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Data: 13/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Gran Sasso, il Mit allo scontro «Vi togliamo la concessione»

L'AQUILA La soluzione c'è. E almeno in parte condivisa: un super commissario che oltre a sovrintendere la messa in sicurezza dell'intero sistema acquifero del Gran Sasso (progetti, gare d'appalto e lavori) governi, fin da subito, tutto ciò che riguarda il traforo di dieci chilometri che attraversa la montagna più alta dell'Appennino. Un commissario con pieni poteri e responsabilità, dice Strada dei Parchi, società del gruppo Toto che gestisce le autostrade A24 e A25, e su questo (i pieni poteri) il ministero non si è mai pronunciato. Se non si arriverà alla nomina, il Centro Italia sarà diviso in due dalla chiusura del tunnel annunciata da Strada dei Parchi. I tempi? Stretti, strettissimi, visto che l'ora x è la mezzanotte del 19 maggio.
VERTICE
Oggi comincia una due giorni decisiva a Roma: il Mit, Ministero infrastrutture e trasporti, ha convocato la concessionaria per parlare del Pef, il nuovo piano economico e finanziario per la gestione autostradale, ma soprattutto per scongiurare un'emergenza che avrebbe conseguenze devastanti sulla viabilità, con ripercussioni sul turismo, sulle attività produttive, persino sulla salute, come ha evidenziato ieri l'Asl dell'Aquila sostenendo che rischierebbero di morire i pazienti costretti al trasferimento a Teramo. Anche l'unica alternativa al blocco dell'A24, infatti, sarebbe impraticabile: l'Anas ha detto a chiare lettere che non è pensabile dirottare 10-11 mila veicoli al giorno sulla panoramica, ma lunga e tortuosa, statale 80, dove peraltro insiste un immobile pericolante all'altezza di Prati di Tivo. Un isolamento totale. L'Italia divisa in due nel centro dell'Abruzzo.
Al vertice SdP-Mit, dunque, è demandata la soluzione del rebus. Un incontro a cui si arriva con una grande carico di tensione. Ieri c'è stato un nuovo botta e risposta tra le parti. Il Ministero ha confermato che nominerà un commissario che si occuperà della «progettazione e realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico». Mancherebbe, e sarà oggetto di trattativa, l'immediata competenza sulla gestione ordinaria che chiede la concessionaria.
La nomina arriverà nell'ambito della conversione del decreto Sblocca Cantieri, attraverso un emendamento. Ma il Mit ha anche fatto filtrare con chiarezza che è pronto alla revoca della concessione se non si dovesse arrivare a un'intesa.
La società, dal canto suo, ieri ha chiarito di aver allertato il Ministero della volontà di chiudere il traforo sin dal 5 aprile, ricevendo una risposta priva di obiezioni il 10. Il Dipartimento per le Infrastrutture, i Sistemi informativi e statistici, la Direzione generale per la vigilanza delle concessioni autostradali, in quell'occasione hanno precisato che la società non ha competenze nei lavori di messa in sicurezza, quantificati in circa 170 milioni dalla Regione. Lo ha ribadito il vice presidente di SdP, Mauro Fabris: «Il Governo ci ha detto di stare fermi. Sarebbe singolare se ora ci revocasse la concessione. Non possiamo quindi proporre nessuna soluzione alternativa alla chiusura del traforo perché siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione e al tempo stesso siamo stati rinviati a giudizio. Non si può chiedere ad una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove chi ne è titolare, cioè lo Stato, non interviene».
Tutto nasce, infatti, dall'inchiesta aperta dalla Procura di Teramo dopo lo sversamento di toluene nella falda acquifera, forse proveniente dai lavori di rifacimento della segnaletica stradale. Un procedimento che il 13 settembre porterà dinanzi ai giudici dieci persone, i vertici di Strada dei Parchi, dell'Infn e di Ruzzo Reti, le altre due realtà che convivono in un sistema complesso e unico nel suo genere che comprende i laboratori di fisica e la captazione delle acque destinate ai rubinetti di mezza regione.

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