopo la fine del nostro governo ha detto Berlusconi - perché temevo di essere troppo rattristato dal dover constatare che non era continuata la nostra opera di ricostruzione. Ho temuto anche che ci fossero delle manifestazioni, che mi si assicurava erano ben organizzate, da parte della sinistra, che voleva diminuire ciò che avevamo fatto, accusandoci di non avere neppure tolto le macerie dalle strade dell'Aquila. Noi, naturalmente, stavamo facendo anche questo, con il Genio militare, ma una deliberazione del Consiglio comunale, a maggioranza di sinistra, ci impose di arrestare la raccolta per affidarla alle realtà locali».
Quello dell'auditorium, nell'anniversario del 25esimo anno dalla nascita di Forza Italia, è stato un incontro-fiume. Berlusconi ha parlato per due ore, non mostrando alcun segno di cedimento e una condizione invidiabile. Toccando tutti gli argomenti. A partire dal sostegno a Marco Marsilio, candidato del centrodestra alla presidenza, con il quale ha scherzato: «Invece di stare in Senato a fare niente lavori per questa regione»: «Lo abbiamo scelto ha poi aggiunto seriamente - in modo molto democratico, con un sondaggio, ripetuto tre volte, che lo ha fatto emergere come migliore dei nostri candidati e al di sopra dei nostri avversari. Cosa confermata anche dall'ultimo sondaggio, qualche giorno fa. E' la persona più giusta». Con un dossier alla mano, Berlusconi ha parlato dell'Abruzzo come «della regione che ha dato vita alla ripresa del sud, la più ricca del sud», quella «dalla vita media più alta» e con «meno tumori in Italia» (in realtà forse si riferiva a una media inferiore al dato nazionale). Continuando a sciorinare i dati ha evidenziato «una cosa molto grave, che addolora: un ragazzo su tre è costretto a emigrare per trovare lavoro». Poi ha consigliato a Marsilio di «sintetizzare» il programma e ha letto l'ultimo sondaggio Tekné che evidenzia, come problema principale, la precarietà lavorativa. «Qui vanno attratte imprese, anche quelle rilocalizzate dopo il sisma.
Si chiama fiscalità di vantaggio» ha sentenziato. «Qui avete un costo che va affrontato: la sanità ha proseguito -. Tempi inaccettabili per le visite specialistiche e troppe persone che vanno a lavorare altrove. C'è una carenza grave di medici e paramedici. Devono essere scelte e assunte duemila nuove persone per dare all'Abruzzo una sanità adeguata». Sui trasporti il Cavaliere ha definito «cose da pezzi» le quattro ore e mezza necessarie da Pescara a Roma, in treno, e ha citato l'allungamento della pista aeroportuale di Pescara e il potenziamento delle autostrade del mare. A Berlusconi Natalia Nurzia ha donato il torrone Nurzia («Domani scriveranno che sono venuto qui per questo»), mentre Roberto Tinari gli ha consegnato un rosone di Collemaggio e Stefania Pepe una bottiglia di vino. Non sono mancate le bordate al governo («Spero che cada ogni giorno») pur mantenendo un atteggiamento «garantista» con Salvini, riferito al caso Diciotti.

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