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Pescara, 25/04/2024
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Data: 25/01/2019
Testata giornalistica: Mapero'
Simbolo conteso, Masci ko

In fumo. Il ricorso al Tar preparato da Carlo Masci contro la lista di Di Matteo è evaporato. Ufficialmente ci hanno rinunciato. Ma in realtà l’atto era stato presentato per davvero. Solo che poi il politico pescarese si è fatto da parte non appena gli è stato fatto notare che così come era stato formulato, il ricorso non avrebbe avuto le gambe per camminare.

Però la nuova stesura non è mai arrivata. Passa un giorno, passano due, e la seconda versione riveduta e corretta non è stata più presentata nei termini di legge.

Eppure, Masci pochi giorni fa aveva voluto rassicurare tutto il suo pubblico: sì, avrebbe impugnato il provvedimento della Corte d’Appello dell’Aquila che aveva riammesso la lista di Chieti di “Abruzzo insieme” che fa capo a Donato Di Matteo:

“In tanti, in questi giorni, mi avete espresso solidarietà per l’assurda vicenda del simbolo “Abruzzo Futuro” – ha scritto su Facebook qualche giorno fa – utilizzato da una lista di sinistra per evitare di raccogliere le firme di partecipazione alle elezioni regionali. Tutti mi avete esortato a difendere fino in fondo la storia politica che “Abruzzo Futuro” rappresenta contro le prepotenze e le ingiustizie. Come sempre, vi ho ascoltato! Con gli amici del centro-destra abbiamo proposto ricorso al TAR contro la sentenza della Corte d’appello di L’Aquila che ha riammesso alle elezioni la lista di sinistra (che era stata esclusa dal Tribunale di Chieti), che sta utilizzando come se fosse un taxi il nostro simbolo, calpestando tutti quelli che credono in una politica seria, coerente, lineare e trasparente. Andiamo avanti senza alcun timore con le nostre idee, con i nostri principi, con i nostri valori”.

E in effetti il ricorso eccolo qui: lo presenta Antonio Tavani ma le firme sono di Carlo Masci, della sorella Giovanna, dell’architetto Miki Lepore che ha realizzato quasi tutte le fontane di Pescara su incarico dell’amministrazione di centrodestra, e Berardino Fiorilli.

“Solo Carlo Masci – si leggeva nel ricorso – come presidente del partito politico “Abruzzo futuro con Chiodi presidente”, avrebbe potuto autorizzare Mauro Di Dalmazio a utilizzare il simbolo della lista”.

Insomma, sosteneva Masci, quel simbolo è stato già utilizzato in passato da Fiorilli e dallo stesso Tavani, e ora l’uso

“illegittimo del contrassegno può indurre in errore il loro elettorato, che potrebbe erroneamente ritenerlo candidato nella coalizione di centrosinistra”.

E concludeva chiedendo l’esclusione della lista Di Matteo dalla competizione elettorale.

Ma al di là di tutto c’era un aspetto che Carlo Masci non aveva considerato o che non conosceva, e che invece ha sottolineato l’avvocato Sergio Della Rocca nella sua costituzione in giudizio, una specifica norma di legge: l’articolo 129 del codice del processo amministrativo stabilisce che il ricorso super accelerato è previsto esclusivamente per i provvedimenti di esclusione dalla competizione elettorale (e non contro la loro ammissione, come in questo caso), in quanto immediatamente lesivi del diritto a partecipare al procedimento elettorale.

“Tutta la procedura – spiega Della Rocca nella sua costituzione- è volta ad assicurare una tutela immediata alla lista esclusa”.

Inoltre Tavani non era neppure legittimato, come cittadino elettore, a presentare lui il ricorso. In merito poi al fatto che il simbolo avrebbe potuto indurre in errore gli elettori di Fiorilli e Tavani, Della Rocca si limita a precisare che sono tanti i cittadini di centrodestra che si candidano ora con Giovanni Legnini che ha dato vita a un nuovo progetto politico,

“un nuovo campo repubblicano e democratico, animato dalla società civile, da forze politiche di centrosinistra, da gruppi e persone che si richiamano alle tradizioni liberale moderata e di centrodestra”.

Insomma, evaporato il ricorso al Tar, non è detto che l’avvocato Masci abbia buttato la spugna. Possibile che mediti di fare ricorso dopo il 10 febbraio, a seconda magari dell’esito delle elezioni.

Nel frattempo però, Donato Di Matteo gongola. E festeggia. Ieri sera a Penne, dove è andato a presentare la sua lista, ha ballato con una delle candidate, la preside Serafini, e ha cantato e suonato il tamburello.

ps: Diverso l’esito per CasaPound che resta fuori dalla competizione nel collegio provinciale di Pescara: il Consiglio di Stato ha rigettato ieri il ricorso contro l’esclusione della lista.

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