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Data: 15/11/2009
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CGIL, IL LAVORO E' IN PIAZZA - Lavoratori, studenti e precari con il sindacato. Epifani: «Cisl e Uil hanno fatto sapere che se il governo non farą la riduzione fiscale sui redditi da lavoro, sono pronte allo sciopero generale. Noi siamo pronti» - Rassegna stampa - Speciale multimedia (guarda il video)


Sabato 14 novembre, a Roma, i volti del lavoro e della crisi economica sono scesi in piazza con la Cgil. Alla manifestazione di piazza del Popolo e al corteo partito da piazza della Repubblica hanno partecipato, secondo gli organizzatori, oltre 100 mila persone. Un'iniziativa indetta dal sindacato per chiedere al governo misure più incisive contro la crisi e per l'occupazione. La manifestazione è stata chiusa dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani (qui il servizio sull'intervento dal palco). “Ricordo che Cisl e Uil hanno detto di essere pronte allo sciopero generale se il governo non avesse proposto una riduzione del fisco per lavoratori dipendenti e pensionati”, ha detto Epifani. “Io in quei giorni non ho voluto dire nulla - ha aggiunto il segretario della Cgil - Ora però chiedo loro che giudizio danno sui provvedimenti del governo perché, se tale giudizio fosse uguale a quello della Cgil, mando a dire loro che la Cgil è pronta e in prima fila, se loro volessero fare uno sciopero generale sul fisco”. “Da quando abbiamo lanciato l'allarme valanga disoccupazione un anno fa – ha proseguito Epifani -, sono stati persi, bruciati, 570 mila posti di lavoro di cui 300 mila di precari: una media di 50 mila posti in meno al mese”.


Epifani a Cisl e Uil: “Siamo pronti allo sciopero generale” - Speciale multimedia (guarda il video) - L'appello alle due confederazioni dal palco di piazza del Popolo. Il comizio del segretario generale della Cgil “Cisl e Uil hanno fatto sapere che se il governo non farà la riduzione fiscale sui redditi da lavoro, sono pronte allo sciopero generale. Noi chiediamo a Cisl e Uil come giudicano le misure del governo nella finanziaria. E dopo questo, noi ribadiamo che la Cgil è pronta e sarà in prima fila per uno sciopero generale sul fisco". Questo uno dei passaggi dell’intervento del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che ha cominciato a parlare alle 17, a Roma, davanti a una Piazza del Popolo ormai strapiena per la manifestazione del 14 novembre. Il segretario ha ribadito tutte le critiche della Cgil all’azione del governo "che – unico nel panorama europeo – non sta facendo nulla contro una delle crisi economiche più gravi dal 1929". Il leader del sindacato ha ringraziato "la straordinaria piazza, che ci consentirà di essere visti, le ragioni, perché nessuno possa far finta di nulla. In un momento in cui la Cgil è sottoposta a innumerevoli attacchi. Quello di oggi è un sabato del lavoro e per il lavoro, una protesta, un grido, che chiede a tutti. Vedere per intero la faccia di questa crisi, anche se può dar fastidio. "C’è una parte del paese che sta sempre peggio e che prova rabbia quando sente dire che il peggio è passato. Ma per chi è passato? Chi investe nella Borsa, aumenta del 100%, se la cavano le banche, (tanti risparmi, pochi impieghi), stanno sempre meglio gli speculatori, che hanno originato la crisi e hanno fatto pagare i suoi costi ai più deboli". Ma certo la crisi non è passata per i lavoratori, i precari, i pensionati. E’ in arrivo la parte peggiore. E’ una valanga. In un anno 570 mila posti, 300 mila impiegati precari che sono stati. La valanga sta ancora arrivando. Non solo cassa integrazione, ma mobilità, licenziamenti, precari che vanno a casa senza coperture. "Stiamo esagerando?", si è chiesto retoricamente Epifani durante il suo intervento. "La Confindustria ammette che la crisi è più difficile. Piccole e piccolissime imprese che chiudono. Poi c’è la Bce: preoccupatevi di lavoro e occupazione. La crisi la vediamo nel territorio. Il Pil crolla. .Siamo tornati al 2003. Al primo trimestre, sei anni fa. Siamo tornati indietro e molto. Per risalire ci vorrano sei o sette anni. C’è anche un segno nuovo che non va sottovalutato: troppi imprenditori stanno facendo i furbi. Licenziano. Non va bene. Per questo abbiamo bisogno che l’informazione torni a parlare della crisi". Rivolto ai giornalisti, il segretario ha detto: "Occupatevi della crisi. Soprattutto di quello che succede nel Mezzogiorno. Quanto è importante anche per il lavoro una informazione autonoma. Nell’interesse della verità e del cittadino, non piegata a quel gruppo piuttosto che ad un altro. Tutti i lavoratori dicono: meno male che c’è la Cgil. Ci chiedono: non isolateci nei nostri luoghi di lavoro. Fateci stare insieme, perché solo così c’è la forza. Per questo abbiamo voluto questa manifestazione. Il mondo del lavoro non ha paura e non è sfiduciato". La storia di Agile (ex Eutelia) è la dimostrazione della drammaticità della crisi. Questa forma di pressione sui lavoratori appartiene a quello che c’era una volta in Sudamerica. Non si rispettano i diritti e la dignità dei lavoratori. Il compagno che viene dal Marocco che lavora nei campi. Persone sfruttate dai caporali, condizioni di vita indegne. Mi indignano due cose:nessuno quasi ne parla. Un governo fortissimo con i più deboli, ma assente quando si tratta di colpire coloro che hanno di più. "Abbiamo interesse a risolvere le vertenze. Che cosa non va nell’azione del governo? Il governo di fronte a una crisi di queste dimensioni non fa nulla, quasi nulla e quello che ha fatto è invisibile. Solo Cig in deroga con i soldi delle Regioni. Nessun altro intervento. Soprattutto nei confronti degli altri paesi". Sulla finanziaria il giudizio è radicalmente negativo. "Avevamo chiesto un po’ più di ammortizzatori sociali., Niente. Carico fiscale sui lavoratori dipendenti e pensioni. Niente. Facciamo qualcosa per i precari. Sì: 80 mila precari nella ricerca e università se l’è rimangiata. Niente per i contratti del pubblico impiego. Niente per investimenti. Né patto di stabilità enti locali. La finanziaria è troppo al di sotto della crisi. Emendamenti della maggioranza: aiutiamo la raccolta dei tartufi, pesca a Lampedusa. Si affronta così la crisi? Non si danno risposte". Condoni, scudo fiscale. E dove vanno questi soldi? In alcune regioni del paese stanno facendo rientrare i capitali. Scommettiamo che tra questi non ci sono lavoratori, insegnanti, ingegneri, ci sono altre figure sociali. E quei soldi vanno proprio a quelle categorie che sono infedeli al fisco. Perché solo noi paghiamo? Rivolto agli altri sindacati, Epifani ha detto. I segretari di Cisl e Uil hanno detto che se il governo non affronta il problema della riduzione fiscale, sono pronti. Ora è il momento di chiedere che giudizi danno dei provvedimenti. La Cgil è in prima fila ed è pronta. Se invece ripetiamo le nostre richieste al governo Infine il riassunto le proposte della Cgil sull’emergenza: indennità di disoccupazione da raddoppiare: massimali da aumentare, perché non si vive con 700; raddoppiare la durata della Cig; rIntervenire sui precari, visto che il governo ha tradito le promesse fatte. Solo 900 persone hanno avuto. E’ solo una presa in giro; riduzione fiscale sui redditi da lavoro e sulle pensioni; tavolo sugli anziani e redditi da pensione; ci vuole qualche idea seria sul Mezzogiorno. Non si risolve con la Banca del sud e Ponte, quando c’è mezzo sud che frana. "C’è bisogno di una vera politica industriale. Non esiste da anni. Le aziende decidono a prescindere. Le aziende più deboli chiedono aiuti. Ma quando si danno aiuti, non si possono poi chiudere gli stabilimenti. C’era un investimento strategico sulla banda larga. 800 milioni di euro, investimento cancellato,. 50 mila posti di lavoro cancellati. 20 megabite. In Germania sono a 50 megabite. Loro guardano al futuro, noi restiamo. Noi lanciamo il nostro guanto di sfida. Investimenti in innovazione e ricerca. Ma su tutto questo il governo continua a non far nulla. Anche sulla cantieristica, lo stesso discorso". Rivolto alla Confindustria, Epifani ha detto: "Se va bene la finanziaria, allora ti tieni questa finanziaria. Ditelo il giorno prima, magari con noi. Noi abbiamo ragione, le nostre proposte non sono richieste impossibili. Noi andremo avanti e non ci fermeremo. I giornali si occupano della giustizia. Ma non accetteremo la cancellazione di processi su grandi tragedie come la Thyssen, non ci può essere giustizia senza questi processi. iope la scelta della Confindustria con l’accordo separato. Anche sulla democrazia, è al pari delle altre". "Non faremo passare l’idea che chi rappresenta di meno, decide di più. Non si possono prendere in giro. La promessa che la Cgil continuerà. Un anno fa lo sciopero generale. Ce ne dissero di tutti i colori. I fatti ci danno ragione. Il 28 sarà in piazza nelle regioni del Mezzogiorno. A metà dicembre lo sciopero della scuola, poi il pubblico impiego. Non abbiamo paura delle nostre scelte. Ma abbiamo paura di coloro che vogliono portare indietro il paese. Noi terremo alte le nostre bandiere. Non consegneremo ai nostri figli un paese peggiore". Il corteo In testa al corteo una foltissima delegazione di lavoratori Fiat di Pomigliano d'Arco. “Dobbiamo provare assolutamente a stanare questo governo – spiega uno degli operai campani arrivati a Roma con la Cgil – noi siamo da un anno in cassa integrazione ordinaria e il 16 novembre scatterà la straordinaria. L'azienda ha già dichiarato che non anticiperà i soldi della cassa e che non garantisce il rientro al lavoro per tutti dipendenti”. “Dall'incontro con Fiat in Regione Campania – spiega ancora il lavoratore di Pomigliano – sono arrivate solo risposte negative alle nostre richieste. Questo non è accettabile. Marchionne ha raccontato cosa vuole fare Fiat in tutto il mondo meno che in Italia”. La manifestazione è piena di striscioni e stendardi di tutti i territori e di tutte le categorie. “Il posto di lavoro non si tocca. Nord e Sud uniti nella lotta” recita ad esempio lo striscione dello Spi Cgil di Brescia. In piazza ci sono anche i metalmeccanici della Fiom con indosso magliette con su scritto “è il mio contratto” e “io voglio votare”. Presente anche delegazione di lavoratori migranti e una folta rappresentanza dei precari scuola. “Landi dove sono finiti i soldi?”. Con questo striscione i lavoratori della Agile (ex Eutelia) di Roma, che proseguono l'occupazione della sede aziendale, partecipano alla manifestazione. “Non ci facciamo di certo intimorire dai recenti spiacevoli episodi”, dichiara dalla testa corteo uno dei 200 lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Anche l'Unione degli Universitari partecipa alla manifestazione indetta dalla Cgil. La mobilitazione, spiega una nota, è "necessaria non solo per il mondo del lavoro, sotto attacco per le politiche che il governo con la giustificazione della crisi economica continua a portare avanti, ma anche per il mondo dell'istruzione universitaria. Oggi l'università pubblica si trova di fronte a un cammino definito dal governo, che la porterà a invertire il suo ruolo di traino della società".


Gli interventi dei lavoratori dal palco “Sappiamo che in questo momento la nostra è una vertenza simbolo e chiediamo a tutte le Rsu delle aziende di Roma di indire 4 ore di sciopero per unire le nostre lotte”. Parole di Alessandra Carnicella, lavoratrice di Agile (ex Eutelia) che ha aperto così dal palco di Piazza del Popolo il primo di 6 interventi di lavoratori, testimoni diretti della crisi. Carnicella ha poi riassunto tutta la storia della vertenza Eutelia, ricordando che i lavoratori sono in presidio permanente e non percepiscono stipendio da mesi, ma ciò nonostante garantiscono la continuità delle attività dell'azienda. “Abbiamo iniziato in pochi ma siamo diventati tanti – ha proseguito Carnicella - e abbiamo dimostrato, specie negli ultimi giorni, di essere meglio dei nostri padroni”. Al racconto dell'irruzione da parte della “squadraccia” capitanata dall'ex amministratore delegato Landi piazza del Popolo ha risposto con un lungo applauso di solidarietà. “Noi non ci muoveremo dai nostri presidi – ha aggiunto ancora la lavoratrice ex Eutelia - lo diciamo a Scajola e riteniamo esaurito confronto con il ministro Sviluppo Economico. Chiediamo invece un tavolo alla presidenza del consiglio perché questa è una vicenda che riguarda 11mila lavoratori e richiede un intervento forte e deciso dell'esecutivo”. Carnicella ha poi avanzato un dubbio, quello che “altri interessi impediscano l'intervento governo. La fibra ottica fa gola a molti – ha sottolineato la lavoratrice - e noi non vorremmo che Mediaset, l'azienda-governo, ostacoli per propri interessi il nostro futuro”. La lavoratrice ex Eutelia ha chiuso il suo intervento riportando un messaggio ricevuto da una collega Napoli: “Siamo tutti sullo stesso tetto e da quel tetto scenderemo tutti insieme con il sorriso in volto”. Sul palco ha parlato una lavoratrice di Answer di Pistoia, call center del gruppo Omega: “Berlusconi, oltre a occuparsi della giustizia, si ricordi dei lavoratori della Answer Pistoia. Deve favorire i tentativi di rilanciare le aziende con nuove commesse. Non esiste solo Alitalia, esistiamo anche noi. Siamo in attesa del nostro salario, abbiamo molte mensilità arretrate: in provincia di Pistoia, i lavoratori si rivolgono alla Caritas per avere un supporto alimentare. E' la prova di una crisi drammatica che sembra non avere fine: Berlusconi prima ha negato la crisi, poi ha detto che ne siamo fuori. Adesso deve convocare il sindacato e Omega, intanto noi restiamo in assemblea permanente”. “L’occupazione nei call center rischia di entrare davvero in profonda crisi.. C’è la percezione di precarietà nel nostro mestiere, è vero, ma si è anche dimostrato che si possono assumere le persone, come è successo con le circolari di Damiano. Oggi però si sta avviando la fase delle chiusure e delle delocalizzazioni verso l’est. Io lavoro per Phonemedia, che è passata sotto il controllo Omega, un’azienda killer, e il governo non fa nulla. Noi siamo laureati, parliamo tre lingue, abbiamo studiato, cosa dobbiamo fare per ottenere un lavoro”. Così Domenico Rizzo, lavoratore siciliano del call center. “Nel Sulcis ci sono 35mila disoccupati su 130mila abitanti. Non è possibile che solo nel nostro paese le produzioni industriali non funzionino”. Così Alberto Pili, lavoratore Alcoa della Sardegna, sul palco col suo elmetto da minatore parla alla folla di piazza del Popolo della crisi dell’alluminio in Sardegna. “Abbiamo bisogno del vostro aiuto, la prossima settimana saremo di nuovo in piazza a Roma insieme ai sindaci. Per evitare chiusura non ci rimane che lottare, grazie alla Cgil per averci permesso di condividere i nostri problemi”. “Il nostro dramma è iniziato cinque anni fa, oggi ormai i sogni sono svaniti nel nulla: Ibm, con l’avallo del ministro Scajola e nonostante i finanziamenti, ha venduto Selfin a Comdata, che ha portato l'azienda alla bancarotta”. Così Stefania Captano, della Selfin (ex Imb) di Caserta, dal palco di piazza del Popolo. “Centinaia di famiglie sono nella disperazione più totale, il nostro obiettivo è riprenderci ciò che nessuno può portarci via, la nostra dignità. Intorno a noi c’è solidarietà, ma tanto senso di impotenza. Dopo un anno di cassa integrazione, alla fine hanno messo la Selfin in liquidazione nel disinteresse più totale: nessuna crisi è alla base di questo fallimento, e a pagare siamo solo noi lavoratori e le nostre famiglie. Restituiteci la nostra dignità”.

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