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Data: 09/05/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Elezioni, ricorsi bocciati. La maggioranza è salva. Febbo, Santangelo e Scoccia restano ai loro posti: ecco i sei verdetti. Febbo esulta: voglio vedere se persistono. Bellisario: lo faremo. Gli sconfitti annunciano: sì, andremo al Consiglio di Stato. Marcozzi a Legnini: siamo noi la prima forza d'opposizione

L'AQUILA Per i ricorrenti è una Caporetto. Sei ricorsi elettorali su sei sono stati respinti dal Tar Abruzzo con una sola piccola eccezione per un riconteggio di voti in due sezioni di Vasto. Poca cosa rispetto alla spada di Damocle che incombeva sulla maggioranza in consiglio regionale. Ma alle 18 di ieri la partita si è chiusa in favore dell'assessore Mauro Febbo, della consigliera Marianna Scoccia e del vicepresidente, Roberto Santangelo, che erano finiti nel mirino del fuoco amico, cioè degli esclusi del centrodestra.Mentre il centrosinistra, che sperava di far finire il voto delle regionali davanti alla Corte Costituzionale, si è visto stoppare in modo perentorio.
ECCOLI. Cinque su sei dispositivi, firmati dal presidente Umberto Realfonzo e dai giudici Paola Anna Gemma Di Cesare, Maria Colagrande e Mario Gabriele Perpetuini, sono laconici e chiarissimi: «ricorsi respinti e spese compensate», a cominciare dal primo della serie che vedeva Emilio Iampieri, forzista ed ex consigliere regionale di Avezzano, con Gianni Bellisario, sindaco di Perano e candidato alle regionali per Azione Politica, chiedere di entrare all'Emiciclo ai posti, rispettivamente, di Febbo e Santangelo.
I RESTI. I due mancati consiglieri, difesi dalla dagli avvocati Domenico Russo e Massimiliano Mezzanotte, validamente rappresentati ieri al Tar dal collega Claudio Verini, volevano il riconoscimento di errori a loro dire sostanziali nel verbale della Commissione elettorale regionale sia sul calcolo dei resti sia sulle cosiddette "cifre elettorali residuali percentuali". Errori che avrebbero fatto eleggere Febbo al posto di Iampieri e Santangelo a discapito di Bellisario. In aula si è alternato un drappello di toghe con Massimo Cirulli, difensore di Febbo, più realista del re perché ha esposto la sua tesi in modo estremamente semplice facendo l'esempio di 3 caramelle che una mamma avrebbe dovuto distribuire a 4 figli. E non è stata una provocazione peregrina rispetto alle ben più complesse tematiche affrontate dai colleghi visto che Cirulli, alla fine, ha vinto la sua partita.
COMUNI ELETTORI. Passiamo al secondo ricorso, collegato al primo, e propoto da cittadini comuni, elettori come Vincenza Trinchini ed altri, assistiti dall'avvocato Walter Feliciani, che si sono visti respingere la richiesta di annullare la proclamazione di Marianna Scoccia, eletta nelle file dell'Udc-Dc-Idea-Noi con l'Italia in consiglio regionale, che invece resta saldamente seduta al suo posto perché la tesi che Noi con l'Italia non fosse sufficiente per escludere la raccolta delle firme a sostegno della sua candidatura ha retto, pur non essendo dotata di una vera e propria identità partitica all'interno del gruppo misto della Camera dei deputati.Con la Sclocco tirano un sospiro di sollievo anche Febbo, Santangelo e con loro il 5 Stelle Francesco Taglieri Sclocchi e l'esponente del centrosinistra, Sandro Mariani, le cui posizioni sarebbero state altrettanto compromesse in virtù di un effetto domino. Stessa sorte per il terzo ricorso, dell'ex consigliere regionale Lorenzo Berardinetti, assistito dall'avvocato Herbert Simone.
STESSA SORTE. Con un meccanismo simile a quelli precedenti, Berardinetti si è visto dire di no dal Tar alle contestazioni sui calcoli dei resti e delle cifre elettorali residuali. Lo stesso motivo su cui si basava il quarto ricorso, di Lucia Ottavi, difesa dall'avvocato Quirino D'Orazio, San Benedetto dei Marsi oltre che suo marito, risultata seconda dei non eletti per Forza Italia nella circoscrizione aquilana alle spalle di Iampieri la cui riammissione quindi l'avrebbe rimessa sui blocchi di partenza. Ma non è stato così.
NIENTE CONSULTA. Ma la sconfitta che fa più notizia è quella dei consiglieri mancati Luciano D'Amico, Pierpaolo Pietrucci, Donato Di Matteo e Franco Caramanico, difesi dal professor Antonio D'Aloia, dal collega accademico Pierluigi Mantini nonché dagli avvocati Giulio Cerceo, Sergio Della Rocca e Stefano Corsi, che impugnavano l'attribuzione al M5S, giunto terzo, di sette consiglieri contro i cinque toccati alla coalizione del centrosinistra allargato arrivata seconda con Giovanni Legnini. L'apparente ingiustizia doveva comportare, secondo i ricorrenti, il pronunciamento della Corte Costituzionale alla quale il Tar avrebbe dovuto rimettere la questione. Ma i giudici amministrativi l'hanno dichiarata «manifestamente infondata».
UN PUGNO DI VOTI. L'ultimo ricorso, il sesto, era quello proposto da Paola Cianci, candidata nella circoscrizione di Chieti con la lista civica Progressisti-Liberi Uguali (collegata a Legnini), giunta alle spalle di Franco Caramanico, primo dei non eletti. La Cianci però ha chiesto il riconteggio in due sezioni di Vasto, la 14 e la 27, perché le mancano 26 voti, sufficienti per sorpassare Caramanico. E il Tar le ha detto sì fissando la discussione nel merito per il 19 giugno prossimo.
TIRANDO LE SOMME. La maggioranza di Marco Marsilio resta intatta ma il consiglio regionale e con esso la giunta di centrodestra rimangono sub judice. Gli sconfitti hanno annunciato ricorso al Consiglio di Stato dopo che il presidente Realfonzo, tra 10 giorni, avrà depositato le sei motivazioni.

Febbo esulta: voglio vedere se persistono. Bellisario: lo faremo. Gli sconfitti annunciano: sì, andremo al Consiglio di Stato. Marcozzi a Legnini: siamo noi la prima forza d'opposizione

L'AQUILA Per il nutrito collegio difensivo del centrosinistra allargato la questione di legittimità costituzionale era e resta fondata. Il M5S, in parole povere, da terzo in classifica non poteva avere più consiglieri, sette, dei cinque entrati in Emiciclo con la coalizione di Giovanni Legnini, che è arrivata seconda. Appare quindi scontato il ricorso al Consiglio di Stato che deciderà entro agosto. Impugnerà la sconfitta anche il mancato consigliere regionale di Azione Politica, Gianni Bellisario, che lo annuncia al Centro, e con lui l'ex consigliere di Forza Italia, Emilio Iampieri. Ma sia i primi che i secondi finiscono immediatamente nel mirino dell'assessore azzurro Mauro Febbo e della pentastellata Sara Marcozzi.«Non avevo dubbi. Sapevo che i ricorsi sarebbero stati respinti», afferma il forzista. «Erano tutti infondati. In particolare quello del centrosinistra lo è in maniera manifesta. Io continuerò a lavorare come ho fatto finora. Ma agli sconfitti consiglio una cosa: fate opposizione in consiglio regionale e non nelle aule di giustizia». E i 5 Stelle, assistiti ieri mattina al Tar dall'avvocato Fabrizio Rulli, rincarano la dose: «Siamo noi la prima forza politica di opposizione in Regione Abruzzo. Lo sapevamo, lo hanno deciso i cittadini il 10 febbraio sulla base di leggi vigenti, oggi lo ha sancito anche il Tribunale amministrativo regionale che ha esaminato e bocciato tutti i ricorsi dei non eletti in consiglio regionale. Lo abbiamo sempre sostenuto e oggi arriva la conferma che avevamo ragione. La legge elettorale è chiara e non può essere usata ad abuso e consumo di chi "gioca" con la democrazia al solo fine di accaparrarsi una manciata di voti in più», afferma la Marcozzi, capogruppo M5S in Regione.«Se ne facciano una ragione tutti, anche il consigliere Giovanni Legnini che pretendeva addirittura che due dei seggi assegnati al M5S andassero a forze politiche che lo sostengono, che il 10 febbraio hanno conseguito la metà dei voti. Spero che il tanto declamato senso delle istituzioni faccia desistere la sua coalizione e tutti i non eletti dal continuare ad intasare gli uffici di giustizia con ricorsi pretestuosi e infondati in fatto e in diritto», incalza la Marcozzi che conclude: «Noi andiamo avanti con la nostra squadra al completo per lavorare al meglio e migliorare la qualità della vita dei cittadini abruzzesi».

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