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Pescara, 20/04/2024
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Data: 24/07/2009
Testata giornalistica: Il Messaggero
Soldi case e auto: il bottino dello Ial-Cisl. Raffica di sequestri contro amministratori e manager dell'ente di formazione professionale. I nomi degli indagati.

Si chiude ufficialmente l'inchiesta sullo scandalo dello Ial Cisl con una serie di sequestri preventivi a carico dei quattro principali protagonisti della vicenda giudiziaria. Sequestri di beni mobili e immobili e di disponibilità finanziarie che la guardia di finanza ha rintracciato in diversi conti correnti presso istituti di credito o presso società finanziarie. Un importante passaggio giudiziario finalizzato al recupero degli oltre dieci milioni di euro che, secondo la procura di Pescara, gli indagati avrebbero fatto sparire nel corso degli anni dalle casse dell'ente grazie ad un «sistema finanziario illegale: una struttura finanziaria abusiva, "imprenditorialmente" impiantata nella regione Abruzzo con peculiarità originali e singolari, che si è sostanzialmente impadronita dell'ente, per sfruttare a proprio vantaggio le potenzialità dello Ial Cisl, utilizzandole per evidenti illecite finalità di arricchimento personale». Destinatari dei sequestri sono quattro dei 21 personaggi che hanno contestualmente ricevuto l'avviso di garanzia: Francesco Gizzi, 48 anni, già amministratore e legale rappresentante dell'ente cui sono stati sequestrati tre immobili a Pescara e nella provincia di Chieti e una Mercedes; Marco Michetti, 36 anni, impiegato dell'ente, quattro immobili a Pescara e una Jeep; Claudio Graziani, 54 anni, ex direttore della sede teramana, metà immobile a Teramo, metà terreno sempre a Teramo oltre ad una autovettura e a due quadri d'autore; Antonietta Profico, 50 anni, moglie di Graziani, due immobili a Teramo. A tutti sono stati poi sequestrati vari conti correnti e ogni disponibilità liquida.
Sequestri che rappresentano il tentativo del Pm Andrea Papalia e dei colonnelli Favia e Odorisio della finanza, che da due anni seguono questa delicata indagine, di recuperare almeno parte del bottino dello Ial Cisl. Le indagini partirono da un esposto presentato nel 2007 dal commissario straordinario dell'ente nel quale si denunciavano una serie di gravi irregolarità: un buco di oltre 10 milioni di euro. Ed è così che le fiamme gialle misero mano a sette anni di gestione dell'Ente (dal 2000 al 2006) rilevando numerosi illeciti in relazione sia all'acquisizione al patrimonio dell'organismo di formazione di ingenti risorse finanziarie provenienti da finanziamenti regionali e comunitari destinati alle attività di formazione, sia alla sistematica distrazione di tali risorse per finalità di arricchimento personale.
Le accuse parlano di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, peculato e riciclaggio di denaro. L'inchiesta avrebbe permesso di accertare una complessa struttura criminale composta da personaggi che ricoprivano dei ruoli specifici: dai vertici dell'organizzazione fino al semplice factotum, ai consulenti, ai revisori dei conti e via dicendo. Negli anni presi in considerazione gli indagati sarebbero riusciti, a vario titolo e a seconda del loro ruolo, ad ottenere l'accreditamento dalla Regione di numerosi corsi, tanto da essere ammessi a finanziamenti pubblici per complessivi 30 milioni di euro. Di questi ben 24 milioni sarebbero entrati nelle casse dell'ente di cui 20 provenienti dai bilanci nazionali e comunitari. Dei 454 corsi soltanto 206 sarebbero stati conclusi e saldati a seguito di presentazione di rendiconti finali. Per altri 208 conclusi e non saldati, solo 95 sono stati rendicontati, di altri 113 non se ne sa nulla. Le indagini della finanza avrebbero scoperto i meccanismi tecnici e amministrativi messi in atto dai presunti responsabili per far credere che tutto fosse regolare. In particolare la truffa veniva attuata attraverso la predisposizione di corsi di formazione nei confronti di allievi privi dei requisiti anche anagrafici; la duplicazione di contratti di noleggio o forniture di materiale informatico. Non solo, ma ci sarebbe stato anche qualcuno che, nel tempo, avrebbe fatto sparire dalle casse 5 milioni di euro.

Nei guai dirigenti impiegati e consulenti di Pescara e Teramo
Ecco i nomi degli indagati.

Bruno Colombini, 64 anni, Alessandria; Francesco Gizzi, 48 anni, Pescara; Claudio Graziani, 54 anni, Teramo; Marco Michetti, 35 anni, Pescara; Michele Pomponio, 48 anni, Pescara; Riccardo Caricati, 42 anni, Montesilvano; Ottavio Panzone, 54 anni, Pescara; Antonio Barnabei, 44 anni, Giulianova; Renato Terrenzio, 62 anni, Pescara; Moreno D'Anastasio, 46 anni, Cepagatti; Renato Rodomonti, 47 anni, Teramo; Francesco Tribuiani, 57 anni, Giulianova; Mario Tribuiani, 61 anni, Giulianova; Romolo Scaricamazza, 62 anni, Cellino Attanasio; Antonio Scaricamazza, 56 anni, Teramo; Francescopaolo Michetti, 62 anni, Pescara; Antonietta Profico, 50 anni, Campli; Vittorio Galante, 52 anni, Teramo; Gaetano Pedicone, 56 anni, Teramo; Enrico Passerini, 51 anni, Bomba; Giuseppe Venti, 62 anni, Pescara.

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