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Data: 05/06/2019
Testata giornalistica: Primo piano
Il 2 giugno è la festa di tutti: Fico ha ragione

CAMPOBASSO. Non capita spesso di condividere il pensiero dei 5 Stelle, ma questa volta condivido e apprezzo in pieno le parole del Presidente della Camera Roberto Fico. In un post ha preso una posizione netta e soprattutto onesta intellettualmente: «La nostra bandiera significa libertà, significa diritti e rispetto di tutte le persone che sono sul territorio italiano, chiunque vi è e chiunque vi transita ha scritto . La grandezza della Repubblica è essere di tutti e la sua Festa va dedicata a tutti gli italiani, a tutti i migranti che si trovano in Italia, a tutte le comunità, anche quelle minori e più deboli, ai rom e ai sinti anche essi perseguitati e vittime dell’Olocausto. La Repubblica non fa differenze e la sua bandiera sventola per tutti». La nostra Costituzione è uno strumento fondamentale per un popolo, è il patto che unisce nella convivenza i cittadini, e non solo essi. La nostra Carta Costituzionale, non dimentichiamolo mai, nasce dal basso, nasce dal popolo, nasce in un momento drammatico ma anche emozionante della vita nazionale. Il 2 giugno del 1946 in forza di due distinti decreti luogotenenziali (uno di quello stesso anno e l’altro di qualche tempo prima, appena dopo la liberazione di Roma) si svolgono contemporaneamente a suffragio universale: il referendum istituzionale per decidere la forma dello Stato (monarchia o repubblica) ; l’elezione dei membri dell’Assemblea costituente. Come è noto, già al 22 dicembre del 1947, l’Assemblea approva la nostra Costituzione, che entra in vigore in data 1° gennaio 1948. La nostra è una Costituzione profondamente innovativa e rivoluzionaria, è una delle più imitate al mondo perché è il frutto dell’unità politica e ideologica di quel tempo. Essa capovolge la prospettiva di tutto l’assetto istituzionale precedente (e non si parla solo del ventennio fascista): pone una gerarchia dei valori che intende tutelare, e al vertice mette, caro Salvini, la persona umana e non solo il cittadino. Ciò si coglie già nella struttura, che non è improvvisata: nulla è lasciato al caso nella stesura originaria della Carta; il linguaggio è sano, inequivocabile, somma sintesi tecnico- giuridica frutto di grandi giuristi purtroppo oggi inesistenti; un linguaggio ineguagliato e imitato ovunque a livello internazionale, che non si coglie purtroppo nelle modifiche successive. La Costituzione esordisce con i principi fondamentali; poi struttura i diritti e doveri dei cittadini (nei rapporti civili, etico-sociali, economici e politici); solo nella parte seconda si occupa dell’ordinamento della Repubblica. Insomma, la persona umana è posta al vertice, prima di tutto: i suoi diritti inviolabili, il principio di eguaglianza, il diritto/dovere al lavoro, i suoi diritti di libertà puntigliosamente elencati e dettagliati, come singolo e nelle formazioni sociali in cui la persona si esprime (famiglia, associazioni, vita sindacale e politica, lavoro e imprenditoria). Ma non c’è valenza individualistica nel costrutto dei Padri costituenti: la persona è tutelata perché è individuo della collettività. Promuovendo i suoi diritti, tutelandoli, la Repubblica intende assicurare che ciascuno contribuisca alla migliore convivenza possibile nella comunità. La idea sottesa dai Padri costituenti (niente affatto diffusa all’epoca: la nostra Costituzione sarà da guida a tante altre e ad atti di diritto internazionale di organismi sovranazionali) è quella di costruire le fondamenta dello Stato partendo dalla persona umana, non vedendo nella persona lo strumento dello Stato ma il fine di esso. Lo Stato non è insomma una entità superiore e astratta che ci piega e ci distribuisce diritti e doveri; siamo noi persone, con i diritti e doveri attribuitici anzitutto dalla Costituzione, a fare lo Stato, a farlo vivere e crescere ogni giorno. D’altro canto, il diritto è contemperamento di valori, cioè di propensioni spesso configgenti verso un bene della vita; un contemperamento che mira a promuovere non già la mera coesistenza, ma appunto la convivenza, e quindi la crescita della collettività e in essa di ognuno di noi. Ecco perché il diritto - cioè l’ordinamento giuridico - per essere efficace deve essere “semplice”, “ragionevole”, “condivisibile”. È per questo che anzitutto ogni norma deve valere per tutti, deve valere per il futuro, mai deve essere creata a vantaggio o svantaggio di qualcuno o alcuni. In un contesto di gravi tensioni internazionali ed interne, i Padri costituenti - che si riportano a ideologie profondamente diverse (la tradizione cattolica, quella liberale, quella social comunista) - riescono a esprimere un contemperamento di interessi ideale: essi pongono regole davvero condivise, le regole della casa comune, le regole che possono e debbono valere per chiunque in quel momento governi e per chiunque in un dato momento sia all’opposizione. È del tutto erroneo vedere in questo contemperamento un limite della nostra Costituzione; al contrario, è questo il suo frutto migliore, la strada segnata per ogni nostro legislatore. E affermare l’inverso significa tornare a concepire lo Stato come entità - frutto magari di una mera e inevitabilmente provvisoria maggioranza (tutto cambia) - che sovrasta e che guida il popolo, piuttosto che la struttura con cui il popolo si determina. Sono proprio i principi fondamentali che danno ragione a Fico poiché sono le colonne portanti: e fra esse, la Costituzione vede nella tutela della persona umana la radice di base della personalità umana, in specie con gli articoli 1 e 4. Dopo le colonne dei principi fondamentali (indiscutibilmente immodificabili), gli articoli sui diritti e doveri dei cittadini hanno tutti un esordio letterale secco e incalzante: si susseguono i diritti di libertà (personale, di domicilio, di corrispondenza e comunicazione, di circolazione, di riunione, di associazione, di fede religiosa, di manifestazione del pensiero, di difesa), poi la tutela della famiglia, della salute, dell’arte e della scienza e del loro insegnamento, della scuola, del lavoro, dell’attività sindacale e d’impresa, dell’attività politica. Fissati questi principi e stabiliti i diritti e doveri dei cittadini, nella parte seconda la Costituzione stabilisce i lineamenti dello Stato, cioè della struttura che è al servizio di ciascuna persona, e che ognuno di noi è chiamato a far funzionare e progredire. Così, i Padri costituenti hanno costruito la struttura. Essi però non la immaginano come una casa radicata sul terreno; sanno bene che la vita scorre, che la storia scorre, che i valori si affinano nella sempre mutevole realtà sociale. La loro idea è quella di un veliero sul mare, con le vele da usare, costruire e modificare, per proseguire e vincere anche le tempeste tenendo sempre e comunque la bussola puntata verso un approdo sicuro: la tutela della persona umana sempre e comunque. Cari governanti, teniamola stretta ai nostri cuori la Costituzione italiana: è la nostra casa; è la casa di tutti, la garanzia della libertà nostra e dei nostri figli. Vincenzo Musacchio

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