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Data: 16/03/2019
Testata giornalistica: Rassegna.it
Costruzioni, in piazza per il futuro del Paese. Ventimila edili a Roma per la manifestazione indetta dai Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil in occasione dello sciopero unitario. Genovesi: politiche industriali all’altezza della crisi. Landini: il messaggio che emerge è lavoro, diritti e dignità

Sono arrivati con treni speciali, traghetti, aerei, 200 pullman da tutte le regioni d'Italia. Erano oltre 15 mila i lavoratori del settore delle costruzioni che hanno affollato a Roma Piazza del Popolo, per la manifestazione indetta dai Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil in occasione dello sciopero nazionale unitario dell’edilizia di 8 ore. Una folla colorata, piena di caschetti gialli, ha riempito la piazza romana. Lo sciopero, prima di iniziare, aveva già prodotto un primo risultato con la convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi. L'incontro, cui parteciperanno i leader di Cgil, Cisl e Uil, è in programma oggi alle 13.30 con all'ordine del giorno il decreto sblocca-cantieri.

"Capiremo nelle prossime ore se quello con il Governo sarà un tavolo vero o solo una manfrina ma, intanto, la convocazione a palazzo Chigi è, nel metodo, un primo risultato delle mobilitazioni confederali e di categoria.” Così ha esordito Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, nel chiudere la grande manifestazione nazionale che ha portato a Roma in Piazza del Popolo oltre 15.000 lavoratrici e lavoratori delle costruzioni in occasione dello sciopero generale di tutto il settore.

“Il nostro giudizio sarà come sempre sul merito, sulle distanze tra ciò che abbiamo proposto e ciò che ci proporrà il Governo. Sia chiaro infatti - ha proseguito Genovesi - che un conto è sburocratizzare, ridurre possibili contenziosi, qualificare le stazioni appaltanti, un conto è la totale liberalizzazione dei subappalti e dei contratti di lavoro, tornare al massimo ribasso o depotenziare le clausole sociali. Cioè bene uno sblocca cantieri, no uno sblocca porcate.” “Chiederemo al governo politiche industriali all’altezza della crisi, che nei nostri settori ha distrutto 800 mila posti di lavoro, di confermare in toto il programma pluriennale Connettere l’Italia e relative risorse per le 25 opere prioritarie lì individuate, di istituire un Fondo nazionale di garanzia creditizia alimentato da Cassa Depositi e Prestiti. Oggi le principali aziende delle costruzioni (che danno lavoro poi a migliaia di piccole aziende e fornitori) come Astaldi, Condotte, Tecnis, Glf, Trevi, Cmc, ecc. hanno in pancia miliardi di lavori già assegnati, ma non avendo liquidità non riescono a mandare avanti i cantieri.”

“Chiederemo la sistematizzazione dei vari incentivi – energetico, antisismico, bonus mobili - rendendoli cedibili alle banche e collegandoli al Durc per Congruità, la promozione degli appalti verdi, di favorire la rigenerazione e riqualificazione delle periferie anche con nuove norme urbanistiche, sul modello di Madrid, Lisbona, Parigi, Barcellona.” “Chiederemo di avviare un Piano straordinario per la lotta al dissesto idrogeologico, potenziando le stazioni appaltanti regionali, e sostenere con strumenti adeguati i piani per l’edilizia scolastica di quegli enti locali che, anche per carenza di personale, hanno difficoltà nel progettare e nel rendere esecutivi gli appalti assegnati.” “Chiederemo di non fermare le opere già in corso, grandi come la Tav o la 106 e piccole come la manutenzione delle strade provinciali, ma anche di investire maggiori risorse su rigenerazione, risparmio energetico, riqualificazione del costruito, dopo decenni di consumo di suolo.”

Se invece la ricetta del governo sarà “meno investimenti perché tanto basta rendere i cantieri una giungla e togliere lacci e lacciuoli, allora si aprirà un conflitto senza precedenti, a partire proprio dal sindacato delle costruzioni che vuole lavorare sì, ma guardando al futuro, alla qualità, alla sicurezza.” Per questo “diciamo no a scorciatoie o apparenti semplificazioni che puntano in realtà solo alla riduzione delle tutele e dei diritti dei lavoratori ma chiediamo di affrontare il tema vero, cioè quale modello di sviluppo vogliamo per il Paese. Oggi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il mondo stanno manifestando per l’ambiente ed il futuro del pianeta, quel futuro passa dalle scelte dei governi, a cominciare da quelle in materia di politica industriale - ha concluso Genovesi - scegliere la strada della sostenibilità, della qualità del lavoro e dei prodotti, dell’innovazione e della ricerca, a partire dal settore delle costruzioni, può dare una risposta a quei ragazzi e restituire un futuro al nostro paese".

"Siamo soddisfatti dello sciopero e della manifestazione di oggi: la risposta dei lavoratori è stata superiore alle attese. Vuol dire che il problema è molto sentito". A dirlo Vito Panzarella, segretario generale Feneal. "Ora - ha aggiunto - vediamo i fatti, vediamo cosa ci proporrà il governo; noi vogliamo una vera politica industriale per il Paese, sapendo che se non riparte l'edilizia non riparte l'economia. Vogliamo vedere nel merito cosa c'è nel decreto sblocca-cantieri e nella riforma del codice degli appalti: va bene semplificare e sburocratizzare ma senza che si tolgano diritti ai lavoratori". "In Italia - ha sottolineato Panzarella - vi è "una miriade di piccole imprese e liberalizzare il subappalto significa togliere delle tutele ai lavoratori. bisogna - ha aggiunto - garantire l'applicazione del contratto nazionale e combattere il dumping contrattuale". Senza risposte da parte dell'esecutivo, i sindacati sono pronti a continuare la lotta: "dobbiamo dare risposte a questi lavoratori che soffrono", ha concluso.

"Lo sciopero è andato molto bene, c'è stata una grande adesione e anche in piazza la partecipazione è oltre le aspettative". Lo afferma il segretario generale della Filca Franco Turri, a piazza del Popolo. In vista dell'incontro che si terrà a Palazzo Chigi, Turri ha sottolineato che "servono interventi continuativi che siano costantemente monitorati; non è sufficiente - ha sottolineato - un decreto, è necessaria una cabina di regia". "C'è una marea di soldi tanto per la Tav come per altre opere: occorrono tempo e interventi coordinati". L'obiettivo dell'incontro di oggi - ha concluso - e' di "ottenere dei gruppi di lavoro e appuntamenti per incontri successivi."

"Il messaggio di questa piazza è: lavoro, diritti, dignità e una nuova idea di crescita del Paese". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, spiega il significato della manifestazione. Secondo il leader sindacale, bisogna "far ripartire gli investimenti e dare un senso di qualità al lavoro". "Il lavoro - ha sottolineato - deve avere qualità e dignità e si può mettere assieme questo con un nuovo modello di sviluppo". Per quanto riguarda la Tav, ha detto Landini rispondendo alle domande dei giornalisti, "è il governo che deve decidere cosa vuole fare: non è un problema della trattativa di oggi. Il problema è che sono bloccati tutti gli altri cantieri quind,i lo sblocca cantieri deve andare nella direzione di far ripartire i lavori messi in campo". "Mi auguro - ha aggiunto - che prevalga il senso di responsabilità: oggi in ballo c'è l'interesse generale del paese. Le divisioni e le disuguaglianze del paese passano anche attraverso la mancanza di infrastrutture, non solo materiali ma anche sociali e digitali".

"Il Paese ha bisogno di sbloccare i 600 cantieri fermi: ci auguriamo che il governo ci ascolti e cambi rotta". Cosi' la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a Piazza del Popolo. "E' evidente che il paese ha bisogno di investimenti infrastrutturali e di mettere in sicurezza il territorio - ha sottolineato la leader della Cisl - Questa e' una grande piazza, una manifestazione di uomini e donne di un settore importante per la crescita del paese, un settore che ha subito la perdita più consistente con la crisi". "I soldi ci sono e sarebbe 'criminale' non spenderli perché così si uccide l'economia". E' invece il monito che arriva dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo,. "Ci sono 32 miliardi di soldi già stanziati", dice riferendosi, in particolare, alle risorse programmate per i Patti per il Sud e i piani operativi nazionali. Ma, evidenzia, di questo l'impegno di spesa è di soli 2,4 miliardi ed quelli effettivamente utilizzati sono soltanto 492 milioni". Numeri che parlano chiaro, per Barbagallo, e per sbloccarli "serve ora la volontà politica".

LA GIORNATA
Tanti gli slogan che hanno campeggiato sugli striscioni, a cominciare da quello che sintetizza il significato di questa manifestazione “rilanciare il settore per rilanciare il Paese”, “lavoro, investimenti, ripresa”, “ricostruiamo l'Italia, mettiamo in sicurezza il Paese”. I lavoratori chiedono che ripartano anche le grandi opere, come i minatori del Terzo Valico: “noi costruiamo, non distruggiamo”. Ci sono i lavoratori dell'E45, “un pezzo della crisi in Italia”.

L’affluenza testimonia una crisi drammatica che ha colpito, da dieci anni a questa parte, tutta la filiera delle costruzioni: edilizia, cemento, lapidei, legno arredo, laterizi, e che ha provocato la perdita di oltre 600 mila posti di lavoro e la chiusura di 120.000 imprese. La giornata arriva a conclusione di una mobilitazione che va avanti da oltre un mese con centinaia di assemblee, presidi e proteste nei territori.

Alla manifestazione ha partecipato anche il nuovo segretario del Pd Nicola Zingaretti: "C'è un'Italia dei tweet e dei sorrisi, quella di Salvini e Di Maio, e c'è poi un'Italia reale che purtroppo si è bloccata per l'indecisionismo sulle opere e su 600 cantieri. Questa è la piazza degli italiani che iniziano a capire che così", ha detto. "Questa è l'Italia vera che non ci sta a essere presa in giro da chi è incapace di governare". L'obiettivo del nuovo Pd è offrire un'alternativa a chi vuole cambiare. Nella giornata del grande sciopero per il pianeta da qui parte una nuova idea di sviluppo", ha aggiunto.

Lo stop degli edili è a sostegno della piattaforma unitaria che chiede il rilancio del settore, per l'occupazione e gli investimenti. Le categorie chiedono all'esecutivo politiche per affrontare la crisi del comparto. Tav, ma non solo: i sindacati sollecitano lo sblocco dei cantieri e la realizzazione di infrastrutture necessarie allo sviluppo del Paese. Dal palco di piazza del Popolo sono intervenuti i segretari generali di Fillea, Filca e Feneal (Alessandro Genovesi, Franco Turri e Vito Panzarella). Alla manifestazione erano presenti anche i leader delle tre confederazioni Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Nell'incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte (ci saranno anche il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli) le organizzazioni sindacali chiederanno l'apertura di un tavolo con l'obiettivo di mettere in atto un nuovo piano di investimenti, completare le opere incompiute e riaprire i cantieri, la messa in sicurezza di territori, strade, ponti ed edifici pubblici. Tra le richieste ci sono anche incentivi per le imprese.

“Bene nel metodo un tavolo parti sociali-governo su come sbloccare i cantieri – avevano detto Panzarella, Turri e Genovesi –, questo è un primo risultato delle mobilitazioni confederali e di categoria. Questo sciopero diventa ancora più importante per sostenere le proposte del mondo del lavoro, le quali più che rivendicare nuove regole chiedono politiche industriali, investimenti, azioni di sistema finanziarie e sulla qualità dell'occupazione, per difendere il lavoro che c'è e crearne di nuovo, stabile, ben pagato e sicuro”.

Tanti i messaggi di solidarietà che sono arrivati alle categorie degli edili, per esempio dalle federazioni mondiale ed europea (Bwi e Fetbb) e da numerosi Paesi come Romania, Serbia, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Danimarca, Svezia, Argentina, Sud Corea, Russia, Ucraina, Australia e Myanmar.

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