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Data: 21/04/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caso Siri, verso la tregua Ma i grillini rilanciano il conflitto di interessi. E sulla Lega nuova tegola: si indaga sui fondi Il tesoriere Centemero rischia il processo

ROMA Armando Siri va o resta? Dimissioni sì o no? Probabilmente, no. La tregua che Di Maio e Salvini stanno cercando di costruire dopo l'escalation del terrore dell'altro giorno, tra inchieste giudiziarie e scontri su tutto, dovrebbe portare alla non espulsione dal governo del sottosegretario leghista. Pareva che i fulmini della cacciata dovessero abbattersi su di lui, e invece ieri M5S ha cominciato ad ammorbidire i toni e a trattare la sua permanenza nell'esecutivo - il Contratto di governo dice che non basta un avviso di grazia per perdere la poltrona - e Salvini è ben disposto a questo negoziato, perché l'uscita di Siri sarebbe oltre uno smacco anche un fattore di destabilizzazione che è meglio evitare alla vigilia del voto per le Europee. Quindi? Siri potrebbe restare in sella, i grillini non affonderanno il colpo più di tanto su di lui e in cambio avranno probabilmente il via libera leghista - martedì si vedrà in che forma ma la voglia d'accordo c'è - al Salva Roma. Che per M5S è fondamentale per rendere, così sperano, la Capitale un problema per loro meno terribile di quanto lo sia adesso.
SCARAMUCCE
Però Di Maio tiene sulle corde Salvini, con la minaccia sul conflitto d'interessi: «Porteremo la legge in aula». Ossia rispunta il vecchio mantra anti-berlusconiano, ed è una sfida alla Lega: vediamo se siete più fedeli ai vostri alleati di governo attuali, cioè noi, o al vecchio Silvio. Salvini minimizza: «E' solo una provocazione pre-elettorale, non preoccupiamoci troppo».
Vuole andare avanti Salvini: «Abbiamo tanti progetti in cantiere». Il suo obiettivo è questo: procedere ancora, e dopo le Europee fare il punto con i 5 stelle. Così la spiegano alcuni dei suoi più stretti collaboratori di governo: «Dovranno dirci, dopo il 26 maggio, se sono disposti ad assumersi finalmente la responsabilità di fare le cose e di farle per bene. Perché al momento sanno solo dire di no i 5 stelle e si frenano tutta l'attività». «Stanno esageratamente esagerando i grillini», dice qualche leghista.
LA MOSSA DEL CAVALIERE
Nei prossimi giorni Di Maio e i suoi scateneranno l'offensiva sui migranti, dicendo che Salvini non sa fare i rimpatri, ma, appunto, Matteo dice che i grillini vogliono solo provocare perché tra poco si vota e serve alzare il tiro e i toni. Però la base M5S è in subbuglio. In quel che resta dei meet-up e sui social impazza il bombardamento sul quartier generale di Di Maio: «Staccate la spina, basta con il Carroccio!». Questo il mood. E in questo contesto s'inserisce il Pd e tenta la via della sfiducia parlamentare sul caso del sottosegretario leghista privato delle deleghe da Toninelli. Ma Berlusconi personalmente stronca l'iniziativa: «Il Pd ha depositato una mozione di sfiducia nei confronti del governo sulla base di un sospetto, prima ancora che cominci un processo? È il solito drammatico errore della sinistra».

E sulla Lega nuova tegola: si indaga sui fondi Il tesoriere Centemero rischia il processo

ROMA L'indagine per mafia, che parte da Palermo e porta a Roma con un'ipotesi di corruzione per il Armando Siri, punta sui soldi. E non soltanto per trovare un riscontro all'ipotesi che il sottosegretario della Lega abbia intascato una mazzetta di 30mila euro per favorire le società di Paolo Arata, il professore, mentore di Matteo Salvini in materia di energia. Gli investigatori della Dia vogliono stabilire se le fitte relazioni di Arata e le aziende del gruppo, in cui l'ex parlamentare di Forza Italia era di fatto socio dell'alcamese in odore di mafia Vito Nicastri, abbiano finanziato il fronte sovranista al quale la Lega aderiva. O lo stesso Carroccio, e se eventuali in cambio di favori e appoggi nei ministeri e provvedimenti favorevoli, come quello che Siri avrebbe tentato di far passare. E mentre infuria la polemica politica, per la Lega, già nei prossimi giorni, potrebbe arrivare un'altra grana giudiziaria con la chiusura delle indagini per il tesoriere Giulio Centemero, indagato per finanziamento illecito dei partiti, una tranche dell'inchiesta che vede protagonista l'imprenditore Luca Parnasi e il suo progetto per la realizzazione dello stadio di Tor di Valle. Centemero rischia il processo.
I SOVRANISTI
Le relazioni ad altissimo livello di Paolo Arata emergono dagli atti giudiziari. E del resto era proprio Arata, nel luglio 2017, a parlare dal palco della convention salviniana di Piacenza Facciamo squadra, costruiamo il futuro, i progetti sull'energia proposti dall'imprenditore venivano condivisi dall'attuale vicepremier Salvini che li rilanciava su twitter con l'hashtag Arata. Paradossalmente è proprio l'ex parlamentare genovese a favorire Armando Siri e a sponsorizzare la sua nomina, tra marzo e giugno 2018, quando gli scenari sono ancora molto confusi e il governo non si è ancora formato. Ed è proprio sull'accordo che sottenderebbe queste strette relazioni che indagano gli inquirenti, per stabilire se prevedesse altri favori. In questa rete di rapporti emerge anche il ruolo di uno dei figli di Arata, Federico, mentre l'altro, Francesco, è indagato insieme al padre per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento alla mafia. Federico, che non è coinvolto nell'inchiesta, è stato da poco nominato consulente dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e si definiva uno degli architetti dell'Internazionale sovranista.
È stato lui ad accompagnare in diversi viaggi Siri a Londra, Salvini negli Stati Uniti e ad aprire le porte del Vaticano a un pezzo di Lega. Perché anche all'interno delle mura Leonine c'è un fronte sovranista (anti Bergoglio) sostenuto dal cardinale americano Raymond Leo Burke. Poi la stretta relazione con Steve Bannon, pronto a organizzare una scuola politica nel Lazio. Le verifiche riguardano i finanziamenti di queste attività e puntano a stabilire se i protagonisti non fossero tenuti insieme da interessi assai più concreti di quelli ideologici. Che prevedesvano finanziamenti in cambio di favori.
IL FINANZIAMENTO
L'altra tegola giudiziaria potrebbe abbattersi sulla Lega già la prossima settimana, quando il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin dovrebbero chiudere le indagini nei confronti di Giulio Centemero. L'ipotesi di finanziamento illecito riguarda i 250 mila euro versati dal costruttore, imputato per associazione a delinquere e corruzione, alla fondazione della Lega Più voci. I soldi erano arrivati in cassa nel 2015 per «acquisto di spazi pubblicitari» in realtà, Parnasi, che ha raccontato di avere trattato direttamente con il tesoriere e che quelle dazioni servivano per garantirsi favori. Centemero ha sempre sostenuto che i versamenti fossero registrati, ma le indagini dei carabinieri hanno dimostrato il contrario. Situazione analoga per l'ex tesoriere del Pd Francesco Bonifazi: Parnasi finanziò con 150mila euro la Fondazione Eyu. Anche lui rischia il processo.

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