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Data: 21/03/2012
Settore:
Cgil
RIFORMA DEL LAVORO: LA CGIL DICE NO PERCHE' LA PROPOSTA DEL GOVERNO SMONTA L'ARTICOLO 18 - Il reintegro resta solo se i licenziamenti sono discriminatori. Per motivi economici c’è l’ indennizzo Per cause disciplinari decide il giudice - Ecco le nuove regole - Rassegna stampa

L'obiettivo principale del governo sembra essere proprio quello di introdurre la libertà di licenziamento. La riforma è squilibrata anche per quanto riguarda il superamento del dualismo del mercato del lavoro. Lo ha spiegato il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso alla fine dell'incontro a palazzo Chigi con il governo. Con la proposta governativa - ha spiegato il Segretario Generale - viene meno l'effetto "deterrente" dell'articolo 18. E' anche molto significativo il fatto che la parte relativa all'articolo 18 non sia mai stata davvero messa in discussione e che il problema della lunghezza dei processi sia stato dirottato verso la riforma della giustizia. Come per le pensioni, ancora una volta i prezzi più alti si chiedono ai lavoratori. Ora la parola passa al direttivo. Giovedì nuovo appuntamento. Non ci sarà un accordo da sottoscrivere, ma una "verbalizzazione". Poi si andrà in Parlamento. La Cgil dice no alla riforma del mercato del lavoro. Il sindacato respinge la modifica dell'articolo 18 proposta dal governo Monti e riserva un duro giudizio sull'operato dell'esecutivo: “Diceva di volere una grande riforma per migliorare il mercato del lavoro, invece introduce i licenziamenti facili”, ha detto Camusso. E' quanto emerso al termine dell'incontro a Palazzo Chigi.

Ora la parola passa al Parlamento. Non ci sarà un accordo firmato, ha detto il premier Monti, ma verranno verbalizzate le posizioni di tutte le parti, i punti di accordo e di disaccordo. Poi il verbale sarà alla base della proposta che il governo presenterà alle Camere. Giovedì 22 marzo si tiene l'incontro finale, appuntamento alle 16 a Palazzo Chigi. In quell'occasione, l'esecutivo raccoglierà le opinioni di tutti e scriverà il verbale.“Entro venerdì si chiuderanno i testi”, ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

“Doveva essere una riforma per migliorare il mercato del lavoro, invece introduce i licenziamenti facili”. Questo il giudizio del segretario generale, Susanna Camusso. “Avendo costruito una norma che sui licenziamenti soggettivi non prevede il reintegro – ha spiegato -, si fa venir meno l'effetto deterrente dell'articolo 18 verso i comportamenti illeciti. La funzione dell'articolo 18 viene così profondamente annullata”.

Anche sui licenziamenti economici non è previsto reintegro. “E' una proposta totalmente squilibrata, molto lontana dalle dichiarazioni che sono state fatte. Stasera – a suo avviso – abbiamo avuto la dimostrazione che in realtà il governo voleva facilitare i licenziamenti. Vorremmo anche dire che una fetta di imprese e lavoratori sono stati esclusi dal sistema degli ammortizzatori”. Poi Camusso ha proseguito: “Qualche elemento positivo lo abbiamo viste sul tema delle forme di ingresso, c'è un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi dieci anni di legislazione. Ma nessuno – come fa Fornero – può dire che siamo di fronte alla cancellazione della precarietà”. Ha quindi assicurato "sostegno" a chi proverà a cambiare la riforma in Parlamento.

La Cgil avvierà una mobilitazione. “E' assolutamente evidente che questo governo ha dato molta attenzione al mercato, ma non è attento alle questioni sociali e alle esigenze dei lavoratori. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per contrastare questa riforma, partirà una stagione di mobilitazione e non sarà di breve periodo”, ha annunciato Camusso. Riservando nel finale una critica agli altri sindacati: “I miei colleghi di Cisl e Uil hanno condiviso fino a ieri sera un'ipotesi comune, l'hanno abbandonata stamattina”. Il 21 marzo, si riunisce il direttivo di Corso Italia.

Ecco i punti principali.

Articolo 18. Sul nodo dell'articolo 18, il governo propone di lasciare il reintegro per i soli licenziamenti discriminatori, che si estende però a tutte le imprese, anche quelle sotto i 15 dipendenti, attualmente escluse salvo che per i licenziamenti discriminatori. Sui quelli disciplinari, la proposta del ministro Fornero alle parti sociali è che sia previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro "nei casi gravi" o l'indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell'anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l'indennizzo, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all'ultima retribuzione.

L'assicurazione sociale per l'impiego. L'Aspi sostituirà l'odierno sussidio di disoccupazione. Sarà versata per 12 mesi (a regime 18 per gli over 55) e con importi lordi massimi - per il primo semestre, poi destinati a ridursi del 15% ogni sei mesi - di 1.119 euro al mese. Il suo arrivo graduale (si comincia dall'anno prossimo) abolirà la mobilità. "Ci diranno - ha detto la Fornero - che riduciamo le tutele: è vero se pensiamo che l'Aspi durerà un anno, ma noi vogliamo portare l'Aspi a una platea di 12 milioni".

Vincoli sui contratti a termine. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato "diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese", spiega Fornero. Vincoli "stringenti ed efficaci" saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto, rassicura ancora il ministro. Sarà prevista una maggiorazione dell'1,4% sui contratti a termine, ma in caso di assunzione definitiva parte di questo costo sarà restituito all'azienda. Inoltre dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato scatterà l'assunzione a tempo indeterminato.

Spazio ai contratti di apprendistato. Il governo punta poi a rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro. Fornero aggiunge che bisogna investire nella formazione e non usare l'apprendistato come flessibilità. Sarà "un apprendistato serio che forma il lavoratore, non un para-apprendistato interpretato solo come una modalità per avere un'entrata flessibile". Nel caso in cui il lavoratore non fosse poi confermato "vogliamo - continua la Fornero - che quel periodo gli valga qualcosa. Si potrebbe pensare a una certificazione delle competenze professionali che ha acquisito, in modo che se non è confermato possa spenderle altrove".

"Contrasto secco alle finte partite Iva". Via libera alla lotta contro i contratti dipendenti 'mascherati' da partite Iva. "Le associazioni datoriali hanno accettato - ha detto la Fornero - che il contrasto sarà secco e severo".

Ammortizzatori a regime dal 2017. Per quel che riguarda i nuovi ammortizzatori sociali, il ministro Fornero dice alle parti sociali che partiranno dal 2017, dunque, sarà ancora in transizione nel 2016. Durante la trattativa, il governo aveva fatto riferimento al 2015 come anno per l'entrata a regime dei nuovi ammortizzatori.

Basta stage gratuiti dopo i dottorati. Non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, "ad esempio dopo il dottorato". E' ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: "Se vai in un'azienda a lavorare non lo fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare".

Stop alle dimissioni in bianco. Una misura - prevista nel capitolo sulla maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, ma ovviamente varrà anche per gli uomini - dovrebbe bloccare questo fenomeno "nel solco delle norme già esistenti".

Altri interventi da prevedere. La riforma prevede anche delle fasi successive relative alla riduzione della durata dei processi del lavoro e le strutture per l'inserimento nell'impiego, che dovranno essere decise d'accordo con la Regioni.

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