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Data: 02/06/2019
Testata giornalistica: Il Centro
In tremila allo sciopero dei nonni per difendere la pensione dai tagli. "Dateci retta" lo slogan dei pensionati abruzzesi alla protesta in piazza San Giovanni a Roma. I sindacati: «Non ci fermeremo. Il governo fa cassa su di noi e ci toglie 3,5 miliardi in tre anni» (l'articolo in pdf)

PESCARA Erano più di tremila, ieri a Roma, i pensionati partiti dall'Abruzzo per protestare contro il nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni che, secondo una stima dei sindacati su scala nazionale, si trasformerà in un taglio di circa 3,5 miliardi di euro in tre anni.Tagli che vanno a colpire gli assegni superiori a 1.522 euro lordi al mese. Una misura che riguarda in tutta Italia circa 5,6 milioni di pensionati (su una platea complessiva di circa 16 milioni), di cui circa 120mila in Abruzzo. Teatro della manifestazione, piazza San Giovanni, a Roma, la stessa dalla quale il 9 febbraio è partita la mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, che si concluderà il 22 giugno a Reggio Calabria, per chiedere un cambio di rotta su politica economica e sociale.
LO SCIOPERO DEI NONNI. "Dateci retta", lo slogan ribadito dai manifestanti, determinati a proseguire sulla strada della protesta, e pronti a passare dallo "sciopero dei nonni" allo sciopero generale, come ha detto Gigi Bonfanti, segretario generale Fnp Cisl, se il governo non ascolterà le loro rivendicazioni. «Nel contratto di governo Lega-M5S», dice Antonio Iovito segretario interregionale Abruzzo-Molise di Spi Cgil, «non è previsto alcun taglio alle pensioni, né che venga meno l'accordo con i pensionati, che prevedeva un sistema di rivalutazione in tre scaglioni. Con la legge di stabilità, invece, hanno deciso di fare il contrario».
PROTESTA E PROPOSTA. Non solo protesta, nella manifestazione dei sindacati, ma anche proposta. «Nella riforma delle pensioni che noi sosteniamo», aggiunge Iovito, «bisogna introdurre un criterio legato all'aspettativa di vita, che non è uguale per tutti, e al potenziale usurante dell'attività svolta. È chiaro che il lavoro in un altoforno, non può essere considerato come quello in ufficio. Chiediamo che per le donne si tenga conto, anche in proporzione al numero di figli, del doppio lavoro che hanno svolto nella vita, abbassando il limite d'età per potersi ritirare dal lavoro senza penalizzazioni. E chiediamo che venga istituito un sistema in grado di garantire ai giovani una pensione dignitosa, tendendo conto delle attuali dinamiche del mondo del lavoro, caratterizzato da precarietà, interruzioni contributive e salari bassi». Insomma, il sindacato chiede di costruire un sistema di welfare che tenga conto dei cambiamenti di questi ultimi anni, passando anche attraverso una legge di iniziativa popolare, per la quale a breve partirà una raccolta di firme, che prevede anche l'istituzione di un fondo nazionale, sottolinea ancora Iovito, «per le persone non autosufficienti, e per chi le assiste».
ROBIN HOOD E LA GENETICA. «Basta togliere ai poveri per dare ai poveri: questo è un comportamento da Robin Hood geneticamente modificato. Non va bene», ha detto invece il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. «Sedici milioni di pensionati vorrebbero che il governo dia loro retta, ma se non ci risponde li manderemo alle liste d'attesa dell'otorino. Non minaccio mai prima del tempo», ha aggiunto, riferendosi all'ipotesi di uno sciopero generale, «ma spero che il governo si renda conto che i pensionati sono una risorsa. Abbiamo presentato una piattaforma e non abbiamo avuto risposta».I sindacati sono molto arrabbiati. «Una manifestazione molto partecipata», ha detto Germana Temporin, segretario della Uil Pensionati Abruzzo, «la piazza era stracolma. Siamo molto arrabbiati perché ci ignorano, non ci ascoltano. Eppure le nostre richieste riguardano non solo la nostra categoria, ma tutta la società. Ne è un esempio la legge sull'autosufficienza». LO SCIPPO DA 3,5 MILIARDI. «Il governo ancora una volta fa cassa sui pensionati e scippa 3,5 miliardi di euro», dice invece il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo la quale «il trattamento riservato ai pensionati italiani è intollerabile. Da anni i governi fanno cassa sui pensionati ma almeno prima piangevano e ora siamo all'insulto: ci hanno dato degli avari», aggiunge, «ma gli assegni previdenziali vanno rivalutati».
È SOLO L'INIZIO. La protesta di ieri, dice invece Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, è solo l'inizio. «È chiaro che se il governo non ci ascolta e va avanti a fare una legge di bilancio che va in un'altra direzione», ha osservato, «insieme a Cisl e Uil valuteremo tutte le iniziative necessarie senza escludere nulla. Il Governo deve decidere a giugno e non dopo se vuole confronto con le parti social, e in base a questo valuteremo. Questo è un mese di mobilitazione: qui con i pensionati, l'8 in piazza con i lavoratori pubblici, il 14 ci sarà lo sciopero dei metalmeccanici, il 22 la grande manifestazione a Reggio Calabria sul Mezzogiorno».
20MILA FIRME RACCOLTE. Una manifestazione, ha detto Mario Gatti, della Fnp Cisl Abruzzo e Molise, per «rivendicare i nostri diritti. Parliamo di tutela delle pensioni, di una legge sulla non autosufficienza e l'invecchiamento attivo, perché i pensionati sono una risorsa e non un peso, e il diritto alle cure. A questo proposito», ha aggiunto, «il 10 giugno terremo una conferenza stampa per illustrare la piattaforma che presenteremo al governo regionale, con le 20mila firme che abbiamo raccolto sulla questione sanità e la riduzione delle tasse. Sia chiaro», ha aggiunto, «che noi non stiamo facendo la guerra al governo, ma rivendichiamo i nostri diritti e aspettative, e un cambiamento di linea per quanto riguarda politica sociale ed economica».
ESEMPI DI TAGLI. Sono due i tagli che vengono applicati sulle pensioni. Il primo è quello legato al meccanismo di rivalutazione, all'inflazione, il secondo è legato alle cosiddette "pensioni d'oro", quelle che superano i 100mila euro l'anno, che in Abruzzo sono davvero la minima parte rispetto ai trattamenti erogati. Con l'assegno di giugno, il primo dopo le elezioni europee, il governo ha previsto il conguaglio relativo alle somme legate al meccanismo della rivalutazione. I trattamenti fino a tre volte il minimo (1.522 euro) non saranno toccati. Per quelli sopra tre volte il minimo scattano sei indici, in base alla consistenza dell'assegno. Il ricalcolo decorre dal primo gennaio 2019. Man mano che si sale con gli assegni, sale la riduzione che, secondo alcuni calcoli, tocca fino i 10-11 euro al mese.Il conguaglio di giugno porterà nelle casse dello Stato circa 100 milioni di euro. E il Codacons, intanto, ha annunciato un ricorso al Tar Lazio.

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