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Pescara, 19/04/2024
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Data: 04/01/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Gran Sasso, direttore all’attacco: manca gestione manageriale. L’ingegnere Cordeschi ripercorre la storia degli impianti «Falsi problemi ambientali, servono criteri industriali»

L’AQUILA «Falsi problemi ambientali» e «necessità di criteri industriali per lo sviluppo». Sulla questione Gran Sasso interviene lo storico direttore degli impianti Marco Cordeschi. L’ingegnere ripercorre la storia della stazione invernale e torna a sollecitare il Comune sullo sviluppo della montagna. «Ho sempre sostenuto», scrive, «che, per una stazione sciistica e di turismo montano, l’impostazione imprenditoriale debba essere principalmente guidata da criteri di tipo industriale prima che turistico. Se, infatti, è vero che il suo esercizio, finalizzato al migliore rapporto con il pubblico, costituisce lo scopo dell’attività economica di base, d’altro canto la programmazione, progettazione, realizzazione e gestione di sistemi complessi (quali gli impianti a fune o quelli destinati all’innevamento programmato, reti tecnologiche, controllo degli accessi, telesorveglianza) rendono indispensabile, ai fini di ogni buon risultato, l’introduzione di criteri di management industriale. Ciò comporta, tra l’altro, in via generale, che mentre si potrà far fronte, con interventi correttivi, a eventuali errori di tipo “gestionale” senza rilevare danni irreparabili, nel caso di errori su investimenti i danni risulteranno, invece, fortemente condizionanti per la sopravvivenza stessa della stazione Nel Gran Sasso aquilano, se si fa riferimento agli ultimi 50 anni, il principio di management industriale non mi risulta mai applicato». Cordeschi fa alcuni esempi ritenuti più significativi, dalla sostituzione della funivia (1985-1988) alla vicenda (1990) della sostituzione della sciovia inferiore di Monte Cristo. «L’impianto, dal 1999, a soli 9 anni dalla costruzione, è fuori uso. La stazione di Monte Cristo è morta». Altro capitolo (1991-92) la sostituzione della sciovia Fontari, a Campo Imperatore, con una seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico, «la cui vita tecnica, per norma, era di 40 anni», scrive l’ingegnere. «L’impianto, richiesto per una portata oraria di 2400 persone, fin dal collaudo ne può trasportare solo 1542 (se si valutasse con questo unico dato il rendimento industriale dell’impianto, vorrebbe dire che esso “produce” quasi il 36% in meno di quanto previsto in fase di programmazione); inoltre la seggiovia fu realizzata quasi come prototipo (nata da un impianto ad ammorsamento fisso trasformato, sul posto, in automatico) richiedendo già appena dopo la realizzazione, complessi interventi di modifica che ne hanno ancor più condizionato la già pessima esposizione al vento e dunque la regolarità dell’esercizio. Nel 2016 verrà già sostituita.Queste scelte sbagliate sugli investimenti, in periodi in cui la disponibilità di finanziamenti pubblici è sempre più difficoltosa, rischiano, in termini industriali, di rivelarsi mortali». Cordeschi richiama il Comune «all’attenzione da porre sul corretto impiego di criteri industriali nella conduzione delle attività di programmazione e confido ancora che questo, prima che sia troppo tardi, possa avvenire. Infatti la disponibilità di oltre 1700 ettari di terreno montano, l’eccezionale vicinanza a un casello a un’ora da Roma, le peculiarità del contesto montano e ambientale che consentirebbero un’utilizzazione destagionalizzata e sana delle risorse turistiche e infine, dal 2004, lo strumento del Piano d’area, potrebbero trasformare il Gran Sasso aquilano in uno strumento fondamentale per il rilancio del territorio».

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