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Pescara, 23/04/2024
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Data: 04/11/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Candidato a FdI l'accordo non si cambia». Marco Marsilio, l’uomo forte della terna del centrodestra «Possiamo discutere sui nomi, non sull’intesa nazionale»

L'AQUILA Il senatore di Fratelli d'Italia Marco Marsilio è il favorito alla candidatura alla presidenza della Regione per il centrodestra. Precede, in un ideale borsino, il coordinatore abruzzese Giandonato Morra e l'emergente cardiochirurgo teatino Massimiliano Foschi. In questa intervista al Messaggero, la prima da papabile, Marsilio ribadisce due concetti essenziali: l'intesa nazionale non è in discussione, già è arrivato un no secco; lui è assolutamente legato all'Abruzzo e ne conosce emergenze, priorità, dinamiche.
Senatore Marsilio, come nasce l'ipotesi di una sua candidatura?
«Sono stato onorato di una richiesta che è arrivata dal territorio, con cui ho sempre avuto un rapporto costante, per ragioni affettive e politiche. I miei genitori sono abruzzesi e vivono in Abruzzo. Non ho mai fatto mancare sostegno, appoggio condivisione e vicinanza agli amici con cui sono cresciuto politicamente. Tutta la classe dirigente ha con me un rapporto di lunga data. Mi è stato chiesto di fare dell'Abruzzo un caso nazionale, come merita: basti pensare al tema della ricostruzione, a quello della discarica di Bussi, alla sicurezza autostradale o alla ferrovia mai realizzata. Forse qualcuno ha pensato che il mio radicamento negli ambienti politici romani e nazionali possa costituire un valore aggiunto. O almeno: io così la interpreto».
Si sente il favorito per la scelta?
«Ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti. Questa è una riflessione che farà il tavolo nazionale. Noi siamo sereni, l'unica impazienza è nella tempistica: mordiamo il freno, siamo pronti a partire. Io sono a Roseto per una manifestazione, domani (oggi, ndr) sarò nella Marsica. Continuiamo ad essere presenti tra la gente, ma se ci fosse un'ufficializzazione tutta la coalizione marcerebbe compatta».
E' vero che è stata l'area aquilana, in primis, a sostenerla? «No, c'è stata condivisione su un tavolo regionale di fronte alla presidente Meloni. Tutti hanno sottoscritto i nominativi, senza discrepanze, divisioni. Il partito è coeso e attende la scelta con tranquillità».
Forza Italia ha chiesto di ampliare la lista dei possibili candidati e ha fatto capire di non disdegnare una revisione dell'accordo nazionale. Cosa risponde?
«Forza Italia a livello territoriale ha fatto questa richiesta che il livello nazionale ha già respinto. Gli accordi sono stati fatti e tra persone perbene si rispettano. Noi abbiamo sempre rispettato gli impegni in tutte le province e le regioni dove ci è toccato sostenere altri candidati. Altrettanto succede viceversa. Posso capire che a livello territoriale ci siano personalità, anche importanti e qualificate, che nutrivano ambizioni e che per questo possa esserci un po' di scontento. Capita, succede: ce se ne fa una ragione e si va avanti».
Il no a cui fa riferimento è recente? Solo qualche giorno fa il coordinatore forzista Pagano ha rappresentato la situazione a Berlusconi.
«Non ci sono motivazioni per rivedere l'accordo. Mi risulta che la legittima ambizione del livello regionale di Fi di capire se ci fosse ancora un margine di trattativa sia stata respinta. E' di dominio pubblico. Questa fase della discussione è archiviata. Semmai si potrà discutere dei nomi».
Perché la scelta tarda ad arrivare?
«E' un problema politico generale. Non c'è una coalizione classicamente intesa, uno dei componenti è al governo, gli altri sono all'opposizione. Non è facilissimo mettere insieme questo. Noi siamo sempre stati a favore dell'unità, lo abbiamo dimostrato anche alle provinciali. Vogliamo il centrodestra unito, movimenti civici compresi».
Anche Fabrizio Di Stefano, dunque?
«La sua storia lo colloca naturalmente nel centrodestra».

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