Iscriviti OnLine
 

Pescara, 23/04/2024
Visitatore n. 736.304



Data: 08/07/2011
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Odissea sul 38 tra caldo e ritardi. Le condizioni in cui si viaggia sulla linea più lunga della città sono disumane. I tagli ai finanziamenti e il grande numero di utenti non sono più una giustificazione

Trasporti Ieri è esplosa di nuovo la protesta sul bus che da Montesilvano arriva all'aeroporto

Come un anno fa. In viaggio sulla linea 38 (Leggi l'articolo)

E Morra un anno fa sosteneva «Non è tollerabile un trasporto pubblico svilito e ai limiti della pericolosità» (Leggi l'articolo)

Attese snervanti, ritardi esasperanti. Non è certo il modo migliore di iniziare la giornata un viaggio sulla linea 38, una delle tratte più lunghe e peggio servite della città. E ieri mattina, puntuale come accade ormai da un po' di giorni a questa parte, è riesplosa la protesta degli sventurati che, vuoi per scelta vuoi per necessità, si muovono usando i mezzi pubblici per spostarsi da un capo all'altro della città o per raggiungere Pescara da Montesilvano. Mezz'ora di attesa sotto il sole rovente della via Vestina, oppure di corso Umberto, fino ai confini con il capoluogo. Quando poi è arrivato l'agognato autobus, un miraggio come il gelataio di Totò nel deserto, la sorpresa tutt'altro che piacevole di entrare in un autentico forno (di ultimissima generazione, però), sovraffollato, con l'aria condizionata spenta, e pure mezzo rotto. Un girone dantesco, insomma, disumano. Sulla carta è una tratta efficientissima, con una frequenza di corse (una ogni 15 minuti nel periodo estivo), degna di un servizio di trasporto con i fiocchi. Sulla strada, però, le cose inevitabilmente cambiano, come è accaduto ieri mattina, l'altro ieri mattina e anche il giorno prima. Le scusanti sono sempre le stesse: il traffico, gli incidenti e altri inconvenienti di varia natura che dilatano a dismisura, a volte raddoppiandoli, i tempi di percorrenza. Un problema, questo, che durante il periodo estivo si accentua rispetto ai ritardi dell'inverno, quando le partenze si distanziano di dieci minuti. Il copione, ormai, si ripete uguale a se stesso da tempo. Perché, dunque, non prevedere il prevedibile e, magari, aumentare il numero dei mezzi in circolazione per garantire il rispetto degli orari di frequenza? È un peccato, perché così facendo si disincentiva l'uso del mezzo pubblico con ripercussioni sul traffico e sull'inquinamento. La qualità del trasporto pubblico è direttamente proporzionale alla qualità della vita nelle grandi città. E i grandi numeri legati alla frequentazione della tratta non possono essere una giustificazione ai ritardi e ai disservizi. Se tante persone si muovono con l'autobus bisogna comunque garantire standard adeguati.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it